Lettere a Iacchite’: “Infermieri, spierti e fissa…”

Buongiorno a tutti. Oltre al coronavirus in queste ultime ore c’è una notizia che sta facendo scalpore tra i social, tg regionali e nazionali. La più coraggiosa delle decisioni: chiamare il medico e certificare una “presunta malattia” da parte di chi dovrebbe combattere questa guerra.

La mia non è una polemica bensì uno sfogo. È normale che alzarsi la mattina e sentire sotto casa l’auto megafonata dire “restate a casa per evitare il contagio” non è proprio bello, è normale nutrire ansia e paura per un virus che ancora non si conosce bene… È normale che la paura sia tangibile, tutti abbiamo paura, dalla persona più ricca a quella più povera, anziani e giovani, dai direttori “megagalattici” agli ultimi dei dipendenti più fantozziani, uomini e donne…la parola è una sola PAURA.

Che cos’è la paura?

C’è chi ha paura del buio e delle cose che nasconde, di volare, della morte, della folla, di essere abbandonato. C’è chi è terrorizzato da ragni o topi. Chi ha paura di non aver chiuso la porta di casa, chi ha paura di ingrassare, chi di invecchiare e chi di parlare in pubblico. C’è chi ha paura della felicità e chi ha paura della paura. Il catalogo delle paure può essere infinito…

Io però non riesco a capire come si può pensare di agire in un modo così vigliacco. E poi  una simile notizia può (come spesso accade) farci deridere da tutta la nazione, ma forse in questo caso l’abbiamo fatta così grossa che oltrepassiamo i confini.

La verità è una: ogni mattina “si aza nu spiertu e nu fissa” ed ognuno di noi ha la possibilità di  vestire i panni di uno o dell’altro.

Questo mio sfogo è ascrivibile ad un senso di appartenenza, di fatti ho dato la mia disponibilità anche ai miei colleghi del Pronto soccorso di Cosenza, lavoro nella stessa Azienda ma in un reparto “meno a rischio” . Ma “un signu u spiertu, signu i fissa”.

Il mio appello è rivolto a tutta la nostra cittadinanza: in attesa di tempi migliori vorrei che ognuno di voi avesse più rispetto verso tutti gli operatori, che si rendesse conto di tutti i sacrifici che ogni singolo operatore sta facendo in questo delicatissimo momento per la comunità, lottando a denti stretti e spirito di sacrificio, rischiando per la propria salute e quella dei suoi cari e tutto questo a causa anche dei pochissimi dispositivi di protezione in dotazione (emergenza purtroppo su scala nazionale).

Quando vedete questi video sui social ricordate che dietro ogni scafandro, mascherina e occhiali c’è un professionista che merita rispetto.

Per quanto riguarda la nostra città, stiamo mostrando una tenacia ed una professionalità nonostante tutto all’altezza della situazione. Per una volta possiamo dire che Cosenza è una città di serie A.

Questo vale per ringraziare tutti gli operatori che in questo momento stanno addirittura trascurando le proprie famiglie, i propri figli, genitori per dedicarsi/gettarsi a capofitto verso la vittoria.

Ps: per i “spierti di Crotone”, volevo chiedervi di cambiare la foto di profilo, non scrivete più “io resto in corsia, tu resta a casa” scrivete semplicemente “io signu spiertu e l’atri su i fissa”.

Un infermiere di Cosenza