Calabria trasformista: Silvia Vono, che disgusto (di Matteo Olivieri)

di Matteo Olivieri

“Tutto mi accomuna al nuovo gruppo parlamentare”. Con queste parole, la senatrice Silvia Vono eletta nel collegio uninominale Catanzaro-Vibo Valentia lascia il M5S e si trasferisce nel gruppo di Renzi, l’acerrimo nemico del M5S, combattuto con veemenza nel corso della scorsa campagna elettorale. Le parole di disgusto verso questa persona sono – ahimè – insufficienti. Come pure disgusta il silenzio di chi ha coordinato la scorsa campagna elettorale, ed ha composto le liste mettendo dentro gente con un curriculum insignificante o inesistente, mentre gli attivisti storici sono rimasti in panchina. E il disgusto si estende a tutti quei parlamentari che, sfruttando il nome del M5S, stanno portando avanti in modo subdolo l’agenda politica del PD calabrese nei settori trasporti, logistica, sviluppo economico ecc.

No, non è questo il M5S che ci ha appassionato e per il quale molti si sono messi in gioco. Fin troppo facile dire che il parlamentare esercita la propria funzione “senza vincolo di mandato”: questa signora infatti è stata eletta con un mandato specifico, ovvero mandare al diavolo Renzi e tutti i suoi compari. Il risultato elettorale è stato evidente visto che il M5S in Calabria ha sfiorato il 50%. Ed invece ora lei mangia nello stesso piatto di Renzi. Inutile dire che oltre a tradire il M5S, si sono traditi gli elettori calabresi.

L’occasione deve essere un campanello d’allarme per tutti gli attivisti, ed un monito affinché vengano fissati dei criteri chiari e ineludibili in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Il nostro comunicato stampa di ieri va in questa direzione, e si è rivelato quantomai opportuno e profetico. Basta nomine calate dall’alto, basta personaggi ambigui che vantano pregresse esperienze politiche in altri partiti. Non si dovrà più essere candidabili se non si dimostra competenza e determinazione nel proprio ambito di azione.

Da oggi servirà indossare l’elmetto e istituire delle “graticole permanenti”, per chiedere conto ad ogni parlamentare del proprio operato. La multa prevista per chi esce dal M5S non basta ed è inutile. Serve svergognarli in pubblico, togliere loro la onorabilità pubblica. Se necessario, serve ridicolizzarli e prenderli a pernacchie in pubblico. Gli antichi romani usavano la “damnatio memoriae”. Ritornare a rendere conto alla comunità, ritornare ad affermare il valore della onorabilità pubblica (da cui il termine “onorevole” e “senatore”) mi pare cosa veramente buona e giusta.

Gli attivisti calabresi del M5S rivendicano il diritto di poter concorrere a decidere chi dovrà rappresentarli, nonché il diritto di concordare i criteri di selezione, affinché nuovi candidati – effettivamente imbevuti dei valori fondativi del M5S – possano emergere nel panorama politico, anziché i soliti acrobati politici, autocandidatisi perché in cerca di poltrone. Al M5S servono energie vive, dotate di intelligenza e determinazione, non nomi!