Lamezia Terme – L’ex sindaco di Nocera Terinese, Fernanda Gigliotti, interviene alla luce della relazione della commissione d’accesso al Comune dopo l’inchiesta Alibante.
“La relazione prefettizia – afferma – contenente le motivazioni del commissariamento per infiltrazione mafiosa del Comune di Nocera Terinese, è la fotografia di un paese ingovernabile e privo di agibilità democratica, come spesso affermato e denunciato dalla sottoscritta. Del resto la ‘ndragheta vuole vincere sempre e, come afferma da sempre Gratteri, penetra nella macchina amministrativa comunale e si infiltra ovunque perché non può e non vuole restare mai fuori dai giochi. E così se non riesce a garantire la matematica vittoria del suo candidato con la formazione di una terza lista di disturbo, com’è accaduto nel 2018, cerca di infiltrarsi anche nelle altre liste. E immagino che ciò sia accaduto anche alle elezioni del 2016 ancora prima di quelle del 2019”. “Il pesante clima di condizionamento, d’altronde – prosegue – io e il mio gruppo del “Paese che Vogliamo”, l’abbiamo subito sulla nostra pelle già quando venni eletta sindaco di Nocera nel 2016 e sfiduciata dagli alleati di governo solo dopo 19 mesi per aver detto i troppi no all’ufficio tecnico e a quello amministrativo. Il condizionamento l’abbiamo subito ancora da candidata a sindaco nel 2018 per come ampiamente emerso nell’inchiesta Alibante”.
“Infine nel 2019, quando decisi di candidarmi nuovamente quasi l’ultimo giorno utile e quando loro, gli altri, non sono riusciti a formare la famosa terza lista per essere matematicamente certi di farci perdere, avranno pensato bene di garantirsi qualche possibilità di breccia nel.caso della nostra vittoria, millantando appoggi anche a qualche candidato, malgrado la contrarietà di Bagalà. La sottoscritta – aggiunge Gigliotti -tuttavia era una spina nel fianco del boss e dei suoi uomini perché da sindaco avevo tra le tante altre cose: iniziato ad usare fin dai primi giorni della mia elezione, con l’appoggio dell’allora Prefetto Latella, le case a lui confiscate, di cui una affidata alla gestione del Comune e l’altra ai Carabinieri Forestali; disposto l’esecuzione delle ordinanze di demolizione di immobili e di pertinenze di immobili facenti capo direttamente agli odierni indagati nel processo Alibante; deciso di far partire le tante lottizzazioni dei privati cittadini. incomprensibilmente ferme da venti anni e avere subordinato a queste la realizzazione di altri complessi edilizi su terreni pubblici; non avere raccolto le richieste degli uomini del boss sulla gestione di alcune concessioni demaniali”. “Per tutti questi motivi – afferma in ultimo – e per tanti altri ancora ho chiesto a Gratteri di essere sentita e metterò a sua disposizione tutto quello che è a mia conoscenza e in mio possesso per meglio descrivere la radicalità, la capillarità della infiltrazione mafiosa nel nostro territorio”.