Rende 2019, il rinnovamento politico non è uno slogan elettorale

di Mirko Di Maria

Il rinnovamento politico non è uno slogan elettorale; l’uso e l’abuso improprio che se ne fa ha progressivamente delineato una “moda” o  un “trend”, piuttosto che  un fenomeno di tangibile utilità sociale; effettivamente il propagandare spregiudicato, affiancato da neologismi o nuovismi, come ad esempio il “2.0”, traccia decisamente quella decadenza culturale che patisce un certo tipo di politica, probabilmente priva di cultura, di progettualità, di contenuti che sappiano nuovamente intercettare le problematiche della società.

Il rinnovamento politico, quello sostanziale e non effimero, è un percorso che si costruisce nel tessuto sociale del nostro territorio, e non “al di fuori” per intenderci, di chi conosce, vive, ma soprattutto “ama la città”. Un cammino che dovrà tenere in considerazioni le esigenze di tutti, attraverso una stretta sinergia con il tessuto sociale e urbano, con un progetto aggregativo, di condivisione e sviluppo comune, che sappia  rinnovare trovando soluzioni, piuttosto che identikit; un percorso che si può realizzare solo attraverso una produzione concertata di idee e progetti visionari, innovativi, e perché no anche utopistici, se tendono al progressivo miglioramento collettivo .

Non è necessariamente una faccenda anagrafica, la capacità di immaginare un mondo migliore non ha età, anzi deve essere la libera prerogativa di tutti, è piuttosto una questione di metodo, un rinnovato percorso di produzione culturale che sappia elaborare soluzioni, ridare certezze e garanzie ad una città stanca priva di risposte concrete; dovrà necessariamente partire dalla storia e dall’identità culturale della città, perché se non si tengono in considerazione queste due condizioni cruciali, l’azione di rinnovamento sarà effimera e fumosa, come quella inneggiata dal Laboratorio Cinico per intenderci meglio, o da altre “arlecchine” coalizioni prive di un indirizzo politico, autentico e coerente. Se davvero si vuole restituire dignità alla città è necessario rispettare l’identità culturale e storica che le appartiene, perché il rinnovamento si misura nei fatti non nelle parole o nel mero apparire.

La libertà che vogliamo noi giovani, non è il diritto astratto di fare il proprio volere, ma il potere di farlo.