Cosenza vecchia non accetta speculazioni
di Stefano Catanzariti
Voglio partire da una storia, sullo spunto dato dal professore Battista Sangineto, per arrivare ad una morale.
Per anni migliaia di lavoratori hanno trovato una voce sulla loro busta paga che indicava un contributo per il fondo Gescal.
Un fondo per la costruzione e la manutenzione delle case popolari e per l’assegnazione della stessa. Fondi quindi destinati all’edilizia popolare.
La regione Calabria negli anni ha trasformato quei fondi, li ha modificati, cambiandone la destinazione d’uso.
Quei fondi, in Calabria, ed in particolare a Cosenza, andranno poi a finire in un infrastruttura, ovvero il ponte di Calatrava per un totale di 10 milioni di euro.
Per costruire il ponte, l’amministrazione decide di rifarsi sui privati ed espropriarli dai loro beni, acquisendo i terreni. Alcuni privati aspettano ancora il pagamento dal Comune.
Sul centro storico invece vengono stanziati 90 milioni, destinati solo ad opere e strutture pubbliche e solamente per attività culturali.
Nel corso degli anni viene ripetuto come un mantra che la proprietà privata sia un vincolo invalicabile e insuperabile.
La morale è chiara.
Nel primo caso è stato fatto ciò che viene definito impossibile attuare nel secondo caso.
Ciò dimostra che, non esistono vincoli invalicabili , ma che tutto sta alla volontà politica di realizzare alcuni interventi e che come detto da Marta Maddalon in conferenza, le norme e le leggi non possono essere considerate come le tavole date a Mosè sul monte Sinai, ma che bisogna considerare i reali bisogni, le condizioni specifiche di un luogo e le contingenze.
Quello sul centro storico doveva essere un piano strategico di recupero e di rinascita, ma ciò non è.
Non è questo il metodo che si doveva adottare sul nostro Centro storico.
Abbiamo espresso i nostri innumerevoli dubbi sulla destinazione dei fondi Cipe, documentando sulla quasi totalità degli interventi la presenza di vecchi finanziamenti, lavori di messa in sicurezza e riqualificazione eseguiti in tempi recenti e finanziamenti in corso di realizzazione che vanno a duplicarsi in quasi tutti i casi (legge di bilancio 2017, finanziamenti Mibact, Agenda Urbana, Schede Rendis etc.)
Inoltre confrontando il Cope di Cosenza con gli altri Cipe di Taranto e Napoli, si evince come questi siano parte di un percorso che viene da lontano e che andranno a potenziare un percorso iniziato ormai da tempo, come ha illustrato Alessandra Carelli.
La conclusione fatta da Francesca Canino è condivisa anche da una buona fetta del centro storico. Se i 90 milioni devono essere strumento di speculazione, di finanziamento indiretto di politici e partiti, sostentamento per i soliti “illuminati” della città, allora è meglio rimandarli al mittente!