Rinascita Scott. In abbreviato Gratteri chiede 84 condanne e 6 assoluzioni

Cinque udienze per la requisitoria, quattro pubblici ministeri, 90 imputati, 84 richieste di condanne e 6 assoluzioni: è il bollettino del troncone in abbreviato di Rinascita Scott, il maxi processo contro le cosche vibonesi e sui presunti legami intrecciati con colletti bianchi, imprenditori, forze dell’ordine, politici e pubblici funzionari.  Il luogo fissato per la celebrazione dell’udienza è l’aula bunker di Lamezia Terme, dove domani proseguirà il rito ordinario con 355 imputati.

La procura oggi ha chiesto la condanna per i collaboratori di giustizia di Vibo Valentia, Bartolomeo ArenaGaetano Cannatà e Michele Camillò, oltre ad Emanuele Mancuso di Nicotera, figlio del boss Pantaleone Mancuso (detto “l’Ingegnere”).

Rischiano la pena anche l’imprenditore e avvocato di Vibo Valentia, Vincenzo Renda (recentemente il Tdl lo ha rimesso in libertà, revocando gli arresti domiciliari) accusato di associazione mafiosa, e l’ingegnere Marcello Fiumara, 64 anni, accusato di concorso in abuso d’ufficio (con l’aggravante mafiosa) con l’ex sindaco della stessa città, Gianluca Callipo, a sua volta coinvolto nell’inchiesta (in ordinario), per la vicenda della gestione di un’attività ristorativa nel comune in provincia di Vibo Valentia.

Vale lo stesso per Domenico Camillò, 79 anni, accusato di essere a capo della ‘ndrina di Vibo Valentia dei Pardea-Camillò-Macrì; Orazio De Stefano, al vertice del clan di Reggio Calabria; Carmelo D’Andrea di Vibo Valentia, alias “Coscia d’Agnejiu”; Michele Fiorillo, detto “Zarrillo”, di Piscopio; Nazzareno Franzè, detto “Paposcia”, di Vibo Valentia; Pasquale Gallone di Nicotera Marina (indicato come vicino al boss Luigi Mancuso); Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona; Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona; Salvatore Morelli di Vibo Valentia, ancora latitante; Domenico Macrì, alias “Mommo”; Gregorio Niglia di Briatico; Salvatore Tulosai di Vibo Valentia; Giovanni Rizzo di Nicotera; Leoluca Lo Bianco, di Vibo Valentia; Francesco Antonio Pardea, di Vibo Valentia; Domenico Pardea, di Pizzo Calabro.

Chiesta l’assoluzione per: Francesca Comito, Matteo Famà, Girolamo Giardino, Michele Giardino, Fabio Scalamandrè e Raffaele Solano. 

I reati contestati sono a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, tentato omicidio, omicidio, estorsione, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato, traffico di droga. Nel mirino la cosca di Limbadi, guidato dal boss Luigi Mancuso e le sue capacità di infiltrazione negli apparati dello Stato: dalla politica all’avvocatura, dalle forze dell’ordine all’imprenditoria. Il 19 dicembre 2019, giorno dell’operazione, vengono arrestati in una notte 334 persone per un totale di 416 indagati. Nel corso dei mesi, il Tribunale della Libertà, lo stesso gip che ha emesso l’ordinanza e la Cassazione modificheranno o revocheranno oltre 200 misure cautelari: circa 59 revoche/riforme post interrogatorio garanzia o 299 istanza al gip.; 132 annullamenti e/o riforme TdL; 40 annullamenti (di cui 16 senza rinvio) dalla Cassazione.

Poi l’indagine si allarga e l’11 agosto 2020 i numeri diventano definitivi: 457 richieste di rinvio a giudizio. Stralciate,  rispetto all’avviso di conclusione indagini, 22 posizioni. La palla passa all’aula bunker di Rebibbia, a Roma, dove 90 imputati scelgono il rito abbreviato, gli altri 356 optano per l’ordinario: quest’ultimi vengono tutti rinviati a giudizio (tranne uno, deceduto) e il processo è in corso a Lamezia Terme, nella nuova aula bunker.

La requisitoria dell’abbreviato è iniziata il 27 gennaio (continuata 5, 12, 19 febbraio e oggi) ed è stata portata avanti dai pm Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso. Oggi presente in aula il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, che ha letto le richieste di condanne per un troncone del processo da lui definito come “il più importante dopo quello del maxi processo in Sicilia”.

Oggi il gup Claudio Paris ha ascoltato la parte finale della tesi accusatoria, conclusa con la formalizzazione delle richieste di condanna e assoluzione. Dalla prossima udienza inizieranno le discussioni degli avvocati, chiamati a ribaltare o alleggerire il castello accusatorio di un segmento dell’intero processo. Il calendario delle prossime udienze: 12 marzo, 19 marzo, 26 marzo, 9 aprile, 15 aprile, 30 aprile, 7 maggio, 14 maggio, 21 maggio. Fonte: La Nuova Calabria