Un castello di frottole alla corte “Telesio”
Oh che bel castello, Marcondirondirondello
C’era una volta un re vestito a metà: senza corona e senza scorta bussò alla porta di un importante Ufficio.
“Cosa volete?”, tuonò da dentro un impiegato. “Voglio una casa nuova per una parte dei miei figli, perché nel mio castello non ho più stanze e devo accogliere ospiti importanti”.
“Ma come fai, o re, a chiedere tanto? Hai affermato su documenti pubblici che una parte dei tuoi figliuoli l’avresti spostata per via di lavori contro il terremoto, non per accogliere ospiti!”
Il re vacillò, ma solo per un attimo. Pensa che ti ripensa disse: ”Ubbidisci, vedi di trovarmi un posto che possa andar bene, ti ricordo che tua moglie lavora al castello”. L’impiegato capì, teneva molto alla moglie, dal bellissimo nome in voga negli anni ’60 (richiamava il titolo di una bella canzone dell’epoca) e ubbidì.
Pensa che ti ripensa gli venne in mente l’unica soluzione possibile: promise al re un palazzotto sul quale si stava già lavorando, un edificio monumentale molto bello, in un quartiere storico della città un po’ degradato, ma che sarebbe rinato con la presenza dei principini (!!!).
Il re aveva tanti aiutanti, fra cui spiccava una dama inglese, la favorita, che faceva da cicerone, portando chi volesse a visitare il castello, che aveva una storia antica ed illustre.
Intanto, una buona parte dei figli del re fu spostata ma, dopo un po’, i principini diedero battaglia al padre ed ottennero che a turno tutti i fratelli cambiassero dimora. Che confusione, la servitù che scendeva e saliva da un palazzo all’altro, orari sempre diversi in un forsennato andirivieni.
Ma chi erano, si staranno chiedendo i lettori di questa lugubre fiaba, gli ospiti del castello? Erano dei ragazzini senza colpa, attirati dalla magnificenza del palazzo, ignari del fatto che la loro presenza avrebbe arrecato tanto danno.
Ignaro invece non era il Consiglio dei Sudditi, non poteva esserlo, e ancor meno ignaro era il Consiglio degli Anziani, pochi saggi che davano vita alle leggi. Per la città c’era un grande chiacchiericcio, chi diceva una cosa chi ne diceva un’altra, chi leggeva il Diritto, chi pregava, chi … Mah, un gran casotto.
Tornando al Consiglio degli Anziani, esso era presieduto da un signore pacato, che sapeva di leggi, il quale, insieme agli altri, dicevano avesse assecondato il re in merito ad una cattiva strada, una strada che voleva il castello dipendente, non più autonomo.
Che fiaba ingarbugliata, brutta, dove tanti specchi riflettono immagini deformate o, viceversa, belle, dove tutto sembra il contrario di tutto. Una fiaba che è un incubo, dove i nostri figli pagano lo scotto di azioni non chiare, dove la voracità la fa da padrona!
Oh che bel castello, Marcondirondirondello.
La fiaba è finita.
Il “furor” di Catilina sembra un nonnulla: viene in mente Verre, a noi genitori che abbiamo fatto buoni studi, non solo classici. Sì, Verre, con le sue furfanterie.
Chi di dovere, nelle alte sfere, si faccia due domande e si dia due risposte.