Reggio, appalti arbitrari e imputati per mafia in Comune: le accuse e lo scontro tra Marcianò e Falcomatà

L’annullamento da parte della Cassazione della condanna del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, riporta alla luce le vicende che caratterizzarono la clamorosa spaccatura con l’assessore Angela Marcianò, che aveva denunciato con forza le illegalità all’interno della giunta. In questo articolo del 25 luglio 2017 di Lucio Musolino su Il Fatto Quotidiano si riassume quel momento storico, che oggi inevitabilmente ritorna di grandissima attualità. 

di Lucio Musolino

Fonte: Il Fatto Quotidiano 

Una resa dei conti in piena regola. Dopo 48 ore di silenzio Angela Marcianò sceglie facebook per rispondere a Giuseppe Falcomatà. Un post lunghissimo con il quale l’ormai ex assessora comunale replica punto su punto al sindaco di Reggio Calabria, che le ha revocato le deleghe alla legalità e ai lavori pubblici. Dopo aver incassato il sostegno di Lorenzo Guerini, Marcianò fa il bilancio di quasi tre anni trascorsi in giunta. Impegno finito perché l’ex assessora “non ha mai fatto squadra”.

Una giustificazione che la Marcianò non accetta e, in qualche modo, cerca di spiegare cosa c’è dietro la sua “cacciata” dalla giunta comunale: “Ebbene – spiega nel post – lo confesso, non sono stata al passo, io ho corso in avanti per risollevare le sorti della mia città, anzi mi sono precipitata senza esitazione alcuna in tutte le sedi possibili per ottenere qualche risultato concreto: a Catanzaro (sede della Regione Calabria, ndr), in Soprintendenza, in Prefettura, in Procura, al Ministero, perché per me era urgente anzi vitale non perdere tempo, non fare scadere i termini per i progetti e chiedere proroghe per quelli scaduti, non disperdere i finanziamenti di cui la Regione preannunciava la prossima revoca e sollecitava a rimettere gli atti di nostra competenza, che non erano ancora pronti”.

Un atteggiamento che, sempre secondo la Marcianò, evidentemente ha dato fastidio: “Mi è stato rimproverato più volte e con disprezzo, anche in occasione di una conferenza stampa che ‘non serve a niente un giocatore come Van Basten in una squadra di giocatori del Loreto“. È a questo punto che le parole dell’ex assessora ed ex collaboratrice del procuratore Nicola Gratteri assumono il tono della denuncia. La Marcianò non fa riferimenti ad articoli del codice penale ma non esita a puntare il dito su Falcomatà e sulle storture di cui è stata testimone in quasi tre anni a Palazzo San Giorgio. Situazioni sulle quali “meglio di me – scrive – potrebbe riferire la straordinaria squadra dei carabinieri in borghese a cui la nostra città deve essere grata per il lavoro svolto e che mi ha realmente difesa nei momenti più bui.

Penso alla vergognosa vicenda dell’hotel Miramare affidato all’amico del sindaco senza nessuna procedura di manifestazione di interesse e con l’autorizzazione ad eseguire lavori senza autorizzazione da parte della Soprintendenza, che è obbligatoria nel caso di immobile di pregio storico ed architettonico, al Parco Caserta venduto a privati in maniera assolutamente illegittima, alla delibera sul sistema della mobilità che mandò in rivolta mezza città, alla vicenda dei lavori arbitrari sul corso Garibaldi e sulle vicende del sequestro penale in cui mi sono ritrovata e che faticosamente ho dovuto risolvere, assumendo l’impegno personale di ripristinare la legalità sia con la Soprintendenza che con il pm procedente”.

Marcianò è un fiume in piena e racconta fatti che potrebbero avere una rilevanza penale: “Ricordo ancora la vicenda del canile municipale di Mortara, quella del trasferimento della nuora di un boss a Palazzo San Giorgio, della presenza a Palazzo San Giorgio di Paolo Romeo (ritenuto testa pensante della‘ndrangheta e imputato del processo Gotha, ndr) ‘invitato’ come consulente ed amico di taluno e forse di tanti (come emerso dai fatti giudiziari) sulle vicende della città metropolitana che stava per nascere. Penso ancora alla fase attinente la preselezione della new-co Castore e Polluce (società in house del Comune, ndr), al licenziamento illegittimo della vigilessa e da ultimo al trasferimento ritorsivo dei funzionari assegnati ai lavori pubblici, guarda caso tra i più operativi del mio settore, che ha mandato in tilt settori nevralgici dell’amministrazione, tanto da costringere il dirigente Romano a darne immediata comunicazione al Prefetto”.

“Tutte vicende ai limiti della legalità alle quali ho cercato spesso il confronto che mi è stato negato, rispetto alle quali comunque anche dopo le deliberazioni, sono seguite mie riservate personali dirette al sindaco ed alla segretaria generale, tutte datate e conservate agli atti, e precise denunce all’autorità giudiziaria della quale, per dichiarazione pubblica, sono stata ritenuta unico interlocutore valido ed affidabile”.