Le prime conseguenze penali del dissesto finanziario del Comune di Cosenza erano ormai note a tutti da tempo e ancora prima che venisse aperto il nuovo procedimento annunciato l’altro giorno da Mario Occhiuto. La Corte dei Conti, dopo aver trasmesso il dispositivo, aveva già reso note anche le motivazioni (https://www.iacchite.blog/cosenza-saccheggiata-finalmente-sputtanato-il-cazzaro-gonfiato/) a tutti i destinatari istituzionali: il Ministero degli Interni, il Prefetto di Cosenza, naturalmente il cazzaro e anche il presidente del Consiglio.
Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti però hanno trasmesso le motivazioni della sentenza di dissesto soprattutto alla procura regionale presso la Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Calabria e anche alla procura della Repubblica di Cosenza, che tuttavia – essendo famosa in tutto il mondo come porto delle nebbie – è come se non le avesse ricevute.
La Corte dei Conti e (in teoria) la procura della Repubblica hanno il dovere di indagare sulle colpe del dissesto in base a quello che c’è scritto sulla sentenza e tutti a Cosenza hanno appreso qualche indiscrezione al riguardo. Nel dispositivo ci sono più passaggi che dimostrano inequivocabilmente il dolo, punito ai sensi dell’art. 6, comma 2, d.lgs. 149/2011… E se venisse dimostrato il dolo – che è il termine che attualmente “terrorizza” Mario Occhiuto – nessuno potrebbe salvare il cazzaro dall’interdizione e quindi dalla “morte” politica.
In altre parole gli amministratori che la “Corte dei Conti riconoscerà responsabili, anche soltanto in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non potranno ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi… politici”. Praticamente è già aperto un fascicolo presso la procura della Corte dei Conti sul sindaco, sugli assessori e sui consiglieri indicati come colpevoli di dolo per aver causato il dissesto. E adesso se n’è aperto anche un altro… Ciò purtroppo non vuol dire che la Corte dei Conti lo condannerà: la partita è aperta e le “mazzette” girano che è una bellezza…
I rilievi sono diversi: si comincia dalla “omissione di adeguata documentazione che comprovi la legittimità di numerose trascrizioni di poste di bilancio” nella sezione Entrate del Bilancio di previsione come le famose alienazioni.
Si continua con l’emissione di “trascrizioni false” in sede di bilancio, con il “mancato riconoscimento e/o trascrizione di debiti fuori bilancio né alcuna direttiva o iniziativa utile a ripristinare la regolarità della gestione”. Si parla in più punti di una situazione di “disordine finanziario” e di “spesa incontrollata” aggravata nella gestione 2014- 2016. Altro che la colpa era di “quelli che c’erano prima”…
Naturalmente il tutto è pieno di riferimenti al Codice Penale come all’articolo 328, “omissione di atti d’ufficio” ed elusione di atti. “Alla mancata vigilanza e violazione della pubblica custodia di cose”, art. 351.
Ma la Corte c’è andata giù duro e infatti si parla in un passaggio “di volontà di violare la legge” a seguito di numerosi richiami “scientemente evitati dal 2014 al 2017” dei Revisori dei Conti e della Corte dei Conti. Tante altre sono le contestazioni.
La procura della Repubblica di Cosenza nel frattempo, per quanto sia “venduta” al cazzaro e sia meglio conosciuta a tutto il globo terrestre come “porto delle nebbie”, è stata costretta ad avviare un analogo procedimento penale a carico degli stessi amministratori. Di conseguenza, non andate dietro alle chiacchiere del nuovo sindaco “incappucciato”: il porto delle nebbie è già da tempo a conoscenza di tutto e non c’è bisogno che il sindaco col cappuccio entri nel suo ufficio per portare documenti di cui chi ha preso il posto del Gattopardo come reggente ma anche chi lo sostituirà a tutti gli effetti sono già in possesso.