Calabria, faida tra magistrati: il maresciallo Greco

Ora è chiaro. Gratteri sin dall’inizio, nella faida tra pm, ha deciso di schierarsi con l’aggiunto Luberto. Una scelta che in tanti non hanno capito, e si chiedono: come mai un magistrato dall’alto spessore etico e morale come Gratteri ha deciso di stare al fianco dell’aggiunto Luberto che tutti sanno essere corrotto? Una domanda più che legittima se stiamo agli atti ufficiali messi nero su bianco nella relazione Lupacchini, non ai pettegolezzi o ai finti dossier, dove si descrive un Luberto impegnato a disfare il lavoro dei colleghi, specie quello di Bruni e Facciolla indaffarati, in tempi diversi, a smascherare il malaffare a Cosenza, con indebite ingerenze e manovre sottobanco.

Cosenza: una città che a differenza delle altre città calabresi non è stata mai colpita da operazioni contro i colletti bianchi. In tutta la Calabria la collusione tra ‘ndrangheta, massoneria deviata e politici corrotti è cosa concreta e dimostrata, tranne che a Cosenza. Un primato che nel corso degli anni ha confermato quello che tutti pensano ma che in pochi dicono: Cosenza isola felice per corrotti, ladri di stato, e servitori dello stato infedeli. Ed è chiaro che l’interesse di Luberto, ieri come oggi, è mantenere questo primato. Troppi sono gli interessi degli amici degli amici in città, specie nei tanti sportelli bancari, che aprono e chiudono alla velocità della luce, manco fossimo a Hong Kong. Più di 30 sportelli bancari presenti in meno di 4 chilometri lineari, in una città dove la disoccupazione raggiunge vette altissime, e dove non esiste nessuna attività produttiva. L’unico lavoro presente in città è quello nella pubblica amministrazione. Così come l’unico imprenditore è lo stato. E allora la domanda sorge spontanea: a che servono tutte queste banche a Cosenza, ma soprattutto chi deposita denaro presso questi sportelli, visto che qui non lavora nessuno?

La scelta di Gratteri di schierarsi, chissà per quale motivo, con Luberto, non è andata giù al neo procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, che sin dai primi mesi dal suo insediamento dà vita ad uno scontro con il procuratore capo di Catanzaro. Lo scopo della venuta in quel di Catanzaro di Lupacchini, a detta di tanti, ha come prima ragione l’allontanamento dagli uffici della Dda di Luberto, e far luce, definitivamente, sui contenuti del suo lavoro da ispettore, insabbiato proprio dagli appoggi politici di Mario Spagnuolo. Ma Gratteri si è messo di traverso, rendendo le cose complicate e alzando, inevitabilmente, il livello dello scontro tra i due. Volano stracci di ogni genere. Lupacchini accusa Gratteri di difendere pm pizzicati con le mani nella marmellata, omettendo di trasmettere gli “atti” delle loro malefatte alla procura di Salerno, competente per i reati commessi dai magistrati calabresi. Gratteri risponde per le rime, lanciando, a Lupacchini, un messaggio velato: se tu pensi che i “corrotti” sono solo tra i miei collaboratori, ti sbagli di grosso, sappi che anche tra le tue file ci sono disonesti, come ad esempio Facciolla.

Una affermazione che proprio non va giù a Lupacchini, il cui scopo non è certo quello di proteggere corrotti, e allora “invita” Gratteri a fare il proprio dovere: se sei in possesso di prove relative a scorrettezze o reati commessi da Facciolla, ti invito ufficialmente a denunciare tutto a Salerno, fosse anche mio fratello dice Lupacchini.

Una risposta che Gratteri proprio non si aspettava convinto com’era di poter pareggiare il match: se tu lasci stare a Luberto io lascio stare a Facciolla, è questo quello che pensava Gratteri. Lupacchini proprio non ci sta a questo tipo di mediazione, non fa parte del suo agire, e trasmette come ufficio una dura nota a Gratteri dove gli “ordina” (perché Lupacchini gerarchicamente è il capo di Gratteri) di inviare senza riserve tutto il materiale in suo possesso su Facciolla alla procura di Salerno. A questa nota Gratteri è costretto ad ottemperare, ed invia ai pm di Salerno una circostanziata denuncia su Facciolla responsabile, sempre secondo Gratteri, di usare metodi non dissimili da quelli raccontati da Lupacchini nella sua relazione da Luberto.

Non ci sono più dubbi sugli schieramenti: da una parte Lupacchini, Facciolla e Bruni, dall’altra Spagnuolo, Luberto, e, purtroppo, Gratteri.

La reazione di Lupacchini alla denuncia di Gratteri non si fa attendere e decide, così, come risposta, di partecipare a tutte le conferenze stampa promosse da Facciolla o Bruni, dopo qualche operazione. Un segnale chiaro alla politica, e non solo, sulla sua posizione: io sto con Facciolla e Bruni, senza se e senza ma.

Gratteri, capito che non può esserci alcuna mediazione con Lupacchini, si organizza e il giorno dopo la conferenza stampa tenuta da Facciolla, dove partecipa Lupacchini, in merito all’alluvione di Corigliano/Rossano, cala il suo asso: arresta il maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco comandante della stazione di Cava di Melis nel Comune di Longobucco. Gratteri accusa il maresciallo di essere vicino a imprenditori in odor di mafia. Ma la “novità” di questo arresto è che il maresciallo Greco è stato al servizio di Facciolla, come polizia giudiziaria, tanti anni. Hanno lavorato su tante inchieste gomito a gomito. Ed è questo rapporto che interessa Gratteri.

Gratteri sa di avere in mano la carta vincente, e infatti inizia a girare la voce sul pentimento del maresciallo. Greco, si dice in giro, ha deciso di rispondere alle domande di Gratteri e quello che ne sta venendo fuori è devastante per Facciolla. Ma qualcuno (chissà chi, la politica, il Csm, gli amici degli amici?), intuita la gravità della situazione, decide che non si può lasciare una bomba atomica nelle mani di Gratteri, specie perché ha deciso di usarla contro Lupacchini e succede che la procura di Salerno notifica una richiesta di incidente probatorio proprio al maresciallo Greco a cui i magistrati campani contestano le ipotesi di falso, rifiuto d’atti d’ufficio e abuso d’ufficio. Con lui risulta indagato anche Facciolla. Nello specifico i pm salernitani contestano al comandante della stazione di Cava di Melis di Longobucco di aver consentito ad alcune aziende «in maniera perdurante e sistematica» di svolgere la loro attività senza verifica delle autorizzazioni. Addirittura, in caso di controlli imminenti, si sarebbe preoccupato di informare gli imprenditori. E il tutto con “l’avallo” di Facciolla. Un modo “garbato” per sottrarre il super testimone a Gratteri che diventa un caso di cui è incaricata di occuparsi, per competenza, la procura di Salerno. Procura che come abbiamo già scritto conclude in maniera celere le indagini sui due chiedendo il rinvio a giudizio di Facciolla.

Si può dire una prima vittoria per Gratteri che ottiene la richiesta di processo per Facciolla. Ora può sostenere che se c’è uno che deve spiegare il proprio comportamento non è certo Luberto, ma Facciolla.  Anche se Luberto, così come Spagnuolo, risultano anch’essi indagati dalla procura di Salerno, ma gli atti che li riguardano, vanno, a differenza di quelli che interessano Facciolla, a rilento. E chissà se mai giungeranno al traguardo.

A questo punto è chiaro a Lupacchini che il trio Luberto-Spagnuolo-Gratteri ha dei buoni santi in paradiso, non solo negli ambienti politici, ma soprattutto in quelli giudiziari. E per far fronte a questo genere di attacchi non bastano più le note al Csm, bisogna capire chi si muove a loro favore, e adottare le adeguate contromisure.

Va da se che la politica ha avuto un suo ruolo in questa fase, ma bisogna capire chi e perché. Una prima risposta arriva da una semplice osservazione: dove c’è Gratteri, spesso e volentieri si trova il presidente della commissione antimafia Nicola Morra, molto vicino, come si sa, al ministro della Giustizia Bonafede.

Non è peregrino immaginare un “sodalizio” tra i due. Gratteri ama la politica ed è sempre in cerca di interlocutori accreditati, e Morra ha tutto l’interesse, per motivi che vanno dal politico al personale, di mantenere Cosenza un’isola felice. Gli interessi convergono, e la morsa inizia a stringersi attorno a Lupacchini, che capita l’antifona si attrezza. Quello che avverrà da lì a breve, sarà un contrattacco che metterà a nudo sia Gratteri che Morra.

4 –  continua