La vittoria ai calci di rigore sulla Juve (4-2 dopo lo 0-0 nei tempi regolamentari) vale al Napoli la conquista della Coppa Italia e regala il primo trofeo in carriera da allenatore a Gennaro Gattuso. Una vittoria che l’allenatore calabrese ha celebrato nel post partita: “A volte succedono cose che una persona non accetta, ma il calcio mi ha dato tanto e per questo faccio questo lavoro con grande passione. Non posso mai mollare di una virgola. Tante volte mi arrabbio perchè voglio vedere passione. Non ho nessun rimorso, perchè ho fatto di più di quello che potevo fare. Voglio avere rispetto e senso di appartenenza da parte dei miei giocatori. C’è un Dio del calcio che ti premia quando fai le cose per bene“.
Gattuso guarda anche al futuro, con 12 partite di campionato e un posto in Champions League da inseguire: “Abbiamo il dovere di fare queste ultime 12 partite con rispetto, non dobbiamo pensare che possiamo mollare dopo aver raggiunto questo obiettivo. Abbiamo il dovere di provare ad arrivare in Champions. Abbiamo tanti punti di distacco, ma sicuramente ci proviamo”. L’allenatore ribadisce il concetto anche in conferenza stampa e dedica il successo a tutto il gruppo Napoli: “Questa vittoria è di tutti: dello staff, della gente che sta con noi e che lavora anche 18 ore al giorno, prima di mandarmi a quel paese. Seguo il mio istinto, a volte mi sento un toro. Questo è il mio segreto. E’ il primo trofeo da allenatore, stanotte mi sono svegliato un paio di volte, pensavo se avessi perso questa finale. Sapevo che era difficile, ma sono contento di avere vinto. Stasera mi sento molto orgoglioso“.
Solo un paio di settimane fa la tragedia della morte della sorella, lo shock, le lacrime, il blitz in Calabria per il funerale. Poi la rincorsa all’impresa, i miracoli di Ospina contro l’Inter e l’apoteosi in finale contro la Juve. Le emozioni vissute da Gennaro Gattuso in meno di una settimana sono forse superiori a quelle che un comune mortale vive in un’intera esistenza.
L’esultanza dopo il rigore decisivo di Milik, i pugni stretti, il bacio al cielo per chi non c’è più ma è felice per il trionfo del fratello. Poi l’adunata. Alla Al Pacino, un discorso che parte dall’abbraccio a Callejon, che andrà via da Napoli a fine campionato e si lascia andare a qualche lacrima, e si conclude con due minuti di arringa che è uno sprone per il prosieguo della stagione: “Passione” e “senso di appartenenza” sono i concetti chiave del pacato ma fermo discorso di un Ringhio in versione Al Pacino di Ogni maledetta domenica. L’obiettivo di Gattuso è far restare sul pezzo la squadra. Ora sarebbe estate, sarebbe tempo di vacanze, ma non si può, bisogna rincorrere il sogno Champions e il campionato è ancora lungo: “Giochiamo ogni tre giorni, giochiamo tutti” dice Rino. Gli fa eco De Laurentiis, gongolante per fresco trionfo. Il presidente alza l’asticella: “Ora andiamo a prenderci anche la Champions”. Poi l’urlo liberatorio, un altro abbraccio e infine via, a sollevare l’agognata e meritata Coppa Italia.









