Why Not, domani la requisitoria contro Nicola Adamo ed Ennio Morrone

C’è un troncone del celeberrimo processo Why Not che ancora non è stato affossato dai poteri forti della Calabria.

Certo, i media di regime lo tengono quasi nascosto nelle pieghe di qualche pagina, rigorosamente in taglio basso oppure si preoccupano di non “urlarlo” troppo se si tratta di giornali on line.

Sì, perché in questo processo sono coinvolti due “pezzi grossi” della nostra politica e cioè Nicola Adamo ed Ennio Morrone. C’è anche Franco Morelli, a dire il vero, ma dopo le sue disavventure (chiamiamole così) è stato scaricato da tutti. E poi ci sono l’ex assessore all’Ambiente Dionisio Gallo, il dirigente regionale Aldo Curto e Giancarlo Franzè, all’epoca dei fatti direttore di un consorzio, il Brutium, che fungeva da carrozzone per gli amici degli amici.

Ennio Morrone
Ennio Morrone

Per domani, 30 settembre, al Tribunale di Catanzaro, è in programma l’udienza nella quale il sostituto procuratore generale Massimo Lia pronuncerà la sua requisitoria e quindi ci chiarirà quali pene chiederà nei confronti degli imputati.

La storia di questo processo è molto particolare.

Nicola Adamo e soci sono stati indagati (per una serie di reati suddivisi poi in vari tronconi di processi) per associazione a delinquere nella nota inchiesta avviata nel 2006 dall’allora sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Luigi de Magistris.

Quando de Magistris esce di scena gli subentra la procura generale di Catanzaro.

Le ipotesi d’accusa dell’ex magistrato, oggi sindaco di Napoli, hanno fatto tremare i palazzi del potere e non solo in Calabria.

Secondo de Magistris (e non solo secondo lui) un comitato d’affari politico-affaristico gestisce gli appalti in Calabria e pilota i finanziamenti dello stato e dell’Unione europea. Nella depurazione delle acque, negli aiuti alle aziende, nell’informatica, nella sanità…

Gli ingredienti (i soliti) sono i soldi, la politica, il potere. Ma declinati in modo inedito: borsoni di denaro nascosti sotto le camicie, una banca compiacente di Milano, importanti politici di Roma, grossi finanziamenti da Bruxelles, appalti truccati, una girandola di società, ripetute fughe di notizie, magistrati infedeli, un alto ufficiale della Guardia di Finanza, odore marcio di servizi segreti, grembiulini massonici e tante, tante telefonate (intercettate).

Luigi de Magistris
Luigi de Magistris

Al termine dell’udienza preliminare, nel 2010, i sei indagati sono stati prosciolti dall’accusa di associazione a delinquere. E’ seguita, quindi, l’impugnazione della procura generale con un ricorso alla Cassazione contro, in particolare, il proscioglimento dall’accusa di associazione per delinquere.

Un ricorso accolto il 20 luglio 2011 dal giudice supremo che ha annullato la decisione del giudice per l’udienza preliminare rinviando gli atti a Catanzaro per una nuova udienza preliminare. Il 6 aprile 2012 il rinvio a giudizio e l’avvio di un processo che (e che ve lo diciamo a fare?) è andato avanti con una lentezza impressionante ed è comunque solo al primo grado. Con tutte le scappatoie possibili per arrivare alla “sospirata” prescrizione, obiettivo primario di tutti gli imputati.

Secondo l’accusa, i politici e dirigenti coinvolti nel procedimento avrebbero posto in essere una serie di reati contro la pubblica amministrazione al fine di accaparrarsi l’esecuzione di servizi e commesse dalla Regione, assicurando posti di lavoro secondo logiche clientelari che avrebbero fruttato naturalmente anche in termini di consenso politico.

Progetti approvati ma mai realizzati. Lavoratori assunti che non avrebbero mai prestato alcuna attività. E poi su tutto l’affidamento da parte della Regione Calabria di alcuni servizi a società private che impiegavano lavoratori interinali. Per l’accusa “a nessuno interessava la proficua esecuzione dei servizi. L’unico obiettivo per la parte privata era acquisire commesse e per la parte politica consenso clientelare”.

Il riferimento riguarda proprio l’affidamento dei servizi alle società Brutium e Why Not. La scelta dei lavoratori da impiegare avveniva, sempre secondo l’accusa, sulla base delle indicazioni di vari referenti, politici o amministrativi.

Poi, i progetti. “Infor” e “Bifor”, in particolare, sul fabbisogno formativo del personale della Regione ma anche la vicenda della sorveglianza idraulica o ancora quella relativa al censimento del patrimonio immobiliare della Regione Calabria. Progetti pensati, finanziati anche, ma mai realizzati.

Cercheremo di seguire, con dovizia di particolari, l’andamento del processo.