Sulla dottoressa Petrocca, questore di Cosenza, abbiamo scritto, e il nostro giudizio è sempre stato positivo. Ma questa volta davvero facciamo fatica a comprendere il suo “operato”. La procura di Cosenza, attraverso le indagini svolte dal questore, che a sua volta ha delegato il reparto digos, da circa due anni affidato a un tale che si fa chiamare dottore e addirittura vicequestore e che al secolo è stato registrato come Raffaele De Marco, ha “multato” di 1180 euro (che ancora non è stato specificato se li vogliono sani o spicci) i promotori di una passeggiata nel centro storico, posti a “guida” di una quarantina di cittadini “curiosi di scoprire” il grave stato di degrado in cui versa la città antica. Una sana e giusta iniziativa per sensibilizzare i cittadini e la politica sul “tema”, con un unico scopo: porre un freno al costante degrado strutturale a cui è sottoposta la città antica ogni giorno. Incuria, abbandono, assenza di manutenzione, hanno reso il più importante patrimonio della città un luogo di sofferenza e rassegnazione. Attivarsi per fermare i continui crolli è un dovere civico di tutti i cittadini, con in testa le istituzioni, questore e vicequestore compresi. E chi si adopera per questo andrebbe premiato, e non multato.
Ma evidentemente non la pensano così il questore Petrocca e il vicequestore De Marco, che da questa legittima e civile iniziativa hanno colto solo l’aspetto “trasgressivo”: manifestazione non autorizzata. E per questo hanno deciso di sanzionare i tre promotori della civile e meritoria iniziativa. Ora, qualcuno potrebbe dire: “non esistono reati a fin di bene”, i promotori non erano autorizzati e quindi hanno infranto la Legge e vanno sanzionati, e ci può anche stare, se la Giustizia funzionasse così per tutti, ma così non è: nella città della corruzione per eccellenza, dove da decenni è garantita l’impunità a tutti gli amici degli amici liberi di commettere ogni tipo di reato, la priorità “investigativa” del questore non può essere quella di perseguitare chi lotta per i diritti di tutti.
Ed è proprio questa strana “scala delle priorità” stilata dal questore, dove al vertice dell’interesse investigativo ci sono i “sovversivi” piuttosto che i tanti massomafiosi che operano indisturbati in città, che ci lascia interdetti. Logica vorrebbe che sei hai poco personale lo utilizzi principalmente per prevenire gravi reati che minano la stabilità sociale che in città non mancano, e poi se rimane un po’ di tempo magari si multano pure i manifestanti non autorizzati. Ma a Cosenza, come tutti potete constatare, si multano solo i manifestanti, altro non si fa. E questo è un fatto!
Evidentemente per il questore e per il capo della digos, Cosenza è una isola felice dove non succede mai niente, e non avendo altro da fare impegna il suo personale a seguire e multare i manifestanti non autorizzati. Altrimenti come spiegare l’immobilismo investigativo nei confronti dei “colletti bianchi” che a Cosenza sguazzano alla grande, a dispetto del super attivismo investigativo nei riguardi di chi protesta (legittimamente e civilmente), da parte della questura? E’ evidente che per la Petrocca i colletti bianchi che delinquono a Cosenza non esistono, se la sua attenzione investigativa è tutta rivolta ai pericolosissimi manifestanti non autorizzati.

Non capiamo il perché di tutto questo astio del questore e del suo sottoposto capo della digos – che vedete sopra nella sua posa più intelligente che abbiamo trovato – nei confronti di alcune realtà sociali che operano in città da secoli, denunciando malaffare e malapolitica. Forse una spiegazione del perché di tutto questo accanimento del questore e del capo della digos nei confronti di chi si batte per una città giusta e legale, c’è. Il questore e il vicequestore devono essersi legati al dito la contestazione messa in atto un po’ di tempo fa, proprio sotto la questura di Cosenza, da alcuni “collettivi femministi” in occasione della posa della “panchina rossa” simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Una “panchina” fortemente voluta dal questore che sul tema della violenza sulle donne ha attivato diverse iniziative, e contestata come atto meramente retorico, dalle femministe cittadine. Una contestazione che non è piaciuta al questore, che deve essersi sentita toccata personalmente dal gesto messo in atto dai manifestanti, considerandolo come la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua soglia di tolleranza rispetto all’agire dei manifestanti appartenenti all’area cosiddetta “dei centri sociali”. Come a dire: da quel momento in poi la priorità del questore è stata quella di sanzionare, diffidare, ammonire, denunciare, gli attivisti sociali di questa città. A dire questo sono i fatti.
Ci auguriamo che la dottoressa Petrocca possa rivedere questa sua posizione, magari attraverso un pubblico dialogo con gli attivisti sociali cittadini, dai quali potrebbe apprendere tanto in materia di intrallazzi massomafiosi. Sempre che l’argomento sia di suo gradimento.