In Calabria nulla è come appare. La vicenda della corruzione all’aeroporto di Lamezia Terme e della gestione della Sacal riflette in pieno la solita situazione che ci viene magicamente calata dall’alto per arrivare a sviare l’attenzione da altri fronti di inchiesta pericolosi che incombono sulla testa della massomafia calabrese.
Che la Sacal fosse stata di fatto privatizzata è un fatto acclarato ormai dalla scorsa estate quando peraltro gli stessi protagonisti di oggi avrebbero messo in atto le strane manovre evocate da Roberto Occhiuto per consegnare ai privati il controllo della società che gestisce gli aeroporti di Crotone, Lamezia Terme e Reggio Calabria. E che sono state raccolte al volo anche dall’Enac. L’Ente nazionale per l’aviazione civile a strettissimo giro di posta – guarda un po’ il caso! – ha manifestato l’intenzione di avviare il procedimento di revoca della concessione per l’aeroporto di Lamezia Terme e proporrà di nominare un commissario per la gestione operativa dello scalo.
Un micidiale uno-due, non c’è che dire. Sì, ma a chi? A leggere tutte le prese di posizione sembra che nessuno abbia colpe, neanche quelli che hanno lasciato le quote ai privati e che le responsabilità sarebbero tutte del destino cinico e baro. E in tutto questo can can si parla pochissimo, quasi niente della società Lamezia Sviluppo del lametino Renato Caruso che ha messo a segno il colpaccio. Oggi la società che gestisce gli scali aeroportuali calabresi infatti è proprio Lamezia Sviluppo ed è lui, il Caruso, insieme ai familiari e ad un certo Antonino Tripodi detto Nino, a detenere la maggioranza delle quote: il 51,96% pari ad un capitale che sfiora i 12 milioni e mezzo di euro. L’intera Sacal possiede un capitale sociale di 23 milioni e 960mila euro.
Ma prima di arrivare al cuore del problema, è necessario fare un passo indietro. Se Occhiuto ha evocato il fantasma della Sacal un motivo c’è e nei fatti si tratta delle dichiarazioni della cinguettante Filt Cgil calabrese, dove l’indiscusso numero uno è Nino Costantino detto “il grande”, che fino a poco tempo fa brillava per il suo silenzio. C’è chi dice per addivenire ad aeroportuale sistemazione rigorosamente biposto. Fatto sta che dopo la sortita della Cgil, Occhiuto scende in campo. Una sorta di assist come si dice per il calcio o di “alzata” per la pallavolo o più prosaicamente il gioco dei compari o delle tre carte.
Gli enti pubblici che non hanno proceduto alla ricapitalizzazione favorendo la scalata di Lamezia Sviluppo sono facilmente individuabili. Il Comune e la Provincia di Catanzaro sono passate rispettivamente dal 5,5% al 3,24% e dall’10% al 6%. Quasi un terzo delle quote opzionate dall’imprenditore lametino provengono dalla mancata ricapitalizzazione decisa dal sindaco e presidente della Provincia di Catanzaro, Sergio Abramo. E pure il Comune di Lamezia Terme ha lasciato spazio al privato ridimensionando la propria partecipazione societaria dal 19% all’11% avendo ricapitalizzato solo una parte delle quote che avrebbe potuto acquisire. E qui la colpa è del sindaco Mascaro. Sia Abramo sia Mascaro si sono già “costituiti” adducendo le loro ragioni così come l’altro inevitabile presunto colpevole ovvero il mago Spirlì …. Tutti immacolati e soprattutto innocenti.
La Società Aeroportuale Calabrese (Sacal), ente gestore dell’Aeroporto Internazionale di Lamezia Terme, è una Società a capitale misto. In principio il 54,72% delle azioni era infatti detenuto da enti pubblici e il rimanente da investitori privati.
In qualità di gestore aeroportuale, SACAL coordina e gestisce l’intero aeroporto, pianifica e coordina lo sviluppo infrastrutturale dello scalo, cura la manutenzione e la pulizia; gestisce i controlli di sicurezza sui passeggeri in partenza, le aree parcheggio e la fornitura di servizi commerciali e pubblicitari attraverso concessione a terzi.
Subentrata nel 1990 al Consaer (Consorzio costituito nel 1965 per la realizzazione e la gestione del nuovo aeroporto calabrese), con la Sacal S.p.a. l’Aeroporto di Lamezia Terme diventa il più grande e importante aeroporto della Calabria. Nel 2009 la Società ottiene la Concessione della Gestione Totale per un periodo di quarant’anni e la Certificazione di Prestatore di Servizi Assistenza a terra (handler) dei passeggeri, degli aeromobili e per la movimentazione merci e bagagli.
La S.A.Cal. S.p.A. è amministrata da un Consiglio di Amministrazione composto da otto membri, tre dei quali eletti dall’Assemblea dei Soci e cinque nominati direttamente dai seguenti enti: Comune di Lamezia Terme, Amministrazione Provinciale di Catanzaro, Comune di Catanzaro, Regione Calabria e Camera di Commercio di Catanzaro.
In questi giorni caldi e convulsi non lo ricorda nessuno, ma tutti sanno che nell’aprile del 2017 la procura di Lamezia Terme portò a termine l’operazione “Eumenidi” che funzionò come un “terremoto” all’interno della Sacal, avendo determinato gli arresti dei “vertici” della società.

LE ALLEANZE NEL CDA
Dopo la prima scossa dell’annuncio delle indagini, è ovvio che alla Sacal è scoppiato il casino e così abbiamo capito le “alleanze”. Un giochino che oggi diventa di grande attualità. Alla riunione convocata allora dal direttore generale Massimo Colosimo – che poi sarebbe stato arrestato – per capire chi gli stava vicino, erano presenti Emanuele Ionà, rappresentante del Comune di Lamezia Terme, Floriano Noto, delegato dalla Camera di Commercio di Catanzaro, e, in rappresentanza dei Soci privati Roberto Mignucci (Aeroporti di Roma SpA) e Benedetto De Rango (Banca Carime SpA).
Assenti il delegato della Regione Calabria, Gaetano Pignanelli (era il braccio destro di Mario Oliverio alias Palla Palla), il presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno, e il rappresentante dei Soci privati, Francesco Grandinetti, i quali, a riunione del Consiglio conclusa, avevano inviato al presidente Colosimo la richiesta di dimissioni del CdA Sacal e la convocazione dell’Assemblea dei Soci.
La strategia insomma era segnata con la mediazione della Regione. Sacal passava alla gestione ufficiale degli aeroporti di Reggio e Crotone con la benedizione di Enac, che aveva aggiudicato il bando sempre nel 2017.
La nomina di Massimo Colosimo era scaduta a dicembre 2016 ma il presidente, lo ribadiamo poi arrestato dalla procura di Lamezia Terme, nominato dal Comune di Catanzaro, sembrava addirittura pronto a ricandidarsi. Non aveva fatto i conti con il suo nemico più acerrimo, evidentemente appoggiato dalla Regione Calabria ovvero Francesco Grandinetti, imprenditore lametino, socio di minoranza e rappresentante dei soci privati nel consiglio d’amministrazione.
Ma dietro la corsa alla presidenza Sacal c’era già allora a bussare alla porta il nuovo assetto societario, con i due soci privati Lamezia Sviluppo (guidata appunto da Renato Caruso) e Nino Tripodi, entrambi lametini, che avevano preso la maggioranza relativa alla fine dello 2016 versando 1,6 milioni ovvero il 23.62% delle azioni. Con l’impegno di metterne altrettanti rilevando le quote di ricapitalizzazione alle quali hanno rinunciato Comune e Provincia di Catanzaro, Provincia di Cosenza, Aeroporti di Roma e Banca Carime. Come poi è puntualmente avvenuto.
Già nel 2017 in sostanza, senza considerare l’aumento di capitale, la parte pubblica di Sacal era diminuita dal 67,6% al 54,7%; di contro quella privata era passata dal 32,4 al 45.3%. Col socio di maggioranza relativo che non era più il Comune di Lamezia ma il tandem Caruso-Tripodi.
Ma chi è questo Renato Caruso così potente da infilarsi piano piano dentro la Sacal fino a diventarne il padrone? E’ su questo che stranamente i media di regime tacciono o al massimo sono “stitici” nel darci informazioni. Quello che siamo riusciti a sapere è che questo soggetto viene praticamente dal nulla essendo il proprietario di Eurobed, un’azienda, pensate un po’, che si occupa della produzione di macchine per i giochi… sì insomma slot machine. Che tra l’altro ha i suoi interessi principali a Firenze… La domanda che sorge spontanea è: ma come ha fatto il deus ex machina di un’azienda di macchine per giochi ad essere il prescelto dalla Regione – centrosinistra o centrodestra come tutti sapete non fa nessuna differenza, è la stessa e identica cosa – come “base” dalla quale far ripartire la Sacal?
Noi al momento, sinceramente, non lo sappiamo, ma stiamo studiando e lavorando e non escludiamo affatto che in questa matassa ci possa essere anche qualche indagato “eccellente” dell’operazione “Eumenidi” che ovviamente lavora dietro le quinte e sottotraccia per un regista occulto molto potente, intrallazzato con associazioni segrete e protetto da qualche “pezzo grosso”. Vi aggiorneremo, come sempre, fuori dalle veline di regime. Ché quelle servono solo a Robertino Occhiuto e ai suoi scagnozzi.