Si chiama Giorgio Ottavio Barbieri il deus ex machina degli appalti pilotati grazie alla ‘ndrangheta e specificatamente al clan Muto (con l’assenso del boss Lanzino) a Cosenza e provincia e al clan Piromalli per Reggio e provincia. Barbieri, dopo essere stato arrestato a gennaio del 2017 e scarcerato qualche mese dopo, è stato di nuovo fermato nel blitz del febbraio 2018 contro il riciclaggio, del quale il costruttore è uno degli indiscussi e massimi protagonisti, e nuovamente arrestato il 17 dicembre 2018 nell’ambito dell’inchiesta “Lande Desolate” che ha coinvolto anche il presidente della Regione Mario Oliverio.
Ma chi è Giorgio Ottavio Barbieri?
La verità è che Giorgio Ottavio Barbieri è un imprenditore megalomane, così “portato” politicamente che ha vinto appalti milionari come quelli di piazza Fera a Cosenza, della nuova funivia di Lorica e dell’aviosuperficie di Scalea per continuare con quelli di Reggio e provincia. Eppure, così tirchio (in fondo ha origini… genovesi!) da dichiarare concordato preventivo per non pagare i debiti.
Barbieri ha messo la sua sede legale a Sangineto, città dov’è nato la buonanima del padre Peppino e dove ha avuto le mani in pasta con icone della movida estiva come l’Hotel 5 Stelle e la discoteca “Il Castello” e quindi aveva chiesto (con la certezza di ottenerlo) il concordato al Tribunale di Paola. Ma adesso le cose sono cambiate radicalmente.
Il Tribunale di Paola, non avendo ricevuto un piano di concordato, ha dichiarato il fallimento della “Barbieri Costruzioni S. P. A.”, la società che aveva vinto un bel numero di appalti.
Giorgio Barbieri, tanto per capirci, è stato un vero e proprio “mammasantissima” degli appalti pubblici in Calabria. Una corazzata del cemento che ha sguazzato senza soluzione di continuità e che ha “ammaccato” milioni come se fossero noccioline prima di finire in galera.
Il suo primo referente è il presidente della Regione Oliverio. Se l’è lavorato ai fianchi per gli affari di Lorica e di Scalea, due vergogne per come dimostra la mole di documenti che certifica l’impossibilità di costruire su quei due siti. Eppure è riuscito ad ottenere entrambi gli appalti.
Ma Barbieri è anche e soprattutto un grande amico di Mario il cazzaro, che ha fatto di tutto, ma proprio di tutto, prima per fargli vincere l’appalto, inciuciando a Roma con il fido Clini, e poi per parargli il culo quando anche i bambini vedevano lo schifo che si consumava ogni giorno sul cantiere.
Che Giorgio Barbieri sia attaccato a Cosenza, poi, non è affatto un mistero e, vista la sua grande potenza economica e di persuasione ha addirittura candidato qualcuno, a giugno 2016, per il suo amico Occhiuto. Il prescelto è stato Vincenzo Belmonte, per gli amici Cenzino, padre di Renata Belmonte in Barbieri. La moglie di Giorgio Barbieri.
Al mio paese, gente come Barbieri viene classificata come gente che vuole prendersi tutto: non solo piazza Fera, Lorica e Scalea ma addirittura le Terme Luigiane e pure il cimitero di Cosenza e magari anche il Cosenza Calcio se non l’avessero fermato. E se poi, a fronte di tutto questo, un imprenditore ha anche la faccia di bronzo di chiedere il concordato, come minimo è un bancarottiere. Cioé uno che ha sottratto beni all’azienda per non pagare.
E quindi anche un neofita avrebbe capito che c’era il dovere di aprire un’indagine su questo masnadiero.
Diciamo che abbiamo fatto appena in tempo prima che il malloppo sfuggisse. A Lorica è morto un operaio e Barbieri sta cercando di fregare e quindi di “vrusciare” come si dice a Cosenza decine e decine di operai.
Dietro alla pacchianata dell’inaugurazione di piazza Fera, si cela il dramma di numerose aziende (e di conseguenza famiglie) che non hanno ricevuto i compensi per i lavori svolti. L’arricchimento di pochi causa, come al solito, il dramma di molti e la complessa burocrazia italiana e la giustizia che punisce solo i deboli, contribuisce a rendere un’impresa quasi impossibile per i creditori recuperare il recuperabile.
E a paraculi come Barbieri di arricchirsi alla faccia della povera gente.
Ma la pacchia è finita. In attesa che finisca anche per tutti gli altri delinquenti cosentini con i quali ha “lavorato” e che sicuramente ha già sputtanato alla DDA. In attesa che Gratteri o chi per lui ci illumini.