Catanzaro. Come mai e perché Gratteri ha fatto pedinare il pm Tridico?

Nella scorsa estate abbiamo pubblicato le dichiarazioni spontanee dell’ex procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla, rese davanti al Gup di Salerno nel procedimento penale che lo vede imputato insieme all’ex maresciallo dei carabinieri forestali Carmine Greco, alla titolare della Stm, società operante nel campo delle intercettazioni telefoniche, Marisa Aquino e all’amministratore Vito Tignanelli di professione poliziotto, tutti accusati di corruzione in atti d’ufficio e falsità ideologica. Due capi di imputazione pesanti che il magistrato Eugenio Facciolla ha respinto con fermezza. E lo ha fatto “sciorinando”, passo passo, e per ben tre ore, episodi che dimostrano la pretestuosità dell’accusa. Facciolla definisce senza mezzi termini la sua situazione giudiziaria un vero e proprio omicidio professionale.

Tra i tanti episodi che il dottor Facciolla racconta ce n’è uno in particolare che ha catturato il nostro interesse ed è quello in cui riferisce e si chiede cosa c’entrasse lui – a riprova della pretestuosità delle accuse – nei rapporti intercorsi tra il pm cosentino Bruno Tridico e il maresciallo dei carabinieri Carmine Greco in relazione ad una denuncia che il maresciallo “intendeva sporgere per un articolo diffamatorio pubblicato dal Quotidiano della Calabria”, così come risulta dal fascicolo datato 30 marzo 2018. Un “rapporto”, riferisce Facciolla al giudice, intercettato dal Ros su delega di Catanzaro: “Il dottor Tridico, che presta servizio presso la procura di Cosenza, è stato pedinato dal Ros su delega di Catanzaro (leggi Gratteri), è stato intercettato nel mentre (e in altre diverse occasioni) era presente con Greco, oltre alla telefonata con Greco in quel di Roma, inoltre (su Tridico)  sono state fatte attività (investigative) mirate a verificare il perché, il per come, e con quale macchina era stato prelevato il dottore Tridico”.

Facciolla specifica che ad essere intercettato non è il maresciallo Greco, ma bensì il pm Tridico, e questo più che provare le responsabilità di Facciolla, dimostra in maniera inequivocabile le “forzature” di Gratteri in materia di rispetto del Codice e della Costituzione. Cosa c’entra Facciolla con le conversazioni intercorse tra Tridico e Greco, intercettate dal Ros, francamente non si capisce, come non si capisce il perché questo fascicolo è finito nell’inchiesta su Facciolla. Se mai, dice Facciolla, questo serve a dimostrare una sola cosa: “una volta acquisita (da parte di Gratteri) la primissima notizia (sul “coinvolgimento” di Tridico negli affari di Greco) la procura di Catanzaro avrebbe dovuto trasmettere gli atti a Salerno, ed invece questi atti li troviamo presenti nel mio fascicolo”. Come mai la procura di Salerno non ha mai ricevuto questi atti relativi alle intercettazioni del dottor Tridico? Ma soprattutto, ci chiediamo noi, come mai e perché Gratteri faceva pedinare Tridico? Cosa avrà scoperto, cosa avrà ascoltato? Qualcosa di pesante sicuramente. Il che potrebbe giustificare la mancata trasmissione degli atti a Salerno, forse che Gratteri protegge qualcuno (o più di uno)?

Certo è che il dottor Gratteri, se così è, su Cosenza sa molto di più di quanto pensiamo. Intercettare e pedinare un pm come Tridico, significa entrare direttamente nel sottobosco della malagiustizia cosentina. E di cose “tinte”, Gratteri ne avrà ascoltate. Vedremo se stavolta vorrà rendere conto, non solo ai suoi superiori, del perché di questa forzatura, ma soprattutto ai cittadini, di questa sua “attività”. Gratteri ha il dovere di dire ai cittadini se del Tribunale di Cosenza ci si può fidare e questo non è cosa da poco. Ma ormai aspettiamo da anni e nel frattempo a Cosenza la massomafia che comanda il Tribunale di Cosenza continua a delinquere pressoché indisturbata. Fino a quando?