Rinascita Scott, il “business dei migranti” a Limbadi e la figura di Salvatore Buzzi

Nel corso del maxi processo Rinascita Scott si è concluso l’esame, da parte della Dda di Catanzaro, del tenente colonnello Giovanni Migliavacca: il comandante del Ros di Catanzaro che ha avuto un ruolo importante nelle indagini che hanno portato alla maxi operazione scattata il 19 dicembre 2019. Nell’aula bunker di Lamezia Terme il pm Annamaria Frustaci ha terminato ieri l’interrogatorio trattando, tra gli ultimi temi, la vicenda di “Villa Cafaro“, una struttura situata a Limbadi che si occupava di assistenza agli anziani e che sarebbe potuta diventare un centro di accoglienza per richiedenti asilo.

Il progetto sarebbe stato presentato a una suora rappresentante legale della struttura (del tutto estranea alle indagini) dal dentista di Limbadi Agostino Redi. I fatti, oggetto di intercettazione, sono datati tra aprile e maggio del 2014. L’idea – che avrebbe visto coinvolto un “amico” di Redi, che secondo il Ros era Giovanni Campennì (non imputato e nemmeno indagato in Rinascita Scott), e una terza persona che veniva da Roma – era di concedere in affitto la struttura per adibirla all’accoglimento di migranti. “Sostanzialmente quello che emergeva dalle conversazioni – ha spiegato il comandante del Ros – era un interesse di Redi e Campennì nel settore del business del ricovero di migranti. Era il 2014 ed era un periodo di emergenza con il proliferare dei centri di accoglienza”.

Ma chi era la “terza persona”? “Veniva presentato come un imprenditore che veniva da Roma – ha spiegato il comandante Migliavacca – presidente di una grossa struttura, un pezzo grosso che aveva progetti per tutta l’Italia e che Redi non conosceva personalmente. Dalle nostre indagini è risultato che si trattava di Salvatore Buzzi“. Lo stesso Buzzi, completamente estraneo a Rinascita Scott, conosciuto alle cronache in quanto coinvolto nell’inchiesta “Mafia Capitale“. A riguardo, ricordiamo, la Corte di Cassazione pur confermando la condanna ha escluso che si trattasse di un’associazione di stampo mafioso. Lo stesso Buzzi, risulta al comandante Ros, “già conosceva il territorio vibonese, e in particolare Limbadi, per esserci andato nel 2012”.

A quanto sembra, quindi, sulla struttura del Vibonese c’erano interessi “romani” per quanto riguarda il “business dei migranti“. Di fatto, però, non se ne fece poi nulla. Non è ben chiaro cosa sia successo, nè sembrano emergere fatti concreti che abbiano una rilevanza penale. Di certo c’è che l’operazione “Mafia Capitale” scattò pochi mesi dopo: il 2 dicembre 2014, quando furono arrestate 28 persone tra cui lo stesso Salvatore Buzzi. “Il progetto non ebbe un seguito – spiega Migliavacca – anche perchè da lì a fine 2014 Campennì venne coinvolto, sfiorato, da ‘Mafia Capitale’ (la sua posizione venne presto archiviata, e quindi lui considerato completamente estraneo, non andando oltre a delle mere indagini, ndr) che riguardò invece Buzzi pienamente. E quindi tutto questo ha avuto quasi un effetto di deterrenza nel portare avanti ulteriori progetti imprenditoriali in questo settore”.