Alessandra, la figlia di uno dei pazienti positivi al coronavirus di San Lucido ricoverati all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, ha scritto un post su FB e ha rilasciato un’intervista alla Rai per mandare messaggi importanti un po’ a tutt e per fare chiarezza su quello che bisogna fare per capire se qualcuno è attaccato dal virus. L’ha fatto con grandissima dignità ed ha spiegato con tanto coraggio quello che sta accadendo.
Cari amici di Facebook e cari cittadini di San Lucido…
vi scrivo per fare un po’ di chiarezza dal momento che solo adesso ho avuto conferma di quello che prima era solo un SOSPETTO. Mio padre Giuseppe è stato ricoverato presso l’unità di Malattie Infettive perché da giovedì sera (cioè il 12 Marzo) ha cominciato ad avere mal di testa, brividi e temperatura a 37,5°.
La mattina seguente è rimasto a casa ed in giornata abbiamo notato un rialzo della temperatura, una febbre normalissima e che comunque rispondeva alla Tachipirina, come da prassi però abbiamo fatto comunicazione al medico di famiglia che in assenza di altri particolari sintomi ci ha consigliato di fargli assumere un antibiotico. La febbre ha avuto alti e bassi ma nulla di particolare…
Intanto arriviamo al 14 Marzo, giorno in cui si è avuta conferma del primo caso di Covid19 a San Lucido. Mio padre però non ha mai avuto contatti con il primo caso positivo, dunque abbiamo continuato con l’antibiotico seguendo le indicazioni del nostro medico che però sospettoso ci consiglia di cominciare a controllare anche la saturazione anche senza la presenza di tosse. La saturazione di mio padre però, si rivela sempre ottima ma la febbre continua.
Giorno 15 marzo, domenica, mio padre è al terzo giorno di febbre e mi arriva voce di un altro caso positivo a San Lucido. Questa volta la persona in questione la conosciamo e facendo un po’ di calcoli il contagio ci risulta possibile. Chiamo il medico curante che mi dice di chiamare il numero regionale 800767676 ma la persona che mi risponde al telefono non mi chiede neanche il nominativo e mi risponde che senza conferme ufficiali la mia è solo un’ipotesi e mio padre alla fine ha solo febbre e può tranquillamente continuare con l’antibiotico.
Allarmata ed anche un po’scoraggiata mi rivolgo privatamente a Giuseppe Di Bella al quale spiego tutta la situazione e se la prassi è corretta. Giuseppe mi risponde subito e mi chiede anche lui di aspettare fino al giorno seguente e nel frattempo di metterci in quarantena e di tenerlo aggiornato con tanto di sintomi e dati sullo stato di salute di papà. Comincia così ad arrivare anche l’aiuto dei medici del 118 e più sicura di essere seguita al meglio da diversi figure preparate continuo a curare mio padre a casa.
Aggiorno il medico curante e Giuseppe più volte nell’arco della giornata ed arriviamo a lunedì 16. Il secondo caso positivo è certo, la febbre non passa e siamo già al quarto giorno chiamo quindi di nuovo al numero regionale 800767676. Questa volta sono più fortunata, chiedono nome, cognome, indirizzo, mi fanno il terzo grado, poi mi dicono “Devi chiamare a questi numeri ……….., ti risponderanno i referenti di zona. Spiega loro la situazione e ti diranno cosa fare”. Con il telefono ancora in mano procedo, spiego di nuovo tutta la situazione finchè non mi liquidano con un “Signora, suo padre può restare a casa, ha solo febbre e non possiamo fare tamponi a tutti quelli che ci chiamano perché hanno solo la febbre, se peggiora chiami il 118”.
Allibita mi consulto con Giuseppe, decidiamo di controllare con più frequenza la saturazione che si rivela la chiave di volta. Nell’arco della giornata comincia a scendere sempre di più ed anche mio padre comincia a preoccuparsi. Alle 19 dopo aver consultato ancora Giuseppe chiamo il 118 che viene a prendere mio padre con un’autoambulanza. Lo portano direttamente a Cosenza dove procedono subito con una Tac che si rivela dubbia e dunque probabile Covid19, lo ricoverano a Malattia Infettive in attesa del tampone che è stato effettuato il 17 marzo. La conferma del primo tampone ci è poi arrivata, mio padre è positivo al Covid19.
All’Asp ed al Comando della stazione dei Carabinieri è stato fornito un elenco delle persone con cui è stato in contatto. Io e Paolo siamo già in quarantena volontaria. Prima di partire da San Lucido per portare qualche cambio in più a papà per una eventuale degenza ho avvisato i Carabinieri. Io e Paolo da giorni stiamo usando guanti e mascherina. Non so cosa dirvi di più. Siamo provati, stanchi, demoralizzati e preoccupati. Noi stiamo bene, papà dice che sta meglio. Noi restiamo a casa. Voi restate a casa. Ed avvisate subito anche se avete solo febbre come abbiamo fatto noi. Se qualcuno privatamente ha bisogno di qualche informazione in più io ci sono. E vorrei ricordare che senza conferme ufficiali non potevamo dire un bel niente. Per legge quello che dovevamo fare abbiamo fatto. E la mia famiglia ringrazia veramente di cuore il nostro medico curante e Giuseppe Di Bella e tutti i suoi colleghi che indirettamente ci hanno fornito aiuto e supporto morale in questi giorni. Ringrazio infine quanti in questi giorni ci stanno manifestando solidarietà e affetto. E speriamo bene…