A tappe forzate l’Italia si prepara ad entrare nella cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza virus. Tutti sappiamo che non ci potrà ancora essere il ritorno alla normalità: rimarranno chiuse le scuole, sospese le manifestazioni sportive, non riapriranno certamente cinema, pub, ristoranti, bar e altri luoghi chiusi in cui si verificano assembramenti. Ma intorno al 18-20 aprile si potrà iniziare un percorso graduale di riapertura delle attività lavorative e dei luoghi pubblici in cui, pur evitando assembramenti e mantenendo il distanziamento sociale, sarà possibile andare a passeggio, praticare attività sportiva, giocare con i bambini e gli animali.
A spiegare in modo specifico la “Fase 2” è stato il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, che in un’intervista all’AGI ha detto come “sarà graduale, scaglionata e flessibile. E’ impossibile pensare di riaprire tutto subito come se non fosse successo niente ed è difficile pensare di ripartire solo quando i contagi saranno a zero. Si inizierà a riaprire quando i nuovi casi saranno pochi e, quindi, considerati tollerabili. Si inizierà dalle regioni meno colpite e con meno casi, come la Sardegna, fino ad arrivare per ultimo alla Lombardia“.
Insomma, non bisognerà arrivare a “casi zero” e si inizierà dalle regioni meno colpite. Che sono quelle del Sud, dove i casi sono pochi e “tollerabili” già adesso. Ieri, ad esempio, in Molise non ci sono stati nuovi casi. In Basilicata sono stati appena 9, in Sardegna 15, in Calabria 22, in Sicilia 52. Le Regioni meno colpite in termini di contagi sono proprio il Molise (224 positivi in tutto), la Basilicata (287), la Calabria (817) e la Sardegna (922), ma rispetto alla popolazione anche Sicilia (2.046 casi), Puglia (2.444 casi) e Campania (3.058 casi) hanno dei numeri di contagio estremamente contenuti.