La Bernaudo, responsabile della “spedalità privata”, continua a fare il bello e cattivo tempo nell’ufficio. E al telefono si lascia andare, in tranquillità, a trame di potere. «Trovami tutte le prestazioni specialistiche di questi qua ma mi raccomando, non dire niente a nessuno…».
«Trovami tutte le prestazioni specialistiche fornite da questi qua, tutte. Ma mi raccomando, non dire niente a nessuno…».
Giuliana Bernaudo non sa o non immagina o magari non gliene frega niente che mentre è al telefono c’è qualcuno che la ascolta. Per cui si lascia andare, in tranquillità, a trame di potere. «Trovami tutte le prestazioni specialistiche di questi qua ma non dire niente a nessuno…».
Non fosse per l’ultimo periodo non ci sarebbe niente, o quasi, di male. La responsabile della “spedalità privata” all’Asp di Cosenza che si informa sulle prestazioni erogate da uno dei privati accreditati ci può pure stare. Ma è quel «non dire niente a nessuno» che dà la cifra del suo gestire il potere enorme che ha con spregiudicatezza e con finalità che sono evidentemente ben lontane da quelle dei pubblici uffici. Perché allora Bernaudo si interessa e si informa sulle prestazioni di tizio e caio senza che se ne sappia nulla? Cosa prepara e cosa lascia bollire in pentola?
Del resto avevamo già scritto del suo potere enorme che ha, a capo dell’ufficio più importante che c’è, dentro l’Asp più grande che c’è in Calabria a non solo. E come tutte le sedie che scottano, dalle nostre parti, ecco l’immancabile violazione di legge perché proprio lei, la Bernaudo, come ormai sanno anche le pietre, non ha i requisiti per stare seduta dove si trova adesso. È “solo” una biologa e dovrebbe avere ben altri titoli che ovviamente non ha. Notizia questa che conoscono tutti e che però diventa, paradossalmente, il suo punto di forza perché proprio grazie a questa violazione, che tutti conoscono, nessuno la tocca. Il perché è presto detto, elementare. Più si è ricattabili dentro le stanze che contano dell’Asp e più i “lupi” si avvicinano e gradiscono. Lupi dentro l’ufficio, lupi che con vestiti di avvocato vengono da fuori e lupi che si travestono da partite Iva. Il “bosco” gradisce che la Bernaudo sia ricattabile e infatti nessuno la tocca, almeno fino ad ora. Da qui la spensierata spregiudicatezza della pupa dei boss che trama e organizza facilmente cordate da agevolare e altre da ostacolare. E parla con serenità al telefono a proposito di questo o quel gruppo da ispezionare ma in forma strettamente riservata.
Ma qualcuno che “ascolta” c’è sempre e anche per tutti, bosco e lupi compresi, visto che l’Asp di Cosenza è attenzionata da almeno 3 procure. Quella di città, intanto, ma tutti sanno che non fa testo, considerato che è il porto delle nebbie guidato dal Gattopardo, il numero uno dei corrotti. Non fosse altro perché gli tocca e perché da qualche tempo ha capito che rischia seriamente il fondoschiena. Poi c’è la procura di Catanzaro a drizzare le antenne sull’Asp di Cosenza perché ci sono carte che scottano e che finiscono in dipartimento regionale ma anche perché l’inevitabile abbraccio con qualche consorteria mafiosa porta per forza tutto da Gratteri. E poi c’è anche la procura di Salerno che potrebbe aver acceso i riflettori sulle porcherie interne all’Asp di Cosenza e ovviamente sul Gattopardo. Questo è più difficile da spiegare ma è molto più semplice da capire. Soprattutto in previsione di alcuni accadimenti prossimi che potrebbero disvelare tutto con una semplicità disarmante.