La notizia che più di ogni altra in questo momento tutti stiamo aspettando, è quella relativa alla “scoperta” di un vaccino capace di immunizzarci definitivamente dal maledetto Covid-19. E su questo diverse potenze mondiali stanno lavorando: Cina, Stati Uniti, Unione europea, Russia, Israele e anche l’Italia. Infatti non passa giorno senza un annuncio, da parte dei ricercatori sparsi per il mondo, di significativi passi avanti nella messa a punto “dell’antidoto”. Sono settimane che leggiamo attentamente gli interventi dei virologi dove ognuno illustra, dopo aver sottolineato gli accurati studi e il proprio pedigree, la propria ricetta per fermare il coronavirus.
C’è da dire, però, che all’oggi non esiste ancora una voce scientifica univoca che indichi, a tutti gli scienziati, la “strada maestra” da seguire per arrivare al risultato. Ognuno, sulla base delle informazione che girano nella comunità scientifica, ha intrapreso una propria sperimentazione. Insomma per dirla direttamente, manca una grande coalizione globale contro il Covid-19. E questo perché la corsa al “brevetto” non è vista come “una corsa contro il tempo per salvare vite umane”, ma come una occasione per rafforzare la propria posizione nello scacchiere “geopolitico mondiale” usando il vaccino come uno strumento di affermazione di potenza (economica e militare) nazionale. Senza contare i clamorosi guadagni. Il rischio che “qualcuno” possa “monopolizzare” il vaccino c’è, ed è concreto. E sta tutta qui la lotta interna alle multinazionali del farmaco che pur di centrare l’obiettivo del monopolio, hanno preferito il lavoro “individuale” a quello collettivo. E poco importa se i tempi si allungano e la gente muore. Condividere le informazioni, gli studi, e le ricerche che i tanti luminari hanno condotto in giro per il mondo, in questo momento è la cosa più saggia da fare, ma la finanza ancora una volta prevale sulla vita delle persone.
Ma a che punto è la corsa alla creazione del vaccino?
Quello su cui concordano tutti è che si può aprire, dopo aver testato diversi preparati sugli animali, alla sperimentazione sull’uomo. A differenza dei farmaci, che sono sperimentati su soggetti che hanno già contratto una patologia particolare, i vaccini debbono essere somministrati a persone sane che vengono in seguito esposte alla malattia. E se i test danno buoni risultati, si passa alla fase di somministrazione di massa, inoculando il vaccino a migliaia di persone in una determinata zona dove è presente l’infezione, e se, dopo averli monitorati per mesi o anni, alla fine chi lo ha ricevuto non si ammala, il vaccino viene considerato valido.
Servono quindi, in questa fase, delle “cavie umane” e il reclutamento è già partito. Dopo la Cina che ha annunciato di essere pronta, già dall’inizio della prossima settimana, ad avviare i primi test clinici sui volontari, anche La Oxford University ha annunciato che avvierà i test sull’uomo il prossimo mese. I laboratori hVivo a Londra hanno offerto 3.500 sterline ai cittadini disposti a collaborare. Hanno risposto in 20 mila. A Seattle, invece, il Kaiser Research Institute ha annunciato di aver già cominciato i test di un vaccino su un piccolo gruppo di volontari.
Al di là della guerra economica che si sta consumando sulle spalle dell’umanità tra le solite potenze mondiali, ognuna delle quali sponsorizza la propria multinazionale del farmaco, i tempi di creazione di un vaccino restano incerti. Si dice che ci vorranno almeno tre mesi per decretare la fine dell’emergenza, che vuol dire l’aver circoscritto e arginato il propagarsi del virus, e di almeno un anno per la creazione del vaccino.
Per avere i risultati di questa prima sperimentazione dei vari preparati sull’uomo, dunque bisognerà attendere almeno un anno. Perciò, in attesa di capire quali saranno gli effetti di tutte queste sperimentazioni sull’uomo, ci scusiamo con lettori, perchè quella della creazione di un vaccino anti Covid-19, è una notizia che ancora non possiamo dare. Perchè rimandata a data da destinarsi. Data che speriamo arrivi presto.