Attentato-bufala a Granata, la procura di Cosenza ci riprova

Maximiliano Granata,e Occhiuto

La strana coppia: Donatella Donato e Marisa Manzini. Una un bala e l’atra un serva…

Due magistrati, di cui addirittura uno procuratore aggiunto, davanti al dilagare della corruzione e del malaffare a Cosenza, continuano a dare importanza a uno (pseudo) attentato intimidatorio ai danni di uno dei più famosi imbroglioni della città.

Lui, Maximiliano Granata, presidente del Consorzio Valle Crati e sempre più in bassa fortuna dopo l’annullamento della gara milionaria per la gestione della depurazione cosentina, non trova di meglio da fare che inventarsi attentati… Anche perché la sua gentile consorte, la signora Lucia Angela Marletta, è una collega delle due “gigantesse” della nostra procura-porto delle nebbie.

Secondo il teorema di Granata, della moglie e dei due magistrati, ad incendiare la macchina del presidente del Consorzio, il 5 maggio dello scorso anno, sarebbe stato Francesco Pezzulli, ex dipendente dell’impianto di Coda di Volpe.

Chi legge il nostro sito sa chi è Francesco Pezzulli.

Francesco, meglio conosciuto come lo smilzo, è stato un ragazzo dal passato burrascoso, conosciuto alla cronaca locale come colui il quale riuscì ad evadere dall’aula bunker durante una delle udienze del processo Garden. Ma che da quando ha finito di pagare il suo conto con la giustizia (ormai da un bel po’ di tempo) fila dritto. Ha cinquant’anni, una moglie e una figlia e deve pensare a come mandare avanti la famiglia. Per questo non disdegna lavori pesanti. Infatti ha lavorato come manutentore stradale per molti anni.

E per circa un anno ha lavorato anche al depuratore di Coda di Volpe.

Non ci vuole molto a capire che qualcuno lo sta mettendo in mezzo. Ha un passato burrascoso, lavora al depuratore e ha l’identikit ideale per fare l’attentatore serale.

Manzini-Marisa

La pm Donato (con l’appoggio di Marisa Manzini, meglio conosciuta come Marisa La Nuit) fa di tutto per trovare testimoni e indizi contro Pezzulli.

Addirittura un testimone che avrebbe visto quella notte una persona scendere da una automobile rossa (guarda caso quella di Pezzulli) con un contenitore di benzina e appiccare fuoco all’auto di Granata.

Questo signore, Francesco Greco, riconvocato in procura, però, confermava di non poter riconoscere con assoluta certezza l’autovettura di Pezzulli. E questa sarà la base per sbugiardare Granata da parte del GIP Salvatore Carpino, che qualche mese fa rigettava in tronco la richiesta di arresto nei confronti di Pezzulli da parte delle “magistrate coccodè” (Marletta, Donato e Manzini).

“… Tenuto conto del fatto che “l’identità” riscontrata da Francesco Greco è limitata al modello ed al colore dell’autovettura visionata, non può, evidentemente, attribuirsi il necessario grado di “certezza” al riconoscimento effettuato dal Greco, salvo ipotizzare (ma mancano i relativi riscontri) che L’UNICA autovettura Peugeot 106 esistente di colore rosso e con determinate caratteristiche strutturali, sia quella in uso a Francesco Pezzulli…”.

Non solo.

“In assenza dei necessari riconoscimenti in ordine ai soggetti che si trovavano a bordo dell’autovettura in questione (il Greco precisava di non essere in grado di riconoscerli), non può neppure escludersi che il Pezzulli quella sera non era, in realtà, a bordo dell’autovettura”.

“Si ritiene, in definitiva, che il quadro accusatorio nei confronti del prevenuto non sia affatto sufficiente per affermare, con la dovuta tranquillità, il suo coinvolgimento (diretto o indiretto) nel grave danneggiamento dell’autovettura in uso a Maximiliano Granata”.

Bene, davanti ad un dispositivo così chiaro e davanti ai pochissimi altri indizi nei confronti di Pezzulli, ogni magistrato serio avrebbe lasciato perdere ma non le nostre “eroine”, che hanno reiterato la richiesta di arresto anche alla Corte d’Appello di Catanzaro. Ricevendo la stessa risposta: niente arresto, tornatevene da dove siete venute (cioè dal pettinare le bambole, attività preferita di entrambe le nostre giudicesse).

E in effetti anche i giudici di Catanzaro, sia pure non irridendo le nostre “eroine” come aveva fatto invece il GIP Carpino, non hanno ritenuto che Pezzulli dovesse essere arrestato.

A distanza di pochi giorni, noncapiscoperchètuttiquanticontinuanoachiamarmiDonatella e Marisa La Nuit tornano alla carica e avvisano Pezzulli che hanno… concluso le indagini.

Ora, cari lettori, ma è mai possibile che dobbiamo assistere inermi e inerti a quello che continuano a proporci dalla procura di Cosenza per tutelare i loro amici e i loro amici degli amici?