E’ da qualche giorno che per le scale della prefettura sale e scende un misterioso emissario romano, proveniente da un ministero importante: quello degli Interni.
Sono almeno già due gli incontri avvenuti tra mister X e il prefetto di Cosenza sua Eccellenza il dottor Gianfranco Tomao, nelle ultime settimane. Come lo sappiamo? Siamo a conoscenza del nome di mister X, l’emissario romano, che per ovvie ragioni non possiamo fare, ma qualora qualche magistrato integerrimo volesse approfondire, visto che ci chiamate spesso, non ci tiriamo indietro neanche questa volta.
Dico questo perché come spesso avviene da noi, c’è qualcosa che non quadra in questi incontri. Veniamo al sodo: l’argomento tra mister X e il prefetto è l’inchiesta in corso sul voto di scambio politico/mafioso a Cosenza.
L’emissario reca un messaggio chiaro al prefetto: il Ministro dell’Interno Alfano, dopo essersi consultato con il Ministro della Giustizia Orlando, si interroga se è opportuno o meno far scattare una operazione di polizia a questi livelli a Cosenza, a ridosso di una importante tornata elettorale, e soprattutto in un clima fortemente avvelenato come quello che attraversa oggi le varie componenti politiche presenti in città.
Una “domanda” di cui non si capisce bene la natura. Potrebbe anche voler significare altro: un consiglio celato da domanda, un avvertimento travestito da interrogativo, un inciucio camuffato da quesito. La proposta di un intrallazzo truccato dal dubbio. Boh.

Le letture possono essere molteplici. Ma già il sol fatto che una eventuale azione della magistratura, nei confronti di mafiosi e politici corrotti, venga discussa, nella stanza del prefetto, fa pensare perlomeno, a qualcosa di oscuro. Che non deve essere resa pubblica. I soliti “affari di stato”, dove a muoversi sono sempre i vari mister X dei servizi.
Già, perché è quantomeno stravagante che l’azione della magistratura libera ed indipendente, se deve essere esercitata o meno, venga discussa tra due persone non titolate a parlare di questo, in una “segreta stanza”. Non fosse stato per le buone orecchie che abbiamo un po’ dappertutto, segno evidente che esiste gente onesta, questa cosa non l’avrebbe mai saputa nessuno. Tranne chi la sta organizzando, si capisce.
Il prefetto può discutere come vuole e con chi vuole, ma non può intromettersi, nè influenzare l’agire dei PM, che sono i soli a decidere quando e come far scattare una operazione di polizia. Indipendentemente dalle elezioni, o da altro.
Il PM, nell’eseguire un provvedimento che ritiene necessario per la sicurezza pubblica, non può porre nessuna valutazione politica ai fini della sua esecuzione o meno. Se c’è il reato si procede, punto e basta. Altrimenti il problema non esiste. Perciò mi chiedo se la chiacchierata tra il prefetto e mister X, è da ritenersi come un pour parler tra amici, o è da considerarsi sotto il profilo dell’interlocuzione istituzionale?

Perché se è così, cioè, una interlocuzione istituzionale, la cosa è molto grave. Una intromissione nell’attività della Giustizia che va spiegata. A che titolo mister X viene a dare questi consigli al prefetto? I due sono titolati a parlare se fare o meno un blitz? Cosa si cela dietro questa manovra? Insabbiamento. Appattamento. Scambio di favori? Chi c’è dietro veramente a mister X? Non è che qualcuno, anche questa volta come è già successo a Rende, vuol fermare il dottor Pierpaolo Bruni? Signor prefetto, ci dica di questo incontro. Il sostituto Bombardieri, al momento reggente della DDA di Catanzaro, è al corrente di queste vostre discussioni? Avete invitato anche lui?
E poi, francamente, anche volendo prendere per buona la domanda, cioè è opportuno o no far scattare l’operazione in campagna elettorale, viene sempre da chiedersi, ma che domanda è? Certo che si. Che volete fare: prima ce li fate votare e poi li arrestate? Se ci sono personaggi politici coinvolti in questa inchiesta è giusto che i cittadini lo sappiano prima.
Se ci sono indagati, si difenderanno nelle sedi opportune come fanno tutti i cittadini, senza per questo coinvolgere la città tutta. E senza condannare nessuno prima dell’ultimo grado. Del resto non siamo stati certo noi di Iacchite’ ad accusare Occhiuto, Manna, Paolini, Greco, Principe, e tutti gli altri di aver comprato voti dalla malavita e fatto affari con la stessa. Abbiamo pubblicato i verbali del pentito Foggetti che dice questo.
Non siamo stati noi a registrare il capogabinetto Potestio al telefono con uomini dei clan locali che parlano dell’appalto di piazza Fera. E’ stata la Guardia di Finanza.

Non siamo stati noi a seguire fino a Roma Occhiuto che inciucia con Clini e Barbieri, per i lavori di Piazza Fera. E’ stata la Guardia di Finanza. Non siamo stati noi a tirare fuori l’inchiesta sui cottimi fiduciari di Occhiuto (vedi luminarie), ma la Procura di Cosenza.
Noi sulla base di questo, che sono carte che cantano, abbiamo detto che in un paese normale questi sarebbero già in galera. Ma a Cosenza tutti ci dicono che questo non avverrà mai perché sono tutti una minestra, e poi cane non mangia cane.
La nostra analisi, o valutazione, è fatta tenendo conto che le persone che indagano, cioè la DDA di Catanzaro, sono persone serie e ligie al dovere. Le notizie criminis ci sono, e come dice l’ordinamento giudiziario del nostro paese devono partire le azioni penali. Mi pare che funziona così in uno stato di diritto. Almeno per Orlandino Greco così è stato.
Se poi sono tutti corrotti, e intrallazzini, non ci rimane altro da fare che scappare da questa terra che non si riscatterà mai. Perché vuol dire che neanche la denuncia pubblica e argomentata è sufficiente per portare un po’ di giustizia ad un popolo che le ha subite tutte, da parte di questi politici corrotti.
Rimane il fatto di capire il perché di queste interlocuzioni tra mister X e il prefetto. E come mai l’argomento in questione è questo. C’è forse una regia politica che magari spera, fermando l’inchiesta, di rimettere in gioco di nuove le carte per quanto riguarda le candidature a sindaco di Cosenza? Noi una idea ce la siamo fatta. Ma vogliamo verificarla meglio. In attesa di sapere che ne pensa il prefetto di questo. Certo è che vigileremo su questo. Perché questa volta non siamo disposti, come cittadini dico, e ne ho contezza, a sopportare l’ennesima insabbiatura di una inchiesta che non solo è arrivata alla fine, ma che ha trovato anche i riscontri alle dichiarazioni di Foggetti, suffragate da altri pentiti. Vedremo questa volta, se così è, chi si prenderà la responsabilità di lasciare in circolazione corrotti, criminali, assassini e uomini dello stato infedeli.
Quello che ci giunge, di contro, dalle verifiche fatte, rispetto a quanto appreso, è che il “rinvio” dell’operazione è dovuto solo ed esclusivamente all’attesa della nomina del procuratore capo a Catanzaro, posto vacante da quando il dottor Lombardo è andato in pensione.
Insomma questa operazione si svolgerà non appena saranno riempite tutte le caselle dei vari procuratori, compreso quello di Cosenza. Nomine che sarebbero già dovute arrivare ma che, evidentemente, hanno avuto qualche intoppo. C’è forse qualcuno che specula anche su questo? Cercando di posizionare un proprio uomo alla direzione di una così importante procura, come quella di Catanzaro, per poterlo magari poi orientare nelle scelte e nelle valutazioni? Ecco perché, forse, le nomine tardano ad arrivare. Aspettiamo. Comunque la si voglia vedere questa vicenda presenta un punto fermo: la normalità in Calabria è sempre un evento straordinario. Anche quando basterebbe essere solo normali per fare una vera rivoluzione.
GdD