di Bruno Palermo
Fonte; Crotone News (https://www.crotonenews.com/)
Sembra ormai una prassi quella degli strani accadimenti ogni qualvolta ci si avvicina troppo alla verità sulla morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza trovato morto il 18 novembre 1989, o meglio a questo punto ufficialmente ucciso, sulla statale 106 jonica a Roseto Capo Spulico. Prima è toccato ai carabinieri del cosiddetto “Gruppo Z”, ovvero gli investigatori che per primi hanno messo nero su bianco una serie di accuse ben precise grazie a intercettazioni, pedinamenti e riscontri. Tutti improvvisamente trasferiti.
Poi il dietrofront giudiziario dell’allora Procuratore di Castrovillari, Francesco Giacomantonio, che riaprì l’indagine sulla morte del calciatore nel 2011, parlando di “una serie macroscopica di anomalie, discrasie relativamente agli accertamenti che furono fatti” per poi chiedere, tra la sorpresa generale, una inaspettata archiviazione.
Ora Eugenio Facciolla, attuale Procuratore di Castrovillari che ha riaperto l’inchiesta, ha fatto eseguire nuovi accertamenti, stabilendo con certezza scientifica che quello di Bergamini è un omicidio, proprio mentre sta per chiudere le indagini sul più grande cold case del calcio italiano, deve difendersi dall’accusa di corruzione contenuta nelle carte del gip di Salerno, competente sul distretto di Catanzaro e dunque Castrovillari, per la vicenda ormai nota della Stm.
Secondo l’accusa, che ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, la presunta corruzione sarebbe avvenuto sulla base degli incarichi assegnati alla Stm in cambio dell’installazione di due telecamere di videosorveglianza sotto casa del magistrato. Telecamere che, tra l’altro, fece installare la Prefettura di Cosenza per la sicurezza del magistrato.
Ora, chiunque abbia avuto un minimo di incontro e guardato negli occhi il Procuratore Eugenio Facciolla, si rende conto di quanto questa ipotesi accusatoria possa essere davvero lontana anni luce dal modo di pensare di agire del Magistrato cosentino.
Vogliamo pensare, anzi ne siamo certi, che non ci sia nessuna correlazione tra l’inchiesta sulla morte di Bergamini e le accuse rivolte al Procuratore Facciolla, ma la tempistica lascia quanto meno pensare. Proprio mentre il Procuratore Facciolla sta per chiudere una delle indagini più difficili e complicate della più importante cronaca nera del calcio italiano, deve pensare a difendersi piuttosto che mettere la parola fine sul caso Bergamini e con molta probabilità chiedere il processo per gli indagati. Non solo probabilmente quelli già iscritti nel registro, ma con quasi certezza altri che si aggiungono all’elenco.
Cosa c’è dietro l’omicidio di Denis Bergamini? Quali poteri coinvolge la storia e l’uccisione del biondo centrocampista del Cosenza? Che legami ci sono tra la criminalità cosentina della fine degli anni Ottanta, il territorio di competenza della Procura di Castrovillari e alcune famiglie di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro?
Chi non vuole la verità sulla morte di Denis Bergamini anche a distanza di 30 anni?
Il Procuratore Eugenio Facciolla avrà tutto il tempo per difendersi dalle accuse mosse dai colleghi di Salerno e, siamo certi, non farà mezzo passo indietro sulla ricerca della verità nel caso Bergamini. Forse sarà costretto a perdere un po’ di tempo in più, ma chi lo conosce bene assicura: non si fermerà.
E vengono in mente le parole dell’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo: “Questo sarà un processo in cui lo Stato processerà lo Stato”.