L’appaluso a Tallini, conferitogli dall’assemblea regionale al suo rientro in aula dopo la nota vicenda giudiziaria che lo vede ancora coinvolto, è lo specchio della nostra società. In Calabria al peggio non c’è mai fine. Il “senso di vergogna” non appartiene di certo a questa nostra classe politica. Se da un lato è vero che chiunque è innocente fino al terzo grado di giudizio, dall’altro è anche vero che esiste una verità storica che non ha bisogno di “formalità giuridiche” per essere accettata e condivisa. Come a dire: in ogni città o paese calabrese, e non solo, esiste il “malandrino”, tutti sanno chi è ma nessuno da tale lo indica.
Malandrino che spesso e volentieri gode di impunità, specie a queste latitudini, dove si sa che esiste “certa magistratura” disposta, dietro lauto pagamento, a far finta di niente, e le inchieste in corso ad opera della procura di Salerno confermano questo squallido mercato della giustizia. Ed è per questo che il vero malandrino, il pezzo da novanta, riesce sempre a cavarsela di fronte alla legge. Il che non vuol dire che è innocente, e lo sa bene il taglieggiato, il ricattato, lo strozzato, il corrotto, il fiancheggiatore, il servitore dello stato infedele. In “paese” si sa tutto di tutti, e non tutto è ascrivibile al mero pettegolezzo. Come campi e da dove arriva il tuo benessere è cosa risaputa: se giri con un’auto da 70mila euro e abiti in una mega villa con piscina, e non fai un cacchio dalla mattina alla sera, è chiaro a tutti, anche a chi fa finta di non vedere, che l’origine di tale ricchezza non può prescindere dall’intrallazzo.
L’appaluso a Tallini è un chiaro segno di unità della paranza di fronte all’offensiva giudiziaria, contro i massomafiosi, portata avanti dalla Dda di Catanzaro. I politici, quando si parla di potere e denaro, sono tutti amici. Le divisioni politiche negli intrallazzi non esistono. Nel loro mondo vale una sola regola: fare soldi. E ogni “modo” è lecito. Anche lucrare sulla salute dei cittadini, E Tallini di questo è accusato: riciclava denaro proveniente dai clan nel business delle farmacie. Ed in particolare sui farmaci antitumorali.
“Con i farmaci faremo 100 milioni l’anno”. “Giovà…, gli antitumorali che costano 2mila euro, gli ospedali li comprano a mille, e nell’Inghilterra li vendono a 5mila. Quindi tu compri a mille e vendi a 5mila. Allora se noi entriamo con due ospedali, che ti danno 10 farmacie…”.
A parlare sono i boss della ‘Ndrina Grande Aracri, famiglia originaria di Cutro, che di Tallini dicono: “Alla fine lo vedi lui (riferito a Tallini, ndr) come ci rispetta senza che andiamo…e quando lo chiamiamo, lo vedi subito, taaac, a disposizione”.
Sta in queste parole pronunciate dai boss, il senso dell’applauso a Tallini: i politici eletti dai calabresi, applaudono il bravo compare, l’amico degli amici. L’applauso è riferito alle sue capacità di intrallazzare, ma va anche letto come il giusto rispetto che si deve a chi come Tallini è arrivato così in alto. Mancava solo il baciamani finale. Chi è Tallini e cosa ha fatto nella sua vita per raggiungere il posto che attualmente occupa lo sanno tutti, ma nessuno lo può dire. Non serve una sentenza per affermare questo. Nel suo “paese” lo sanno anche le pietre a chi appartiene Tallini. Lo sanno anche i suoi elettori chi è realmente Tallini, spesso avvicinati dagli amici degli amici. E lo sa anche lo stato che qui, come abbiamo detto, è abituato a girare la faccia dall’altra parte.
E così chi meriterebbe il pubblico disprezzo, finisce con l’essere osannato dal Consiglio regionale. È proprio vero: ogni popolo ha il governo che si merita. Se i calabresi continuano a votare da 30 anni sempre gli stessi una convenienza, al netto di ogni forma di autolesionismo, a questo punto viene da pensare che c’è! Altrimenti non si spiega il perché votare uno come Talllini. In Calabria, diciamolo, nessuno è innocente, compreso Tallini.