24 febbraio, un anno di guerra: la parola alle pacifiste

24 FEBBRAIO: UN ANNO DI GUERRA. LA PAROLA ALLE PACIFISTE

di Pino Tassi

Vogliamo ricordare l’anniversario di un anno di guerra  dando la parola a tre pacifiste. Se il mondo avesse ascoltato le loro parole avremmo avuto migliaia e migliaia di vite risparmiate. Dopo un anno di guerra, quello che manca è la voce della pace e del dialogo. Papa Francesco ha accolto la troika slava della pace: l’ucraina Kateryna Lanko, la giornalista bielorussa Olga Karachi, russa Darya Berg.

Invitate in Italia dal movimento Europe for Peace sono diventate un coro unico per supportare i diritti di refusnik, obiettori, renitenti alla leva, disertori dei tre Paesi che non hanno diritto d’asilo e protezione all’estero o in Ue.

KATERYNA LANKO a Kiev supporta disertori e obiettori di coscienza che rifiutano di imbracciare il fucile. Kateryna denuncia “ i confini ucraini per gli obiettori e per chi abbraccia la non violenza sono chiusi. Non hanno diritti. Siamo pacifisti, anche noi amiamo la patria, esistono altri modi per proteggere il Paese. Invece il governo dice che l’unico modo per farlo è combattere”. La guerra “distrugge anime e coltiva odio”, produce paradossi: “In tempo di pace non devi uccidere per essere un buon cittadino, oggi per esserlo e non andare in prigione devi uccidere”.

OLGA KARACH è scappata in Lituania perché bollata come terrorista dal regime di Minsk.Olga ci informa che In Bielorussia 43 mila sono stati richiamati alla leva, e solo 6 mila hanno risposto. Lukashenko organizza campi militari per 18 mila bambini che impareranno a sparare e marciare, e rintroduce 25 anni di galera o la pena di morte per i disertori, Olga, ci urla“ è in atto una romanticizzazione della guerra e della violenza in corso. Io sono una femminista, il mio slogan, anche per gli uomini disertori, è “no vuol dire no”.

DARYA BERG è fuggita da Pietroburgo a marzo 2022, ha fondato in Georgia l’Ong “Idi v les”. Grazie ai suoi 300 volontari attivi su Telegram, 4 mila russi hanno evitato la mobilitazione. Olga ci dice:”Una frase semplice come questa – “sono contro la guerra” –, che io posso pronunciare liberamente, o anche solo usare la parola ‘guerra’, in Russia costa anni di prigione, per questo c’è l’impressione errata che tutti sostengano il conflitto e siano con Putin. Molti non possono scappare perché non possono abbandonare lavoro e famiglia”.

Dopo un anno di guerra speriamo che i potenti ascoltino il loro appello:“Siamo tre donne di Paesi in guerra, ma abbiamo trovato una lingua comune – quella della pace – perché lottiamo per le stesse cose, perché per noi nulla vale più della vita umana”.