Popolare Bari, un nuovo terremoto: l’ad Bergami verso le dimissioni. I dissensi col Mediocredito centrale – la Repubblica
di Antonello Cassano
Giampiero Bergami è pronto a lasciare la guida della Banca Popolare di Bari. Il top manager ricopre il ruolo di direttore generale, incarico affidatogli a ottobre del 2020 dai vertici di Mcc, Mediocredito centrale, il braccio operativo del ministero dell’Economia che di fatto controlla il 97 per cento della banca. Come è noto è stato l’intervento di Mcc insieme agli altri istituti finanziari a giugno del 2020 a salvare la Banca Popolare dal fallimento cui era destinata a causa della dissennata gestione degli Jacobini.
Dopo una fase commissariale di assestamento, Mediocredito ha avviato una fase successiva, nominando una catena di comando nuova. Al vertice di questa catena di comando Mcc ha deciso di posizionare Bergami, affidandogli la direzione generale, in virtù del suo ricco curriculum e della sua affidabilità. Un lungo passato in Monte Paschi di Siena, poi una carriera da dirigente apicale di Mediocredito, Bergami ha avuto l’incarico di riportare la banca a navigare sul mercato.
Le difficoltà però erano note, alle prese con un istituto oberato da debiti per miliardi di euro, da un rapporto pessimo con i soci per via della brutta storia delle azioni diventate carta straccia e con una linea dirigenziale legata ancora al vecchio mondo Jacobini. I primi veri problemi sono emersi in estate quando, nel giro di pochi giorni, si sono dimessi tutti i componenti del collegio sindacale della banca: prima Luca Aniasi il 30 luglio, poi Gandolfo Spagnuolo il 14 agosto. Infine il presidente Raffaele Ferrara che ha lasciato il suo incarico a settembre. A questi si è aggiunto nei giorni successivi anche Alberto Beretta, da appena qualche mese nominato chief lending officer.
Ufficialmente tutti si sono dimessi per motivi personali. In realtà all’interno della banca già in quel momento in molti collegavano queste dimissioni con le tensioni ormai note da tempo fra i vertici di Mcc, vale a dire Bernardo Mattarella, e lo stesso dg Bergami. I due sarebbero entrati in rotta di collisione – sostanzialmente sul perimetro di autonomia della Popolare – fin dall’inizio della presa del controllo della Bpb da parte di Mediocredito. Divergenze però declassate in quel momento dalla banca a “normale dialettica” fra i vertici.
Il 3 novembre in audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema finanziario, il manager aveva descritto in maniera lucida e spietata al tempo stesso la situazione della banca: “Abbiamo ereditato una banca che si è allontanata dal mercato per 10 anni”, disse Bergami citando l’allarmante rapporto costi-ricavi al 155,5 per cento, la copertura del debito monstre da 1,5 miliardi di euro ereditato dalla vecchia gestione e le perdite che la banca continuava a registrare.
Nelle ultime settimane però le voci interne alla Popolare raccontano di una rottura definitiva dei rapporti tra Bergami e i vertici di Mediocredito. Ma al momento il motivo per cui il manager bolognese è dato in uscita dalla Popolare non è noto. Probabilmente Mcc considera conclusa la fase del traghettamento della Bpb da parte di Bergami. Di certo la Popolare – contattata in merito – non commenta, ma neanche smentisce.