A pochi giorni dalla scadenza del Decreto che fissa al 4 maggio la partenza della fase due, Jole tira fuori l’asso e sconvolge tutti. Belli e brutti. Sono da poco passate le 22, quando, ieri, arriva la botta: Jole ha deciso, non si sa quando né dove, di riaprire tutto, a dispetto di quello che dice il Governo. Bar, ristoranti, pizzerie, agriturismo, potranno riaprire i battenti, già da oggi, a patto di seguire una serie di severe norme anti contagio. Tutto, dice Jole, è affidato alla fiducia che la mia giunta ripone sulla serietà dei calabresi che sapranno fruire dei servizi senza per questo mettere a repentaglio la pubblica salute.
Un vero e proprio fulmine a ciel sereno, anche per chi, come i tanti piccoli imprenditori del food and beverage, non vede l’ora di riaprire la propria attività. Le perplessità sull’ordinanza Santelli, provenienti da ogni angolo della regione non tardano ad arrivare. Pochi minuti dopo l’annuncio, i social network iniziano a dare il meglio di se: una valanga vera e propria di insulti alla Santelli per lo più mirati alla sua ciutia. La stragrande maggioranza dei calabresi boccia sonoramente l’azzardo della Santelli: non siamo cavie! È questo il coro unanime che si è levato in Calabria. Ma perché Jole azzarda tutto questo a soli pochi giorni dalla scadenza della fase uno? Non poteva aspettare giorno 4 maggio, seguire le indicazioni del Governo, e poi allargare piano piano la situazione?
Prima di azzardare una risposta, precisiamo una cosa: tutti abbiamo voglia di ritornare alla vita di sempre. Tutti abbiamo voglia di riappropriarci della nostra libertà. Tutti abbiamo voglia di ritornare a vivere. Ma le preoccupazioni restano. Come affrontarle spetta a chi di dovere dircelo. E qui come tutti possono vedere il caos regna sovrano. Certi passaggi, a nostro modesto avviso, vanno fatti con misura e molta precauzione. Non si passa dalla fase uno alla fase due dalla sera alla mattina. Non è serio, oltre che pericoloso.
Apri, chiudi, chiudi, apri, non si capisce niente. Cosa è giusto o non è giusto fare come si fa a saperlo? Chi ce lo deve dire? Dove stanno le certezze? Da nessuna parte, l’unica cosa certa è l’offesa di Jole a tutti i calabresi con questa ordinanza.
Sì, perché quella di Jole è un provocazione bella e buona dettata da chi comanda veramente in Calabria: Salvini. Che avrà detto a Jole: senti Jò, metti a lavorare subito tutti questi terroni che con la scusa del virus c’hanno preso gusto a fare festa, anche perché denari per mantenere tutti questi vagabondi non ce ne sono. Dobbiamo prima pensare al nord che ha già i suoi problemi e denaro da dare ai terroni non ce n’è! Hai capito? Fai una bella ordinanza dove riapri tutto così sperimentiamo, sulla pelle dei terroni, due cose. La prima: vediamo se così facendo si contagiano tra di loro e a che livello. La seconda: si può testare, finalmente, con un primo esperimento scientifico, come acquisire, a spese dei terroni, l’immunità di gregge… che pare essere l’unica via d’uscita reale da questo tunnel… e poco importa se a rimetterci la lana saranno i calabresi, tanto per Salvini e Jole altro non siamo che un gregge di pecore.