Lamezia, a “condannare” De Magistris fu la cricca di Murone: c’è anche Curcio tra i magistrati coinvolti

Fu una cricca di magistrati della Dda di Catanzaro tutt’altro che irreprensibili a togliere dalle mani di Luigi De Magistris le inchieste scottanti sul “sistema” massomafioso della Calabria. Oggi quelle vicende tornano alla luce perché il Csm incredibilmente ha nominato procuratore della Dda proprio uno dei protagonisti di quelle vicende.

Ma procediamo con ordine. Salvatore Murone, procuratore aggiunto a Catanzaro all’epoca di Why Not e Poseidone, fu imputato per corruzione in atti giudiziari a Salerno. Assolto in primo grado dopo che però furono spazzati via i magistrati – De Magistris in testa – che avevano indagato sul Sistema Calabria. In appello si riconosce l’abuso d’ufficio poi prescritto per la revoca di Poseidone ed avocazione Why Not. De Magistris ha rievocato quelle vicende in particolare in una trasmissione di qualche anno fa, “Piazza Pulita su La7, non citando mai Murone quando gli fu chiesto dell’inchiesta Why Not che gli fu avocata dal Procuratore Generale Dolcino Favi. Murone presentò querela alla Procura di Lamezia Terme.

Il procuratore Curcio

E il Procuratore della Repubblica di Lamezia sapete chi era? Ma sì, proprio lui, Salvatore Curcio, oggi incredibilmente nominato capo della Dda di Catanzaro, che all’epoca invece fu indagato e perquisito, insieme a Murone ed altri, nello stesso procedimento dai pm della procura di Salerno Nuzzi, Verasani ed Apicella. Perquisizione in ufficio, a casa e personale. Curcio fu anche quello a cui Lombardi, Murone e la Procura Generale affidarono Poseidone e Why Not e lui fu rapido e sbrigativo a richiedere l’archiviazione di Pittelli, nonostante fatti gravissimi, molti dei quali identici a quelli oggi a processo in Rinascita Scott e che hanno portato alla condanna dell’avvocato catanzarese in primo grado a 11 anni di carcere. Il consulente Piero Sagona, nominato dal Dr. de Magistris, aveva evidenziato tutti gli elementi di riciclaggio del denaro sporco. Poi i legami con gli uomini di Mancuso. E dalle indagini evidenti erano elementi corruttivi e di massoneria deviata.

Il pm titolare dell’indagine per diffamazione era Emanuela Costa, figlia di Elio Costa, massone, già Procuratore della Repubblica di Crotone e Vibo Valentia, poi Sindaco in quota Forza Italia a Vibo Valentia. Agli atti delle indagini della Procura di Salerno su verbali resi dal Dr. de Magistris vi è anche il nominativo di Elio Costa. Tutto normale, nessuno si astiene, tutto tace. Inoltre, Murone, Curcio e Costa appartenevano alla stessa corrente in magistratura, magistratura indipendente. Era tutto preconfezionato a Lamezia… Ora qualcuno ha detto che a Catanzaro è tornato il Sinedrio. Si può dargli torto?