Cassano dopo lo scioglimento. Tufaro: “Basta con la tesi del complotto”

COMUNICATO STAMPA

di Franco Tufaro

La sentenza del Consiglio di Stato ha definitivamente sancito lo scioglimento degli organi elettivi del comune di Cassano allo Ionio, affermando che è “più probabile che non – e sotto certi aspetti sicura – la contaminazione da parte delle potenti cosche locali di ‘ndrangheta, al fine di influenzare e indirizzare sia la libera espressione della volontà degli elettori, sia le scelte amministrative in direzione del massimo profitto per operatori vicini agli eletti e in vario modo collegati alle cosche”.

Come ex candidato a sindaco e consigliere comunale di minoranza, sento la necessità di fare alcune considerazioni in merito a questa vicenda. A sostegno della mia estraneità rispetto alle valutazioni della Commissione di Accesso, che sono alla base dello scioglimento del Consiglio Comunale, potrei citare alcuni miei interventi in consiglio e alcuni articoli pubblicati sui giornali locali, ma ritengo sia poco utile difendere sé stessi, non pensando alla collettività.

La verità è che siamo riusciti a far scrivere una tra le pagine più buie e nere della storia cassanese. Pertanto, ciascuno si assuma le proprie responsabilità fino in fondo e non continui a sostenere una tesi ormai logora, obsoleta e non più giustificabile come quella che ormai sentiamo ripetere da tempo: “È stata una grande e gravissima ingiustizia contro gli amministratori, ma soprattutto contro la comunità cassanese che sta pagando un gravissimo prezzo; una ingiustizia che ha prodotto effetti devastanti”, “una congiura per “abbattere” chi è stato eletto democraticamente”. In questo modo, supportando la tesi del complotto e vivendo nel vittimismo cronico, si continua a sostenere l’insostenibile, si evita di affrontare la realtà dei fatti e non si discutono le cause che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale.

Dopo l’esito negativo degli appelli al TAR e al Consiglio di Stato, sedi nelle quali gli appellanti hanno avuto la possibilità di presentare e discutere le proprie ragioni, credo sia giunto il momento di una riflessione seria, ponderata e approfondita non tanto sulle persone, ma sui metodi e sulle strategie attuati dalla politica Cassanese che hanno avuto come risultato finale lo scioglimento del Consiglio Comunale.

A mio avviso, la causa principale è da ricercare nella logica della politica del consenso a tutti i costi che ha prodotto e continuerà a generare danni irreparabili per lo sviluppo del nostro territorio. Questo tipo di politica ha portato, ad esempio, ad organizzare numerose liste elettorali nella scorsa competizione elettorale con circa 250 candidati. È innegabile che in un territorio con particolari situazioni ambientali e la presenza di organizzazioni criminali l’eccessivo numero di liste possa produrre e alimentare alcune situazioni negative:
· In primis, il rischio che persone collegabili con le organizzazioni criminali possano influenzare l’operato dell’amministrazione comunale.
· In secondo luogo, il numero elevato di partecipanti sposta l’azione amministrativa verso il soddisfacimento degli interessi di pochi rispetto al bene comune. Chi ottiene la vittoria non governa per il territorio, ma gestisce le poche risorse disponibili con la logica del cittadino come “cliente/utente”, ovvero si programmano iniziative o si danno contributi volti a soddisfare le esigenze di chi ti ha consentito di vincere.

A tal proposito, noi di “Ora Cassano” avevamo scelto di partecipare alla campagna elettorale con una sola lista, pur sapendo di non avere chance di vittoria, perché avvertivamo la necessità di tracciare un solco rispetto ai nostri avversari politici e di intraprendere un percorso nuovo da proporre agli elettori. Mi dispiace non essere riusciti a coinvolgere una percentuale maggiore dell’elettorato, ma sono ancora più rammaricato dalla mancanza di continuità dei giovani a sostenere un’idea di cambiamento da loro avviata.

Oggi quei ragazzi, se non avessero mollato, avrebbero potuto rappresentare il vero cambiamento. Ci sono, inoltre, altri aspetti della gestione politica degli ultimi anni, della politica del consenso, che ritengo fortemente negativi:
· La competenza è stata spesso sostituita dall’appartenenza e la politica è diventata tifo calcistico. Questo non valorizza le risorse umane presenti sul territorio e produce un disinteresse crescente nella politica. In aggiunta, si alimentano i conflitti e le divisioni nella popolazione al solo scopo di raggiungere il successo personale, utilizzando la “passionalità accesa”, una risorsa del popolo cassanese, con effetti degenerativi.
· Il potere è concentrato su una sola persona che si sente autorizzata a essere l’unica possibilità per il cambiamento, continuando a perseguire delle azioni di controllo sui collaboratori e sui cittadini, promuovendo azioni solo se è possibile prevederne e controllarne gli effetti.
· Il cittadino concede delega in bianco agli amministratori, smettendo di esercitare un ruolo attivo nella gestione della cosa pubblica e non proponendo idee e interventi volti a migliorare il proprio territorio.

Negli ultimi anni, infine, i partiti non hanno svolto un ruolo rilevante nella scena politica cassanese. Non è stato avviato nessun dibattito sulla situazione attuale, non c’è stata una discussione critica dei motivi che hanno portato allo scioglimento del Consiglio Comunale e nella più totale indifferenza si continua a operare come se nulla fosse accaduto. Il PD Cassanese, in particolare, poteva contare su un rappresentante all’interno della Giunta, l’assessore al Bilancio e ai Lavori Pubblici, ma non ha proposto nessun atto rispetto a un evento straordinario come la presenza della Commissione di Accesso.

Nelle mie considerazioni conclusive, vorrei innanzitutto precisare che non è la prima volta che affronto questa tematica. In un documento, pubblicato dalla stampa ad aprile 2017, avevo già parlato della “necessità che la politica generativa sostituisca quella del consenso per il bene del nostro paese”. Una politica generativa che si fonda, però, sul riconoscimento del valore delle persone e punta al risveglio delle coscienze, alla partecipazione e alla responsabilità di tutti. Il politico deve avere il coraggio di rischiare e di affacciarsi nel mondo delle sfide e stimolare le risorse umane. È indispensabile valorizzare e liberare le intelligenze sul territorio, in un confronto continuo capace di esplorare nuovi orizzonti e anticipare o trasformare le emergenze in occasioni di sviluppo.

Un ultimo aspetto che vorrei trattare è la decisione personale di non proporre la mia candidatura nelle prossime elezioni. La valutazione di merito è espressa dalla convinzione che, seppur in maniera marginale, mi sento responsabile di quanto successo. Lo scioglimento del Consiglio Comunale è una misura che non ha natura di provvedimento di tipo sanzionatorio ma preventivo, di carattere straordinario, poiché ha come diretti destinatari gli organi elettivi nel loro complesso e non il singolo amministratore. Tutto questo mi porta alla seguente considerazione: una mia candidatura finirebbe per «svilire la finalità preventiva che detta misura persegue evitando che a mezzo di una nuova rielezione, a distanza di poco tempo dallo scioglimento dei precedenti organi politico‐amministrativi, possano di nuovo prodursi i menzionati fenomeni degenerativi che hanno provocato l’intervento statale».

Soprattutto, vi è il rischio che il Consiglio, a causa della mia presenza, possa essere “attenzionato” con maggiore rigore e soggetto a controlli sistematici che finirebbero per rallentare il percorso della nuova amministrazione.
La mia intenzione è dimostrare con un atto concreto che, quando si è interessati da un provvedimento che riguarda nel complesso l’Ente che rappresenti, bisogna avere il coraggio di mettere da parte la propria storia personale e pensare al bene del Paese ed evitare che nei cittadini (anche una piccola parte) possa insinuarsi il sospetto che la scelta di una ricandidatura possa essere proposta solo per fini e interessi personali.