Volley. La “Bella Italia” Campione del mondo, Daniele Lavia come Rino Gattuso

La “Bella Italia” della pallavolo, come l’hanno definita i cronisti della Rai Andrea Lucchetta e Maurizio Colantoni, è Campione del Mondo. E tra i Campioni c’è un ragazzo di Calabria: Daniele Lavia, classe 1999, schiacciatore e “martello” implacabile di Corigliano-Rossano, la stessa città di Rino Gattuso, che Campione del Mondo con la Nazionale del pallone lo era diventato nel 2006. Daniele di Rossano come Rino di Schiavonea, dunque, protagonista come lui e vincente forse più ancora di lui, dal momento che soltanto un anno fa si era già laureato Campione d’Europa. 

Il cielo sopra Katowice è più azzurro che mai. 24 anni dopo il titolo mondiale con De Giorgi in campo, la sua squadra già Campione d’Europa, torna sul tetto del mondo. Contro ogni pronostico e in una serata che sa di leggenda, per come arriva questo titolo e per quello che ha fatto questo gruppo. Non è la stessa storia del 1990, è diversa uguale c’è solo il Dna di gente che non molla mai e può perdere una partita, ma che prima sputa l’anima sul taraflex. Il palazzetto è muto, canta solo l’Italia.

Italia con il “settetto” consolidato e la Polonia con i sette che l’hanno portata fino a qui. La Spodek Arena è una bolgia urlante in palio non c’è “solo” il Mondiale, ma la tripletta che è riuscita solo a Brasile e Italia in passato. I biancorossi polacchi hanno vinto nel 2014 e 2018.

LA CRONACA

L’Italia fa vedere che non ha paura lotta punto a punto anzi tiene la battuta dei polacchi e colpisce ripetutamente proprio con uno straordinario Lavia. Anticipa sul muro in maniera quasi irriverente, arriva addirittura fuori dal campo per rimettere in gioco un incredibile pallone, Lo assecondano bene un superbo Giannelli in regia ma anche l’altro martello Romanò e il libero Balaso, che difende tutto e anche di più e gli azzurri volano a +4 (21-17). La Spodek è muta. Grbic fa il doppio cambio con Lomacz e Kaczmarek e la Polonia pareggia a 21. E sorpassa a 23. E chiude con un muro su Romanò 25-22, con un parziale di 8-1. Un finale di primo set da incubo, sembra che il Mondiale se ne vada via e invece no.

Il capolavoro dell’Italia arriva soprattutto nel secondo set, quando c’è da reagire con un palasport di 13mila anime che ovviamente tifano tutte per la Polonia. Daniele Lavia sale in cattedra. Firma il 3-4 con un attacco imprendibile che fa urlare a Lucchetta “spavaldo e sfrontato”, poi passa in battuta e piazza un ace da urlo per il 6-7, che in pratica è l’inizio della rimonta azzurra, anche se il “challenge” va a pescare una millimetrica invasione del ragazzo di Rossano che aveva appena messo a terra il 9-9. L’Italia non si scompone e Daniele insieme ad Anzani conquista un importantissimo punto a muro per il 12 pari. Ma c’è ancora da soffrire perché al centro i polacchi stanno facendo la differenza. E allora Lavia si dà da fare anche per i compagni: serve un pallone magnifico a Giannelli per il 14-16 ed è lui a recuperarne ancora un altro per il capitano (eletto migliore giocatore del Mondiale) che porta al sospiratissimo 17 pari.

Il bello dell’azzurro è che non si arrende mai, che soffre, recupera, si aggrappa con i denti alla maglia dell’avversario. E così, dopo l’aggancio, arriva il sorpasso a 21-20 con un altro pallone messo a terra da Lavia: “freddo, lucido” sentenzia Lucchetta dalla sua postazione. L’Italia è finalmente avanti, Lavia mette a terra anche il 24-21 e il secondo set è in cassaforte ma la finale è ancora tutt’altro che vinta.

 

La Polonia parte ancora di slancio 7-4 nel terzo set. Ma l’Italia azzanna i polpacci biancorossi e non li molla. Gli azzurri si prendono un break di vantaggio. Risale Michieletto, in difficoltà ad inizio partita e Lavia continua a martellare. Quando Daniele mette a terra il 15-13 per noi, i cronisti urlano che è una “saetta”, più o meno come quando sale in cielo per piazzare il 20-15. L’Italia gioca come una veterana. Romanò in battuta schianta la ricezione polacca. Il palasport di Katowice capisce che c’è una brutta aria e il terzo set lo chiudiamo addirittura 25-18. Un trionfo, ma c’è ancora da completare l’opera.

Sulle ali dell’entusiasmo, il quarto set è un crescendo continuo e Daniele Lavia è tra i massimi protagonisti. “Un passo di rincorsa e ucci ucci…” scherza il solito Lucchetta quando il ragazzo di Calabria firma il 2-3. Poi è “fortissimo” quando piega le mani del muro polacco per il 4-4 e quando trova ancora in “mani e fuori” per il 6-5. Ormai gli azzurri hanno il match in mano, Giannelli dirige da par suo, Lavia, Michieletto e Romanò passano sistematicamente, Balaso le prende tutte, Anzani è una roccia insieme a Russo o a Galassi. Il vantaggio si fa sensibile: Lavia sigla il 14-10 con “un attacco da campione”, poi si esibisce in una “strafottente” palla staccata. Ornai è fatta ma c’è il tempo per far urlare il fatidico “Da Rossano con furore” al mitico Lucchetta, che conosce la nostra Calabria e si diverte a incitare così Daniele fino all’apoteosi.

Alla fine della giostra Daniele Lavia mette a segno 19 punti, frutto di 16 attacchi, 2 muri e 1 ace, e con oltre il 60% in ricezione: un ruolino da favola, il migliore in assoluto della finale mondiale. Sorridono solo i ragazzi azzurri che si vanno a prendere il loro primo mondiale, il quarto per la storia. Ma qui è iniziata un’altra leggenda italiana che punta a Parigi e che punta a scrivere un altro pezzo importante della storia sportiva d’Italia. Con un altro ragazzo di Calabria magnifico protagonista.