Se c’è una cosa che gli aspiranti sindaci devono sempre fare, quando convocano una conferenza stampa, è quella di far trovare agli intervenuti (per non dire solo giornalisti, visto che c’erano anche i non professionisti) un ricco e sostanzioso buffet.
Guai se non è così. La prima volta una dimenticanza così grave può essere anche perdonata, magari perché l’aspirante ancora non conosce gli usi e costumi locali, ma la seconda volta no. Perché si presume che l’aspirante sindaco, nel riconvocare una conferenza stampa, questa volta si sia informato sul folclore locale, a maggior ragione se si ha la pretesa di guidare la comunità.
Aggiungi a questo la convocazione all’ora dell’aperitivo che arriva fino all’ora di pranzo, e l’affronto è servito. Che non è il pranzo. Come si è già capito.
Un errore madornale nel quale ancora una volta incorre un inesperto Presta. Evidentemente mal consigliato. Ma come, Lucio, dopo averci sfiancato per più di un’ora, alla fine neanche, che so, due patatine, un tramezzino, na biretta? Giusto per spracchiare. Niente, il manager dei vip non cede, e nonostante la mia reprimenda non corre ai ripari.
Suggerisco allora ad una delle sue collaboratrici di chiamare il bar. Ma capisco che fa ricchia i mercanti, con la scusa di parlare con questo o con quello. La conferenza è finita da alcuni minuti (è quasi l’una) e l’unica cosa che circola nella sede di Amo Cosenza, come sgrano e chiarenza, sono delle tristi e minute bottigliette d’acqua minerale, di varie marche.
Cerco di insistere un pochino, sempre con garbo e cortesia, vista anche l’ora, e poi perché ci avevo sperato, con la scusa di andare alla conferenza stampa contavo di mangiare lì. Ma tutti gli organizzatori e collaboratori di Lucio fanno finta di non sentirmi.
Girano le stanze stanze con fogli in mano e fanno a mossa di essere impegnati, come a dire: scusaci, non lo vedi che siamo impegnati a lavorare, non abbiamo tempo per il bar. Provo ad esternare per qualche secondo il concetto di “pensiero meridiano”, ad uno dei collaboratori, per renderlo edotto dell’importanza del buffet a queste latitudini, che suo malgrado sono riuscito a fermare, ma subito tira fuori il telefonino, a nonna, e mi lascia lì da solo, con la scusa di una telefonata urgente. Ho capito che non si abbuscha niente.
Ripiego su Massimo Clausi, che aggancio con la scusa di scambiare due chiacchiere sulla situazione del PD, quando sto per chiedergli ma paghi ancuna cosa, il tempo di girarmi ed è sparito. Non lo trovo più. Anche lui ha capito dove voglio andare a parare, e subito si butta nel primo capannello utile, con fare di chi sembra interessato ad una discussione importantissima, quindi non ha tempo per andare al bar.
Volevo provarci anche con Maria Francesca Fortunato, con la scusa di scopiazzare dai suoi appunti i contenuti della conferenza di Presta, magari seduti ad un tavolino di un bar, meglio se una rosticceria, ma la presenza di Rosita Gangi vicino a lei mi ha inibito.
Ho pensato, con Maria Francesca c’è una certa confidenza, ci conosciamo da tanto tempo, ma con Rosita no, potrebbe pensare ma guarda chi piddrizzuni questo. E siccome la Rosita esercita un certo fascino su di me, ho desistito, con la speranza di non bruciarmi sin da subito con lei. Non si sa mai.
Non resta che tentarci con Saverio Paletta, non prima di aver tentato un timido approccio con Antonio Ricchio. Che conosco come firma. E a vederlo di persona così minuto, giovane, da quello che scrive me lo immaginavo un tipo alto, forzuto, avanti con l’età, pieno di esperienza, non me la sono sentita di chiedergli: mi porti al bar?
L’ultima possibilità è Paletta, che appena mi vede mi dice: fumiamoci una sigaretta. Tira fuori il pacchetto e mi offre una sigaretta, che io rifiuto perché troppo forte, preferendo le mie. Saverio coglie la palla al balzo, appoggiando la sua scusa per non portarmi al bar sul mio rifiuto a prendermi la sua sigaretta, cosa che non era mai avvenuta prima d’ora, dicendomi: u vì ccu saluti adesso hai più soldi di me. E’ vero che ho commesso l’errore grave di non prendermi la sigaretta, e che Saverio è stato bravo a girarmela subito, ma che facciamo…ho pensato…non è che adesso finisce che circamu saluti aru spitali?
E prima che qualcuno utilizzi questa affermazione di Saverio, contro di me, alla chetichella, come hanno fatto gli altri, prendo bagagli e bagattelli e silenziosamente mi avvio fuori, con più fame di quando sono entrato. E con un dubbio che assale la mia coscienza: ma a questa conferenza stampa ci sei venuto per sentire quello che ha da dire Presta, e riferirlo ai lettori, o per svoltare il pranzo? Per svoltare il pranzo, è ovvio, anche se ritornando in redazione mi viene in mente una frase del grande Totò, che giustifica il mio elemosinare un tozzo di pane: a volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame. La mia autostima è salva.
Giusto per la cronaca, e per recuperare almeno una 20 da Carchidi, Presta ha detto che lui si candida. È ufficiale. Non parteciperà alle primarie del PD. Che non va appriassu a nessuno, e ben venga chi ha voglia di costruire. La sua porta è aperta a tutti quelli che come lui amano Cosenza. Tutti i candidati delle sue liste saranno valutati personalmente da lui. Onestà, competenza, merito, e legalità, le sue parole chiavi. Nessun politico di professione nelle sue fila. Molte le idee che vuole mettere in campo. Sogna una città a misura d’uomo, giusta e solidale. Dove nessuno è escluso. Nei prossimi giorni oltre a formalizzare le liste, inizierà a costruire il programma per la città, con tutti i cosentini. Strada per strada, via per via.
Ah, cosa importante, ha detto che lui quello che dice fa. La strada che ha scelto sin dall’inizio è quella che intende percorrere, senza cedere a compromessi, spartizioni, insomma a tutto ciò che non è interesse pubblico. Se non fosse stato per il buffet, direi che in fondo ha saputu parrà ma anche c’addi scinna i su quatru…
GdD