Omicidio Bergamini, il movente passionale di Isabella Internò

di Margherita Montanari

Fonte: Corriere di Bologna

Che cosa è successo nelle ultime ore che hanno preceduto la morte del calciatore argentano Denis Bergamini? Nella terza udienza del processo che vede l’ex fidanzata del calciatore, Isabella Internò, accusata di omicidio volontario, sono stati ricostruiti i momenti di quel 18 novembre 1989, giorno in cui il corpo del giocatore del Cosenza fu trovato senza vita sulla statale 106, in una piazzola all’altezza di Roseto Capo Spulico. Sono tantissimi i dettagli confluiti nell’indagine – la terza, a 32 anni di distanza dai fatti – aperta sulla misteriosa fine di Bergamini. Il processo ha preso il via a fine ottobre, davanti ai giudici della Corte d’assise di Cosenza. E tra il 25 e il 26 novembre, nell’aula del Tribunale di Castrovillari, gli operatori di polizia giudiziaria Ornella Quintieri e Pasquale Pugliese hanno presentato il lungo lavoro investigativo, che suggerisce la pista di un delitto dal movente passionale.

L’ipotesi del delitto passionale

Come riferito dai testi nella seconda udienza, gli inquirenti avrebbero trovato riscontro della “gelosia ossessiva” dell’ex fidanzata, nei mesi precedenti la morte del calciatore di Ferrara. Le confessioni di alcune donne ascoltate e il contenuto di intercettazioni, fanno intuire che Internò temeva di essere lasciata dall’astro nascente del calcio italiano. «Annusava i vestiti di Denis per sentire la presenza di profumo di altre donne, guardava in macchina per rinvenire eventuali capelli, si nascondeva dietro le macchine attendendo l’arrivo a casa di Denis», alcune delle dichiarazioni dell’ispettrice Quintieri. Lo scopo della ragazza sarebbe stato quello di «sposare il calciatore, ma i progetti di Bergamini non includevano Isabella Internò nel futuro». Per questo la ragazza avrebbe organizzato l’omicidio, aiutata da qualcuno che non è ancora stato identificato. Si torna dunque sulla pista del delitto passionale, seguita nel corso della seconda indagine, ma poi abbandonata nel 2015.

«Mi piace vivere»

Ma riavvolgiamo il nastro. Il 18 novembre del 1989, Denis Bergamini venne trovato morto in una piazzola di sosta lungo la statale 106, poco distante dalla sua Maserati. Per anni le indagini su quella misteriosa fine si basarono sulle dichiarazioni rese dall’ex fidanzata, testimone oculare. Parlò sempre di suicidio, di un “tuffo” del calciatore sotto un camion di passaggio, che l’avrebbe schiacciato e ucciso. Ma la famiglia del calciatore, in tutti questi anni, non ha mai creduto a una versione in cui non rivedeva nulla 27enne sereno, all’apice della carriera calcistica e con ambizioni dichiarate. Così Denis si mostrava anche in tv. Poche settimane prima della morte, Bergamini rilasciò ad una emittente televisiva calabrese un’intervista, portata dai teste in aula giovedì 25 novembre. «Spero di giocare in Serie A, sarebbe bello farlo con il Cosenza anche se non è facile. Sulla mia vita prendo quello che viene, mi piace vivere», le sue frasi. Parole che stridono con la descrizione di un giovane infelice, capace di compiere un gesto disperato, come invece lo ritrasse Internò.

La causa della morte

Ma nel nuovo capitolo della lotta per la verità, combattuta in prima linea da Donata Bergamini, gemella di Denis, insieme ai legali di parte civile Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, la storia di quel 18 novembre ha preso un’altra forma. Dagli esami eseguiti sul cadavere del calciatore del Cosenza, infatti, si è visto come la morte sia sopraggiunta per soffocamento e non per schiacciamento. Un dettaglio che ha contribuito, 32 anni dopo, a rinviare a giudizio Internò, con l’accusa di omicidio premeditato (era presente anche lei, in aula, insieme ai due avvocati Cribari e Pugliese, ndr).

L’ultimo viaggio

L’ispettrice di polizia Quintieri ha anche portato testimonianza del fatto che Bergamini, nel novembre 1989, fosse concentrato e tranquillo. Il giocatore di Argenta, «qualche giorno prima della morte, aveva anche preso lo stipendio mensile da otto milioni di lire». Nelle ultime ore di vita si stava preparando alla partita di campionato, che si sarebbe dovuta giocare il 19 novembre. Era in ritiro con i compagni, che hanno ricordato di come, in seguito a una telefonata, il calciatore avesse cambiato umore. Poco dopo, alle 16.15, l’ex mediano del Cosenza avrebbe caricato sulla sua Maserati Isabella Internò e imboccato la statale 106. Dove è stato visto vivo per l’ultima volta alle 17:30, da una pattuglia di controllo.