di Francesco Vena
La vecchia Molinella del Sud è sfiancata, sfinita, esausta. La culla della modernità urbanistica è in balia delle fiamme, del vento arido e caldo che sferza inesorabile. Il vecchio indomito “Bastione” del riformismo meridionale è piegato sotto il peso dell’indifferenza, dell’incompetenza, della cattiveria politica istituzionale. Si piega il “Bastione” ma non si spezza. Non saranno quattro cialtroni a spezzare la schiena salda e dritta a chi per anni ha impartito lezioni di stile, di vita e di diritto. Non saranno le mancate presenze istituzionali, nei luoghi dove si è consumato e si sta consumando un dramma, a decretare la fine di una “civiltà” riconosciuta in tutte le latitudini. I gravi errori di valutazione commessi, perché tali sono, i rancori espressi nei luoghi dove invece la serenità di giudizio dovrebbe essere cristallina faranno da monito a chi, colpevolmente o meno, non riconoscerà l’insipienza, l’ignoranza e la cattiveria di questa attuale classe “dirigente” che sta gestendo la cosa pubblica da quasi dieci anni. Arintha è sofferente ma risorgerà, più bella e più indomita di prima, dalle ceneri prodotte dai Proci del ventunesimo secolo.