Robertino Occhiuto è stato nominato “commissario” della sanità calabrese e, come qualcuno dice sottovoce, il clima nella Regione Calabria è cambiato… ma non ci crede nessuno, così come non ci crediamo nemmeno noi!
Siamo ritornati al punto di partenza del gioco dell’oca che è da sempre la politica calabrese e la sua credibilità. Il vecchio sistema Calabria dove maggioranza ed opposizione rispondono sempre allo stesso credo: la truffa. Dove tutti e nessuno sono né carne, né pesce, dove la dignità politica non ha né caldo, né freddo. Nuovi modelli? Nuove culture? Forse. Certamente oggi sono cambiati ingredienti, quantità e commensali, ma non il forno di cottura delle crostate, quelle che da sempre sono il piatto segreto e maledetto della politica italiana.
In Calabria l’insieme degli ingredienti e le tecniche di cottura hanno sempre un elemento extra che supera il menù politico ed entra nel mondo grigio del malaffare e di quella che si chiama ‘ndrangheta: il grande fratello dei calabresi che cammina a braccetto con la politica truffaldina. E’ l’elemento extra che determina la differenza, quella che scrive la storia dei singoli e l’epitaffio di una comunità come la Calabria, oggi più rassegnata alla fine annunciata e tradita dai nuovi “giocolieri” che siedono nell’astronave di Palazzo Campanella.
Indifferenza, disonestà e morale di plastica sono le caratteristiche più che diffuse che accomunano molti dei “nuovi” politici, sia quelli che rispondono a Roberto Occhiuto, sia quelli che seguono le orme di Lady truffa, al secolo la scienziata fasulla della nicastrina, Amalia Bruni.
Corrosione o corruzione? Questo è il grande dilemma e la chiave di lettura del nuovo romanzo politico della Calabria, buttando l’ancora al di sotto dei cinque sensi, verso l’intangibile. La verità è sempre quella che si intravede dal buco della serratura, una specie di voyeurismo politico conosciuto e taciuto che tarocca realtà e favola, dove il rospo resta tale senza trasformarsi in principe e Biancaneve non è bella, ma solo addormentata perché strafatta ed anche tecnicamente zoccola.
La Calabria è terra di slogan e di massomafia, l’incrocio di interessi esclusivi e divergenti, ma che allo stesso tempo diventano diffusi e convergenti in un agenda che da cinquant’anni ha trasformato la politica e la sua presunta lungimiranza in arte della prostituzione, dove tutto cammina sottobanco superando la linea di confine fra maggioranza ed opposizione. Siamo nella terra di nessuno, quella striscia di interposizione fra i confini della legalità e dell’illegalità, della differenza fra verità e falsità, del distinguo fra moralità e criminalità e dell’eterna commistione fra politica e truffa.
Sono bastati pochi giorni di gestione per capire che “la Calabria che l’Italia non si aspetta” è solo uno slogan già sgonfiato in partenza e che il futuro che aspetta i calabresi è ancora più crudele e pericoloso di quello lasciato alle spalle, perché quello che muove le umane azioni è sempre il denaro, rispetto al quale ed alla sua spartizione tutto trova una sintesi, superando i dubbi e le ipotetiche diversità politiche di visione e di obiettivi.
Non lasciatevi ingannare. I “palazzi” della Regione Calabria non sono il santuario dei redentori della politica, ma un luogo che non dà nessun rifugio alla legalità ed offre ben poca redenzione alla corruzione diffusa.
Il punto d’incontro è sempre la sanità, la vacca grassa che distribuisce latte e denaro, carne e potere e la nuova nomina di Occhiuto come commissario riapre le danze e riannoda i fili del compromesso, quello sotterraneo e truffaldino. Il segnale è già partito e la stampa di regime, quella a trazione mafiosa, ha dettato la strategia lanciando un candelotto nella mischia della struttura del commissario ad Acta della sanità calabrese.
“Come la farfalla che esce dalla crisalide, il fanatico entra in uno stato di giubilo dove non c’è più spazio per il dubbio”. Ecco che ritorna in campo la truffa della politica e risale sul palco la sacerdotessa riconosciuta, Amalia Bruni la Lady truffa della sanità calabrese, moralista a contratto e fustigatrice del malcostume, quello che è fuori dal suo perimetro e dai suoi complici…
E’ il 25 novembre 2021 e sul giornale dell’informazione della ‘ndrangheta (clan Mancuso e più precisamente clan Bagalà, visto chi è l’autore dell’articolo, scampato in extremis a due richieste d’arresto della Dda di Catanzaro!!!), peraltro fino a poco tempo prima molto vicino all’arcipelago di sinistra, quello del Pd-P2 viene lanciata la notizia bomba, che ricopiamo e rilanciamo: “… secondo una autorevole fonte, Amalia Bruni leader dell’opposizione della 12^ legislatura della Regione Calabria, avrebbe bussato al decimo piano della Cittadella regionale, per chiedere al primo inquilino del palazzo della giunta, la sua quota di potere di nomine nella gestione della sanità. La storia ha dell’incredibile, ma è vera, anche perché, ci sono tracce concrete della formulazione della richiesta. Il mezzo utilizzato è quello del whatsapp”.
L’intruso giornalista vicino ai clan della ‘ndrangheta di Limbadi e Nocera Terinese, pure usando il condizionale come gesto di cortesia e come precauzione, mette il dito nella piaga osservando: “… a questo punto si tratta di capire se l’iniziativa, tra l’altro maldestra, considerato il mezzo utilizzato – whatsapp – per la richiesta, di partecipare alla spartizione della torta del potere sanitario, sia stata concordata con tutto il resto dell’opposizione, oppure è una iniziativa personale. Il punto è dirimente. Anche perché al di là del concetto dalemiano sull’utilità dell’inciucio o meno, è evidente che, la richiesta della Bruni, rischia di depotenziare il potere di controllo dell’opposizione sulla maggioranza. E soprattutto, ne mina irrimediabilmente la credibilità…”.
E’ l’istinto primordiale che ritorna a galla, quello che viene definito inciucio e che noi invece abbiamo da sempre chiamato corruzione ed inquinamento della politica, diciamo pure ben guardando i soggetti e la loro storia criminale, quella di Lady truffa e di quel centro di potere, che viene chiamato centro di ricerca, solo perché ricerca denaro e postazioni per i suoi complici, dai quali ha attinto i nomi proposti ad Occhiuto, superando le divisioni e quelle parole rimaste solo incastonate nel “codice etico” scritto a quattro mani con l’altro raccomandato storico, il fallito e trombato Carlo Tansi.
Se la notizia è stata lanciata così come un petardo fra i piedi ed i nomi sono stati tenuti top secret almeno fino alla pubblicazione, ma agitati come preveggenza meglio definita giornalisticamente come minaccia, noi diversamente dagli altri un nome lo conosciamo e l’avevamo pure anticipato in tempi non sospetti, come si usa dire…
E’ il “competente” famoso del cerchio magico di Amalia Bruni, quel Rubens Curia ispiratore del pensiero sanitario allargato di Lady truffa, già ex dirigente della nomenclatura imbrogliona della sanità calabrese, raccomandato dalla chiesa di Reggio Calabria organica con la massomafia e, si dice, come caratteristica personale extra in ottimi rapporti con le ‘ndrine della Piana.
Rubens Curia, Amalia Bruni, Capu i Liuni e Madame Fifì sono i punti fermi della truffa politica messa in campo con le caratteristiche fasulle della discontinuità e della legalità. Hanno truffato tutto il cucuzzaro. Quello dei numeri relativi di Tesoro Calabria, dei 5Stelle e di quel poco che resta nel Pd-P2, facendo capire a chi ancora avesse dubbi, che Lady truffa non solo non è la scienziata prestata al valore civico, ma un brutto pezzo di storia della sanità calabrese, quella che semina morte e capitalizza potere e denaro.
Ripetiamo, non lasciatevi ingannare. Amalia Bruni non ha le stimmate, non è nemmeno in odore di santità e non è circondata nemmeno dai cavalieri del Santo Sepolcro. E’ espressione dell’umana miseria, quella che ha costruito sul nulla una storia di medicina, di presunta ricerca e di ancora più presunta cura in quel non centro che si chiama Centro Regionale di Neurogenetica, dove si drenano soldi pubblici su una truffa che abbiamo da tempo ben documentata. Testimoni sono alcune inchieste della Magistratura che hanno incrociato altri complici nell’ambito della locale Asp, come l’operazione “Stop and go” o peggio ancora su aspettative sospette, che mettono in bilico la seggiola in Consiglio regionale.
Bugie e negazione sfacciata della realtà sono la linea di difesa di Lady truffa, sostenute anche pubblicamente dove dice di essere stata in ferie, mentre le carte narrano che era in aspettativa…che la parificano ai tanti imbroglioni senza distinguo di colore, che pisciano sulla legge e sulla sua applicazione, solo perchè il profitto supera il diritto.
La Calabria la ricorderà ad Amalia Bruni per il suo sforzo accademico-scientifico, se diventa sostenibile il concetto che ogni paziente affetto da demenza è buono solo se è morto! Ma, siamo certo che avrà qualche difficoltà a ricordare e comprendere se oltre a questo titolo dovrà essere scritta sul libro della storia della truffa, ora anche politica, dove nel gioco della torta, la fetta tocca pure a lei, magari con il consenso segreto di Roberto Occhiuto. Il governatore della Calabria che l’Italia non si aspetta, è avvisato…
Questo è il mondo attuale in Calabria dove bisogna combattere con le armi della legge contro l’astuzia della truffa. Un mondo che finge di regalare amore solo per strapparlo via. Un mondo in cui amici e nemici hanno lo stesso volto. Un mondo che aspetta e teme colui o colei che forse lo distruggerà: la mano sinistra di Dio, al secolo Lady truffa, Amalia Bruni la spacciatrice della nicastrina.