Castrolibero, chi era Scipione Valentini: anticipò la “gestione sociale” della scuola

In queste ultime settimane in tutta Italia s’è parlato del Liceo Scientifico di Castrolibero intitolato a Scipione Valentini ma in tanti non sanno chi era. Noi abbiamo già cercato di delineare il suo profilo di intellettuale, amministratore, e politico calabrese. Ma oggi lo facciamo in maniera più organica sperando di fare cosa gradita a studenti e docenti che hanno ripreso a lavorare dopo tutto quello che è accaduto e sperando di dare una bussola di riferimento, che ovviamente non sarà mai quella dell’amministrazione locale, in mano a spregiudicati faccendieri della politica e improbabili prestanome. 

Scipione Valentini nasce ad Altilia (CS) il 4 ottobre 1915. Muore in Castrolibero (CS) il 20 gennaio 1979. In gioventù trova modo di dedicarsi alla composizione di poesie, anche satiriche; di un romanzo (“Solo nel mondo”), di un dramma (“Il trionfo della fede”): significativi protagonisti sono personaggi femminili. Vince il concorso magistrale nel ’41; vive prevalentemente in paese.
Si iscrive in Vigilanza didattica a Roma, conseguendo il diploma. Si iscrive in Materie letterarie.

Attende a studi impegnativi, sia a carattere filosofico che letterario. Traduce dal latino opere significative quali il Miles Gloriosus (rivelando anche qui una propensione per il dramma), Il Laelius, il Somnium Scipionis, il De oratore, passi del pro Roscio Amerino, del Divinatio in Q. Caecilium, del pro Quinctio, delle Istitutiones oratoriae; molte Odi di Orazio, il Carmen saeculare, qualcuno degli Epodi. Lascia, dello stesso periodo, appunti di Letteratura italiana, di Pedagogia, di Filosofia dell’educazione; di Letteratura francese (scritti anche in lingua francese); brevi note su autori latini con importanti riferimenti ai generi letterari; appunti di storia medioevale (su “La dominazione gotica” in particolare); appunti di igiene.

Partecipa a convegni scolastici negli anni della “ricostruzione”.
Negli anni 1946 e 1947 vive a Napoli, ove partecipa attivamente alla organizzazione della struttura sanitaria INCA-CGIL. Nel ’47 è eletto dirigente nazionale dell’organizzazione ULT-INCA/CGIL nel congresso di Milano, dove ha modo di incontrare personalità politiche. Del periodo napoletano resta una raccolta di poesie, rivelatrici di una condizione esistenziale individuale, calata nella realtà del tempo.

Nel 1948 rientra ad Altilia, ove insegna e riprende la sua opera di educatore – un vero cenacolo culturale – in favore degli studenti del paese e dei paesi viciniori: prepara in discipline letterarie, filosofiche, scientifiche, matematiche, in francese.

Nel ’49 consegue a Messina la laurea in Materie letterarie, discutendo la tesi “Sibari e Crotone”. Nel ’50 si trasferisce a Cosenza (insegnando a Piane Crati). Inizia in città una intensa attività culturale, politica, sindacale.

E’ relatore ad un convegno magistrale nel ’51. E’ dirigente provinciale dell’AMI-SNASE, Segretario provinciale dal ’56 al ’70; Membro del Direttivo Nazionale eletto nei congressi di Salsomaggiore e Maiori. Nel ’70 e’ promotore della confluenza dello SNASE nella CGIL-Scuola.
E’ vincitore del concorso direttivo (’56): scrive appunti di diritto amministrativo; studia sul testo di legislazione scolastica di Aldo Moro.

Dagli inizi degli anni ’50 tiene lezioni di Pedagogia, Filosofia, Letteratura italiana per candidati ai Concorsi. Centra in particolare la sua attenzione su Verga e il Verismo; su Dewey e la scuola attiva; su Kerchesteiner e la scuola del lavoro; su Giuseppe Lombardo Radice, su Hessen. In particolare considera Dewey in un possibile confronto con Hegel e soprattutto con Marx.

Tiene “lezioni politiche”: è per il superamento dell’autoritarismo didattico gentiliano (identificazione dell’allievo col maestro); è per l’antiautoritarismo, per il libertarismo; per l’antiidealismo, l’inventività, l’attivismo, per un pragmatismo non fine a se stesso. Coglie i nessi scuola-liberta’-socialita’-democrazia. Considera gli “autori” di Letteratura italiana non con una visione estetica fine a se stessa, ma calati nella realta’ storica e sociale del loro tempo, cogliendo la loro peculiarita’ e individualita’. E’ socio della “Dante Alighieri”; socio dell’ADEPSI. E’ socio fondatore del circolo “Mondo Nuovo”: per ambedue tiene delle conferenze-dibattito.
Nel ’70 è ispettore scolastico.

Negli anni ’50, dirigente provinciale della CGIL, è contemporaneamente dirigente provinciale del PSI, animatore della linea Basso di alternativa democratica. E’ consigliere comunale di Altilia e di Cassano Ionio. E’ consigliere comunale di Cosenza dal ’60 al ’68; partecipa alla fondazione del PSIUP nel ’64, ne diviene dirigente provinciale e segretario provinciale nel 71-72. E’ consigliere comunale di Dipignano nel 69-70, Consigliere regionale dal ’70. E’ Presidente del Consiglio Regionale dal ’73 al ’75. Partecipa attivamente, in quella sede, al dibattito istituzionale, drammatico in Calabria, da convinto regionalista e meridionalista.

Nel ’72 presenta una proposta di legge regionale per il diritto allo studio, fondata sulle idee che “la Calabria cambia se cambia il Paese” e che “il diritto allo studio è uno dei meccanismi importanti per promuovere il cambiamento e nel contempo nuovi modi di convivenza sociale”; anticipa la “gestione sociale” della scuola.

Partecipa a molti convegni, anche in sede nazionale, (v. Bari: su “Ricerca e Mezzogiorno”).
Da Presidente del Consiglio Regionale opera per dare spazio propositivo al Consiglio stesso, convinto assertore del ruolo di indirizzo politico proprio della Regione, e quindi del Consiglio regionale, piuttosto che di quello meramente “gestionale”. Promuove la creazione di una Rivista del Consiglio regionale, della biblioteca del Consiglio regionale.
Nel quadro della “Inchiesta delle Regioni sul neofascismo”, promuove il Convegno nazionale di Reggio Calabria, con la Mostra della Resistenza e della Deportazione (organizzata in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte), visitata da molte scolaresche calabresi.

Promuove anche la pubblicazione di un opuscolo, destinato agli studenti della Calabria, contenente il testo della Costituzione e dello statuto regionale.

Dal ’75 al ’78 è sindaco di Castrolibero. Da’ impulso ad una fervida attività politica, tesa a fare dell’Ente locale un nucleo di vita democratica, che interpreta la riforma dello Stato in senso autonomistico ed autenticamente decentrato.
Non chiuso in una visione municipalistica, o aridamente “amministrativa”, e’ attento ai problemi più generali della vita nazionale (v. Discorso in occasione dell’assassinio di A. Moro; discorso in occasione della elezione di Pertini a capo dello Stato), pronto a cogliere i segnali positivi, significativi sulla via del cambiamento. E’ sostenitore di una politica comprensoriale, dello sviluppo delle scuole di ogni ordine e grado nel territorio comunale; promotore della costituzione della Biblioteca comunale con compiti di Centro culturale zonale.

Partecipa e promuove convegni sia culturali che politico-amministrativi.
Dal ’76 al ’78 è Collaboratore culturale presso l’Istituto Superiore di Scienze Sociali di Cosenza. Parallelamente all’altra attività di funzionario della Pubblica Istruzione, svolge anche intensa attività di studio (i poeti più letti sono sempre Gozzano, Prevert, Proust, Hikmet); scrive appunti di didattica di Italiano, Storia e Geografia.
E’ stroncato improvvisamente da un ictus cerebrale, nel vivo della sua intensa attività di amministratore, di politico, di intellettuale, all’età di 63 anni.

(Tratto da uno scritto del Preside Prof. Elio Valentini)