Enzo Paolini è bravo. Una persona stupenda. Un filantropo della solidarietà. Un benefattore come pochi. Io stesso ho avuto modo di saggiare la sua generosità. Un professionista della trasparenza. L’avvocato dei poveri. Un mecenate d’altri tempi. Enzo è buono come il pane. Ha sempre una parola di conforto per tutti. Se ti capita di incontrarlo per strada, anche se ha un appuntamento con il Papa ed è in ritardo, si ferma sempre per un saluto, una stretta di mano, un caffè.
La sua bontà è patrimonio della città. Quello che fa è sempre scevro da interessi. Infonde una umanità, che manco madre Teresa di Calcutta. Se ti capita di essere triste, depresso, Enzo, è meglio di uno psicofarmaco. Lo prendi con un sorso d’acqua, e tutto passa. La panacea di tutti i mali. Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
Enzo non è molto bello. Ma la sua bellezza sta dentro di lui: la famosa bellezza interiore. Si circonda sempre di bontà. La tranquillità è la sua arte. E la pazienza la sua virtù. Tutti gli vogliono bene e lui ricambia con un amore che a confronto il Dalai Lama è un dilettante. Fosse per me gli assegnerei, senza ombra di dubbio, il premio Dolcezza 2015.
Detto questo, con il permesso dei duri del suo entourage, vorrei fare sommessamente una considerazione. Da mammolette quali siamo. Sempre ovviamente con umiltà, remissività, rispetto, e “sempre all’ubbidienza”.
Lo so che non possiamo competere con il coraggio, l’ardimento, l’audacia, la temerarietà di chi lo circonda. E per questo chiedo scusa, con la mia faccia sotto i loro piedi, mi faccio forza, supportato dai miei compagni che mi incitano, e consapevole della comprensione di Enzo che mi garantisce che non ci sarà nessuna ritorsione scrivo quello che ho da dire.
Sfido (non i duri del suo entourage, non mi permetterei mai) tutti a trovare un articolo di giornale, un commento, una annotazione, un appunto, che al di là della descrizione generale sulla transazione svizzera di Paolini, entri nel dettaglio di questa operazione. Eppure ne hanno scritto Clausi sul Quotidiano della Calabria prima, poi Il Manifesto e infine il nostro direttore a La Provincia.
E infatti quello che abbiamo chiesto di spiegare a Enzo, è la storia di un bonifico a lui intestato di parecchi euro. Di cui si parla diffusamente negli atti della Commissione d’accesso all’Asp di Cosenza, istituita con regolare decreto del prefetto di Cosenza.
“… Da una attenta verifica è emerso inoltre un mandato di pagamento di € 250.683,22, a favore dell’avvocato Enzo Paolini, difensore della Sifin nella cui causale risulta “quale cessionaria della ditta” mentre in realtà agli atti non emerge alcuna ulteriore formale cessione del credito a favore del medesimo legale già peraltro destinatario del rimborso delle spese legali quantificati dal giudice del Tribunale di Paola in € 22.130,54 oltre iva e cpa”.
Ecco, questo passaggio non è mai stato scritto da nessuno. Tranne da noi ieri e, naturalmente, dalla Commissione d’accesso all’epoca del suo lavoro (anno 2012).
Questa la risposta di Paolini, al netto delle offese a noi recate.
”La commissione d’accesso riferisce (e voi ripubblicate) di un mandato di pagamento dalla causale “quale cessionaria della ditta” effettuato in mio favore. Detta somma, che – è meglio ribadirlo – era comunque di pertinenza della SIFIN nell’ambito del piano di pagamenti concordato con l’ASP , è stata erroneamente bonificata sul mio conto corrente ed è stata da tempo restituita all’ASP perché questa curasse il corretto riaccredito alla SIFIN. Dunque neanche 1 euro di fondi pubblici è stato utilizzato con finalità “improprie”: l’ASP doveva pagare a SIFIN, ha erroneamente pagato al suo difensore, che ha restituito la somma all’ASP che ha provveduto a ri-bonificarla alla SIFIN con valuta dell’epoca. Mi pare evidente che la SIFIN ed i cittadini calabresi siano le vittime di un sistema che non esisterebbe se l’ASP e la Regione assolvessero i propri debiti con rigore, puntualità ed imparzialità, anche a tutela delle finanze pubbliche che sono chiamati ad amministrare.Tutta la documentazione è pubblica, spero da voi conosciuta e comunque consultabile presso i competenti uffici ed anche presso il mio studio. Per quanto mi riguarda ho fatto – e faccio – il mio lavoro con il massimo impegno a favore dei miei clienti. Poiché ho anche la pretesa (o la passione) di fare politica è giusto che voi vi facciate domande. Ora che ho risposto – però – vorrei che voi titolaste il pezzo di domani così: “Paolini ha risposto. Le carte sono pubbliche ASP e Regione sono inadempienti e causano danno all’erario. La sua condotta è cristallina”.
Insomma, giusto per chiudere, sempre con umiltà, e senza volontà di offendere nessuno, mi pare di capire che avevamo ragione.
Il bonifico in questione (250.683,22 euro) è stato accreditato, all’ insaputa di Enzo, sul suo conto corrente. Quando se n’è accorto ha provveduto subito alla restituzione. E noi, che gli crediamo a prescindere, abbiamo chiesto all’Asp di fornirci copia dell’avvenuto accredito.
Mi scuseranno i suoi collaboratori se alla fine di questo pezzo faccio tale considerazione: cacchio, non poteva capitare a me una cosa così, vedermi accreditato per sbaglio sul mio conto corrente 250.000 cucuzze, col cacchio che li restituivo…
Ma si sa, io sono io, ed Enzo è Enzo.
Ps: per quanto riguarda il suggerimento del titolo, ci fermiamo solo alla prima parte, visto che ancora non abbiamo avuto conferma dall’Asp (che non significa dubitare di Enzo) dell’avvenuto bonifico. Ma se vuole Enzo, per tagliare i tempi, può anche fornircelo lui.
GdD