Rende-Ternana, 193 paganti: uno scandalo “organizzato”

Vittorio Galigani è un ex importante direttore generale nonché grande esperto di calcio giocato e dirigenziale essendo stato in passato in grandi piazze come Milan, Cagliari, Perugia, Foggia, Pescara, Verona, Ternana, Taranto e Trapani.
Attualmente è direttore della testata giornalistica on line I Graffi sul Pallone che si occupa delle vicende calcistiche del nostro stivale, con un occhio molto critico ed incisivo dove risulti necessario, anche e soprattutto sulla Serie C, che conosce molto bene.

Qualche ora fa Galigani ha sottolineato lo “scandalo” dell’organizzazione delle partite del Rende, che sta giocando le sue gare casalinghe a Vibo Valentia per l’indisponibilità dello stadio “Marco Lorenzon”. Le vicende legate allo stadio le stiamo raccontando da qualche giorno e riguardano direttamente grandi affari di speculazione edilizia legati a doppio filo al presidente del club rendese Fabio Coscarella (http://www.iacchite.blog/lettere-a-iacchite-rende-cosa-ce-dietro-laffare-dello-stadio/).

Ma perché lo stadio “Lorenzon” è inagibile, visto che ormai i lavori della rotatoria sono finiti da un pezzo? Beh, la Lega Pro aveva comunicato al Rende Calcio che erano necessari lavori di adeguamento – come del resto in tutti gli stadi d’Italia… – tra i quali la messa in opera dei seggiolini, il pre-filtraggio e così via. Ma il Rende non li ha proprio avviati e così ha deciso di giocare su altri campi, per il momento al “Luigi Razza” di Vibo Valentia. Ed è chiaro come il sole che a Coscarella non gli passa neanche per l’anticamera del cervello di rendere agibile lo stadio, che – come abbiamo visto – rientra in un grande progetto di speculazione edilizia che porterà molti soldini al presidente del Rende in combutta con il sindaco della città. E quindi alla costruzione di uno stadio nuovo (udite udite!) con la capienza di 8 mila spettatori.

E così il Rende, che già quando giocava al “Lorenzon” non brillava certo per seguito popolare e presenza di tifosi, è scivolato ai minimi storici ed è diventato una barzelletta, come potete leggere dal commento, anzi dal “graffio” di Galigani.