Calabria corrotta, la disfida familista tra Adamo e Occhiuto (di Enrico Fierro)

È morto l’8 novembre scorso a Roma, dopo una breve malattia, il giornalista e scrittore Enrico Fierro. A comunicarlo è la famiglia. Fierro aveva 69 anni. Dopo la stagione dell’impegno politico militante nel Pci, l’arrivo al quotidiano l’Unità, dove diventa inviato speciale. Poi una lunga esperienza a Il Fatto Quotidiano. E, un anno fa, il passaggio al Domani. Autore di libri e documentari per la televisione, ha raccontato guerre e attentati brigatisti, congressi di partito e terremoti. Guardando sempre con attenzione al Meridione e ai suoi problemi. Nel luglio scorso ha portato in scena lo spettacolo teatrale ‘Riace Social Blues’, che raccontava l’esperienza del sindaco Mimmo Lucano. Lascia cinque figli.

Nato ad Avellino il 23 novembre 1951, nel corso della sua carriera Fierro ha collaborato con “La Voce della Campania”, “Dossier Sud”, “L’Espresso”, “Epoca” ed è stato inviato speciale de “l’Unità”. Per la pubblicazione del volume “La santa. Viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta”, assieme a Ruben H. Oliva, ha ricevuto il Premio “Globo d’Oro” 2007-2008, il Premio “Paolo Borsellino” 2007 e il Premio “Itaca” 2008. È autore inoltre di “Dieci anni di potere e terremoto” (1990) e “O ministro. La Pomicino story” (1991), scritti con Rita Pennarola e Andrea Cinquegrani; “E adesso ammazzateci tutti” (2005), “Ammazzàti l’onorevole” (2007). Per il teatro ha curato testo e regia di “O cu nui o cu iddi” con Laura Aprati.

Molte volte Enrico Fierro si è occupato anche della Calabria e questo che pubblichiamo di seguito è un suo articolo su Il Fatto Quotidiano risalente a due anni fa. Ciao Enrico e un abbraccio ai familiari. 

Calabria: la disfida familista tra Adamo (Pd) e Occhiuto (FI)
di Enrico Fierro

Fonte: Il Fatto Quotidiano 

Se oggi Edward C. Banfield fosse vivo e decidesse di fare una capatina in Calabria, avrebbe materiale per scrivere una ponderosa enciclopedia del familismo amorale. Perché tra Sila e Aspromonte, la famiglia è tutto.

Nel mondo politico calabrese è una vera e propria impresa, e ogni membro va piazzato dovunque, anche nel più insignificante interstizio del sistema istituzionale.
Per capirci, andiamo con la memoria a qualche anno fa, quando la società pubblica Sviluppo Italia-Calabria, venne sciolta e i suoi dipendenti assorbiti da Fincalabra, la finanziaria regionale.
Un’ orgia di 34 parenti assunti. La figlia di un ex presidente di Regione. Figli e fratelli di magistrati, mogli di sindaci, di parlamentari ed ex, la spartizione fu bipartisan. Ma queste sono le “briciole” che il vasto sistema di potere calabrese concede ai suoi.

Il Grande Vecchio che studia le strategie ci dice che i giochi veri sono ben altri, come dimostrano le ultime due inchieste della procura di Catanzaro. Si chiamano “Lande desolate” e “Passepartout”. Nomi fantasiosi ma azzeccatissimi, legati da quel filo nero che è, insieme allo strapotere della ‘ndrangheta, il cancro della Calabria. La spregiudicatezza della classe politica e l’ uso clientelare delle risorse pubbliche. L’ inchiesta “Passepartout” ci offre una radiografia impietosa.

Nicola Adamo, classe 1957, ha una lunga vita politica iniziata tra i giovani comunisti. È stato consigliere comunale, deputato e vicepresidente di regione. Potrebbe godersi vitalizi e figli, invece no. È il grande vecchio della politica calabrese. Esercita una “esclusiva influenza sul presidente della Regione”, è un “consigliere di fatto e suggeritore delle principali strategie di Oliverio (il governatore, ndr)”. Adamo è frenetico, instancabile, “in continuo e costante contatto con dirigenti regionali amministratori pubblici”, conosce termini e valore delle gare d’ appalto. Non si ferma un attimo, “si attiva per far ottenere ai suoi uomini di fiducia la nomina in posti strategici delle amministrazioni pubbliche regionali e locali”. Una vita d’ inferno con sullo sfondo manovre e manovrine per far cadere, siamo nel 2016, il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, fratello di Roberto, deputato di Forza Italia. Servono le dimissioni dei consiglieri comunali e allora Adamo e Oliverio cercano di convincere Luigi Incarnato, politico di lungo corso ed ex assessore regionale, che vanta relazioni con almeno 16 di loro. Per il suo lavoro, Incarnato, scrivono i pm di Catanzaro, “si fa promettere (e poi dare) un vantaggio patrimoniale”, la nomina di commissario liquidatore della Sorical (la società che gestisce le risorse idriche), un incarico da 18mila euro mensili. Incarnato urla la sua estraneità, “fui nominato per le mie competenze”.

Le manovre per Lucio Presta sindaco Anche il consigliere comunale Luca Morrone è della partita. È un altro figlio d’ arte, suo padre Giuseppe, detto Ennio, è un ex di tutto, cariche pubbliche (da vicesindaco di Cosenza ad assessore regionale, fino a deputato) e partiti, Udeur, centrosinistra e destra. “Se vince Presta (Lucio, l’ agente di star tv che il centrosinistra voleva candidare a sindaco, ndr), lui fa il vicesindaco, se si perdono le elezioni, un incarico regionale ci deve essere. In attesa della candidatura alla Regione”, dice Nicola Adamo al governatore Oliverio. Che benedice con un triplo ok.

Anche Occhiuto è indagato per corruzione: avrebbe scambiato la sua firma sull’ accordo di programma per la metro leggera di Cosenza, opera che stava a cuore ad Adamo e Oliverio, con la promessa di farsi finanziare il Museo di Alarico. Il gip ha smontato l’ accusa di associazione a delinquere per tutti gli imputati, ma riconfermato il ruolo di Adamo come “regista” della politica calabrese. In questa “ingombrante” veste riceve i complimenti di Giacomo Mancini jr, nipote di Giacomo senior, leader socialista nella Prima Repubblica. Junior è stato deputato di centrosinistra, poi assessore regionale di centrodestra, oggi di nuovo a sinistra.

Adamo è il marito di Enza Bruno Bossio, donna volitiva e tenace, fin da giovanissima in politica col Pci. Oggi è deputata del Pd. La “lady di ferro della Calabria”, la chiamano. I giudici di Catanzaro e le contestano l’ accusa di corruzione sempre nell’ ambito delle manovre contro il sindaco Occhiuto. Al centro la costruzione di una piazza che il sindaco di Cosenza non deve inaugurare altrimenti prende voti. L’ ordine di Adamo, Oliverio e Bruno Bossio è di rallentare i lavori.
“Questi politici ti ricattano – dice un imprenditore – tu gli chiedi un favore e loro ti ricattano”. L’ onorevole Bossio, invece, affida a un post su Fb la sua replica brechtiana e cerca “un giudice terzo, basta aspettare. Il tempo è galantuomo”.