Clan Rango/Bruzzese/Lamanna: dagli assalti ai portavalori a Palazzo dei Bruzi

Era da tempo che si erano specializzati in assalti ai portavalori. Gente tosta, preparata e pronta a premere il grilletto. Si sa, per chi fa questo “mestiere”, cosa comporta questo genere di azioni: fucili d’assalto e tanta determinazione. 8/10 minuti di pura adrenalina, obiettivo: i sacchi di denaro contenuti dentro il blindato.

Svelti e repentini, dopo aver bloccato il mezzo, entravano in scena accompagnati da raffiche precise e indirizzate a sventrare lo sportello del blindato. Mentre la scorta è ormai preda del panico. Che altro non può fare che arrendersi.

Aperte le lamiere del blindato, spesso con l’aiuto di una motosega a scoppio, la scena era sempre la stessa: “prendi i soldi e scappa”. Precisi e ordinati, sia nell’attacco che nella fuga. Erano affiatati, una “batteria” di prim’ordine. Una banda come non se ne erano viste prime Cosenza. Erano da poco iniziati gli anni 2000.

Da tempo Daniele e Carlo Lamanna facevano “coppia” con i fratelli Franco Bruzzese e Giovanni Abruzzese. Ai quali si erano aggiunti Adolfo Foggetti e Luca Bruni. Un gruppo pesante. Da anni mettono a segno piazzi i lavuri e la loro “fama” cresce giorno per giorno negli ambienti criminali cosentini. Sono gli anni in cui Michele Bruni, dopo l’omicidio del padre Francesco (29 luglio 1999), apre la seconda guerra di mafia. E, con un gruppo di fuoco così determinato, non ha problemi a condurla.

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La favola si interrompe nel 2005, quando il gruppo viene arrestato dai carabinieri in Puglia. Si sa pure che prima o poi u topu intra a tagliola ci cada. Per quanto puoi essere accorto. Processati e condannati, iniziano a scontare la loro pena. Per poi ritrovarsi di nuovo molti loro in libertà agli inizi del 2011. Passati indenni anche dal blitz Telesis. Anno in cui muore per una grave malattia nel mese di giugno Michele Bruni.

Toccherà al fratello Luca prendere in mano le redini del clan che si era formato sotto la giuda di Michele che aveva messo insieme, per la prima volta nella storia criminale cosentina, italiani e zingari. Ma anche nella malavita, però, il potere logora chi non ce l’ha. E quella che era una volta la storia di una banda di fratelli, come piaceva loro chiamarsi, diventa una storia di coltellate e infamità.

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I vecchi clan, da sempre in guerra contro i Bella Bella, vedono in questa “vacatio” una opportunità per farsi fuori definitivamente i loro storici rivali: i Bella Bella. Ed insieme a Franco Bruzzese, Daniele Lamanna, e Adolfo Foggetti progettano l’eliminazione del povero Luca Bruni.

Quelli che lui credeva fossero suoi fratelli non esitano a sparagli alle spalle, dopo averlo portato con l’inganno nel luogo dove avviene il barbaro omicidio. La parabola del clan Bruni finisce sotto i colpi a tradimento dei suoi migliori amici. Da quel momento in poi niente sarà più lo stesso nella mala cittadina.

L’egemonia del clan Rango/zingari è già da tempo una realtà a Cosenza. Ma l’omicidio di Luca Bruni sarà la loro rovina. Scattano blitz e retate e si apre la stagione dei pentimenti. E quello che doveva essere l’incoronamento del nuovo clan Rango/Lamanna/Bruzzese, e la loro definitiva consacrazione di padroni della città, si trasforma nella solita saga, a cui i clan locali ci hanno abituati, di chi si pente per primo. Con lo scivolamento di Franco Bruzzese, la DDA di Catanzaro acquisisce un componente importante, uno che di cose ne sa, ed ora, chiunque abbia avuto a che fare con lui, inizia a non sentirsi più tranquillo.

Perché è importante il pentimento di Bruzzese?

Maurizio Rango e Franco Bruzzese

Franco, Rango e Daniele Lamanna sono gli organizzatori di questo piano criminale di prendersi la città, attraverso un patto di non belligeranza con il clan Lanzino, il solo che in quegli anni era riuscito a tenere testa ai nuovi malandrini.

Lanzino da tempo controlla anche pezzi di pubblica amministrazione ed ha capito, come in passato aveva fatto Franco Pino, che i soldi veri si fanno con le pubbliche amministrazioni. Ed è la stessa cosa che vogliono fare i nuovi guappi. La possibilità si presenta con le elezioni del maggio 2011 per la carica a sindaco della città.

E’ l’occasione perfetta per far vedere al potere politico locale la loro forza. Il modo giusto per fare un favore e riceverne un altro. Il clan Rango/Bruzzese/Lamanna punta all’inizio, a detta del pentito Foggetti, su Enzo Paolini. Ma al ballottaggio qualcuno gli fa cambiare idea. Forse allettandoli con grandi promesse e con emissari più affidabili. E virano su Occhiuto.

La vittoria per l’ex sindaco arriva puntuale e con uno scarto di 2000 voti sul suo avversario Paolini. Occhiuto si insedia e non passa tempo che Daniele Lamanna passa all’incasso. La prima operazione da fare per dargli un po’ di soldi e potere subito, è quella di “mettere apposto” le cooperative. Ma Occhiuto sa che non può metterci mano. Chi c’ha provato in passato è rimasto scottato.

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Molti dei presidenti di cooperative fanno parte o hanno fatto parte di clan avversari a quello di Rango e Daniele Lamanna. E allora Occhiuto chiede a Lamanna se può fare questa cosa, cioè affidargli il controllo, attraverso un suo uomo, della cooperative, ma ha bisogno di qualcuno che gli protegga le spalle. Mettersi contro i “vecchi” della mala locale, non è cosa salutare.

A questa domanda, Daniele risponde che non ci sono problemi, che ci penseranno loro a mettere in riga i malandrini di vecchio stampo. L’importante è che il sindaco garantisca la copertura istituzionale e le carte giuste. E per questo Occhiuto sa come fare. In prefettura c’è il suo grande amico Cannizzaro. Che si adopererà in maniera impropria a fornire la certificazione antimafia a chi gli suggerisce Occhiuto.

Alcuni dei “vecchi” non ci stanno ed iniziano a chiedere conto di questo cambiamento, visto che le cooperative a Cosenza sono sempre state cosa loro. Ma ora le cose sono cambiate, fa sapere Daniele Lamanna a chi si oppone. E se qualcuno non l’ha capito ci penserà lui a farglielo capire bene. Con le buone o con le cattive. In molti si rassegnano al potere criminale dei nuovi boss, per altri bisognerà usare le cattive.

E’ giugno del 2013, intorno alle 14,00. Una Punto percorre tranquilla viale della Repubblica, il conducente è ignaro di quello che da lì a poco sta per succedergli. Una moto di grossa cilindrata, di tipo enduro, la segue a breve distanza….

1 – Continua

GdD