Catanzaro – Ergastolo per Marco Gallo con l’esclusione dell’aggravante mafiosa. Si è concluso oggi, in Corte d’Assise a Catanzaro, il processo per l’omicidio dell’avvocato penalista Francesco Pagliuso avvenuto nella notte tra il 9 e 10 agosto del 2016 in via Marconi a Lamezia. È il terzo ergastolo a carico del 36enne lametino, già condannato in primo grado per l’omicidio di Gregorio Mezzatesta avvenuto nel giugno 2017 a Catanzaro e di Francesco Berlingieri, delitto commesso a gennaio del 2017 in via Fiume a Sambiase. Il presidente della Corte d’Assise, Alessandro Bravin, ha quindi letto la sentenza, che prevede anche un risarcimento del danno da quantificare in altra sede, dopo la conclusione delle discussioni delle altre parti civili e della difesa e dopo diverse ore di Camera di Consiglio. Il reato di omicidio a carico di Gallo è aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso. Nell’udienza del 7 dicembre scorso, anche il Pubblico ministero Mandolfino aveva chiesto l’ergastolo. Pima della requisizione, l’imputato aveva voluto sottoporsi ad esame nel corso del quale aveva sostenuto la sua estraneità all’omicidio dell’avvocato Pagliuso e negato di essere lui quel soggetto che gli investigatori hanno chiamato “il podista”. Tra le parti civili, i familiari dell’avvocato, la Camera penale di Lamezia Terme e i comuni di Soveria Mannelli e di Lamezia Terme.
Lo scorso 18 giugno, nel processo denominato “Reventinum”, sono stati condannati all’ergastolo anche i presunti mandanti dell’omicidio dell’avvocato Pagliuso. Secondo l’accusa formulata dalla Dda sia Pino che Luciano Scalise, “in concorso morale e materiale tra di loro, quali capi dell’omonima cosca e in qualità di mandanti, e con il killer Marco Gallo (imputato in un altro procedimento), deliberavano l’assassinio dell’avvocato Pagliuso”. Per l’accusa si è trattato di un “delitto commissionato perché l’avvocato Pagliuso era dagli Scalise ritenuto responsabile di aver agevolato e favorito il capo della cosca rivale Domenico Mezzatesta, sia nel processo che vedeva quest’ultimo, insieme al figlio Giovanni responsabile del duplice omicidio di Giovanni Vescio e Francesco Iannazzo”, sia nel periodo della latitanza di Mezzatesta durante la quale veniva ucciso Daniele Scalise, figlio di Pino e anch’egli elemento di spicco della sua consorteria.
Come per l’omicidio di Berlingieri e Mezzatesta, anche per quello dell’avvocato Pagliuso, ad incastrare quello che è considerato il killer, sono state le telecamere di videosorveglianza. In questa circostanza l’omicida si sarebbe finto podista: un uomo in pantaloncini scuri, maglietta e uno zainetto in spalla, che era stato visto aggirarsi su via Marconi, nei pressi della villetta del penalista lametino, proprio nei giorni precedenti all’omicidio (anche in orari inusuali) e, oltretutto, la sera stessa del delitto. Non solo. La figura del podista era legata contestualmente, a quella di un’auto, una Station Wagon di colore scuro parcheggiata all’interno dell’area commerciale nei pressi dell’abitazione del legale.
L’avvocato penalista, Francesco Pagliuso, a 43 anni, fu ucciso in un agguato intorno alle 10 di sera del 9 agosto 2016. Era alla guida della propria auto e stava facendo rientro nella sua abitazione su via Marconi a Lamezia. Dai primi accertamenti è subito emerso che una persona si era introdotta nel giardino praticando un buco nella recinzione, avrebbe atteso l’avvocato per poi sparargli due colpi di pistola alla testa mentre scendeva dalla sua vettura, una Volkswagen. Il cadavere, all’arrivo degli inquirenti, era ancora in auto, con lo sportello ancora aperto, nel cortile di casa. Da quel momento sono subito partite le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo, che hanno portato, ad un anno e sette mesi dell’omicidio, all’arresto di Marco Gallo (che era già in carcere perchè accusato di due omicidi: quello del dipendente delle Ferrovie dello Stato Gregorio Mezzatesta e del fruttivendolo Francesco Berlingieri).