Omicidio Bergamini, 5^ udienza. Anselmo: “La difesa ha sparato tutte le sue cartucce senza incrinare l’impianto accusatorio”

L'ultimo look di Isabella Internò, la mantide di Surdo

di Cristina Rufini

Fonte: il Resto del Carlino

Una foto di Isabella Internò sul comodino della stanza di Donato Denis Bergamini: sarebbe questa la testimonianza che il movente passionale per l’omicidio non regge e quindi la Internò non è colpevole. Ha girato molto attorno a questo concetto il contro interrogatorio degli avvocati Angelo Pugliese e Rossana Cribari, che assistono l’imputata. Domande ai due ispettori di Polizia che hanno eseguito le indagini, Ornella Quintieri e Pasquale Pugliese. Botta e risposta che comunque non ha smosso di una virgola le convinzioni degli investigatori e della loro ricostruzione di quel 18 novembre 1989, quando il corpo di Bergamini fu trovato lungo la Statale Jonica. Non solo.

I due legali, oltre a cercare di smontare il movente passionale, tentando di indirizzare la Corte sul calcio scommesse o sulla criminalità organizzata, legato anche all’acquisto della Maserati, hanno anche continuato a perseguire la tesi del suicidio, nonostante le perizie che hanno dimostrato come il calciatore sia stato prima soffocato e poi adagiato sull’asfalto ormai privo di vita. E per l’accusa il delitto è stato organizzato e pianificato proprio dalla Internò. Prima della parola alla difesa, i due investigatori, erano stati contro esaminati dall’avvocato Fabio Anselmo, che assiste i familiari di Denis. E anche lui, come aveva fatto la pubblica accusa nelle scorse udienze, si è concentrato sul movente passionale e sul ruolo di uno dei testimoni, Francesco Forte, che negli anni confesserà alla sorella della vittima, Donata “di avere avuto paura a parlare di quanto vide, per i suoi figli”.

Quello che ha sorpreso è stata la linea difensiva che va in due direzioni: mantenere la posizione raccontata 32 anni fa dalla stessa Internò che Bergamini si è suicidato gettandosi a tuffo sotto il camion in transito.

L’avvocato Cribari ha citato in proposito alcune sentenze della Cassazione in cui questa tesi è stata acclarata, cioè quelle relative all’assoluzione dell’uomo alla guida del camion arancione.

Non si smuove dalle proprie convinzioni, invece, l’avvocato Anselmo. “Sono molto soddisfatto dell’andamento di questa udienza e del processo, la difesa ha sparato tutte le proprie cartucce per tentare di incrinare l’impianto accusatorio – commenta Anselmo – in realtà non c’è riuscita. E’ stata un’udienza molto intensa. Stiamo entrando davvero nel vivo del processo. E fino a ora mi ritengo soddisfatto”.