“È una cosa indegna, bisogna intervenire”. È così che Francesco Masciari, direttore generale facente funzioni dell’Asp di Crotone, commenta a Sky Tg24 quanto accade nella città pitagorica: mentre la Calabria, come tutta Italia, combatte contro l’emergenza Covid-19, trecento dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale sono in malattia. “Con il dovuto rispetto per tutti coloro che legittimamente stanno usufruendo di un beneficio di legge, occorre tuttavia sottolineare l’anomalia del dato, stranamente coincidente con l’acuirsi dell’emergenza coronavirus”, si legge in un comunicato.
Asp Crotone: 300 dipendenti in malattia
Dei 300 dipendenti in malattia, 151 appartengono al settore sanitario. Tra questi ci sono 91 infermieri, 33 medici e 17 operatori socio sanitari. Nel comunicato dell’Asp di Crotone, Masciari spiega qual è l’organizzazione dell’ospedale per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ma aggiunge che le misure “potranno compiutamente realizzarsi solo attraverso la fattiva collaborazione di tutto il personale dipendente aziendale”. “La precisazione – aggiunge – non è meramente retorica, poiché dai reports forniti a questa Direzione strategica dall’Ufficio Gestione risorse umane è emerso che circa 300 dipendenti aziendali si trovano attualmente in regime di malattia”.
La situazione dell’ospedale di Crotone non era florida neanche prima che scoppiasse la pandemia. Se su 1.600 dipendenti ne mancano 300 e buona parte sono infermieri in servizio in ospedale, il rischio è di un collasso: “In questo momento, – spiega il direttore generale dell’Asp – con il nuovo reparto Covid quelle degli infermieri e degli oss sono le figure di cui abbiamo bisogno. Sulla carenza storica si è inserita l’emergenza. Grazie alla gestione integrata dei vari reparti, per quanto riguarda i medici stiamo tenendo bene. Quello che ci sta dando da penare è l’assenza di infermieri e oss”.
“Per il rispetto che è dovuto ai dipendenti realmente malati, – aggiunge Masciari – non voglio comunicare i numeri precisi di chi oggi non lavora. Vorrei capire se si riesce a mettere in piedi qualche strategia comunicativa che convinca serenamente queste persone a rientrare in servizio. Una buona parte di loro è sicuramente malata. Ma non è solo questo: consideri che stiamo ricevendo anche domande di permesso di tutti i tipi. Permessi legittimi, poiché consentiti dalla legge, però poi qui si crea una situazione ingovernabile”.
Il direttore generale dell’Asp non vuole sbilanciarsi e parlare di “finti malati”. “Io rilevo un’anomalia dei dati – ribadisce – che comunicheremo all’Inps che però, mi dicono, in questa fase sta svolgendo solamente tipologia di lavoro in smart-working. Non so cosa stiano facendo con le visite fiscali. Non vorrei che questa sia una concausa del fenomeno. Per il resto esistono tutta una serie di autorità che possono eseguire controlli. È una strada che io non vorrei mai percorrere, però purtroppo in questa fase devo garantire i livelli essenziali di assistenza. Su questo devo dire che i sindacati hanno manifestato una grande responsabilità, non si sono tirati indietro e hanno condannato questa situazione”.
“L’emergenza Covid – conclude – si aggrava per il comportamento dei singoli. Se la gente continua ad andare in giro, se poi il panico sociale comporta ricadute tipo questa, cioè di fuga dal luogo di lavoro, qui è la fine. O tutti quanti recuperiamo un’ombra di senso civico e capiamo che è una battaglia che si vince insieme, oppure resteremo in emergenza Covid per 10 anni. Ci aspettiamo che tutti facciano la loro parte. Lo dico senza retorica e senza moralismi. Ho paura per i pazienti”.