Catanzaro, sanità e fumo negli occhi. Ecco come funziona il vero “sistema” tra Pugliese-Ciaccio e Mater Domini (oggi Dulbecco)

Ogni tanto quella “casa caduta” della procura di Catanzaro confeziona qualche inchiesta-fetecchia per buttare un po’ di fumo negli occhi, specie quando si tratta di sanità. Ma a dire la verità non incanta proprio nessuno. E così ieri la vicenda della sperimentazione sugli animali vivi è stata la fatidica prova di quanto affermiamo. Indagati eccellenti, ingredienti a sufficienza per destare indignazione e ovviamente nessun fastidio ai veri manovratori dell’ambaradan. In perfetta continuità con lo “stile Gratteri” che per oltre 7 anni ha ammorbato – o se preferite visto che siamo in tema “ammupiato” la Calabria settentrionale e centrale, ché almeno a Reggio qualche magistrato serio ancora c’è.

Catanzaro è la città della massomafia, quella zona franca dove la mafia non spara, perché divenuta, suo malgrado, il luogo di incontro e di spartizione dove le ‘ndrine classiche, quelle Dop di stampo politico, le lobby e le obbedienze sono tutte impegnate a spartirsi il bottino, quello che diventa oltremodo interessante in periodo di elezioni. Il tesoro nascosto è sempre la sanità regionale, quella che a Catanzaro risponde alle regole del sistema, entrando di diritto nel mondo paludoso della criminalità organizzata, della politica inquinata e dei camici sporchi.

La nuova Eldorado è rappresentata dal varo dell’Azienda unica intitolata a Renato Dulbecco ovvero l’integrazione aziendale degli ospedali cittadini, quello del Pugliese-Ciaccio con quello universitario del Mater Domini. Qui si sono ormai integrate le diverse unità operative ed al tempo stesso si stanno integrando – alla grande – gli interessi specifici dei singoli, quelli che a torto o a ragione segnano il tempo ed il futuro della sanità locale nei diversi nosocomi. Questo è un elemento che tutti conoscono, che resta nei fatti e nei misfatti e, rispetto al quale, c’è la consegna del silenzio secondo la migliore regola di ‘ndrangheta a tutela degli interessi della politica locale.

La regola è univoca tanto che il dott. Vincenzo Ciconte, primario della SOC di Cardiologia/UTIC del Pugliese-Ciaccio non è un’eccezione, ma diventa perfettamente sovrapponibile ai suoi colleghi del Policlinico universitario, il braccio armato dei debiti monstre della Facoltà di Medicina dell’UMG (Università Magna Graecia). Basti nominare la parola magica: Fondazione Campanella… 100 milioni di “buco” e naturalmente nessuna indagine serie e nessun “colpevole”: tutti assolti. Altro che torture agli animali!

Tutto si ricollega alla caratteristica massomafiosa della città di Catanzaro, qui la sanità è il luogo dove collusioni, intrecci e clientelismo trovano la loro migliore espressione, toccando l’apice in assoluto fra le mura di Germaneto dove le “dynasty” sanitarie regnano e governano l’UMG.

E’ qui che si costruiscono carriere, scambi di favori più o meno leciti, si regalano lauree e posti di lavoro ai protetti, il tutto con la copertura e la complicità delle lobby di potere locali e regionali. Siamo nel terreno del familismo, delle baronie consolidate e del clientelismo, quello che risponde al “sistema università” e che a Catanzaro raggiunge il suo massimo splendore nella Facoltà di Medicina dell’UMG.

Tutto è possibile nella prestigiosa Facoltà di Medicina dell’UMG, nonostante i numeri sempre impietosi la releghino in fondo ai report nazionali, così assistiamo a concorsi con un solo e predestinato candidato, due candidati per una stessa unità operativa o identiche unità operative per più primari.

L’Università Magna Graecia è un ateneo facoltoso, perché crea debito e non lo paga lasciandolo in eredità sul groppone dei calabresi come i famosi 100 milioni di euro della Fondazione Campanella, così tanto per non smentirsi continua da aumentare il tiro ed i costi con i suoi imperturbabili “cattedratici”, che lavorando a “gettone” di curare i malati non ne hanno mai voluto sapere, fatti salvi i pochi eletti, che sapientemente, sono transitati dai vari studi dei professori. Tutto diventa possibile all’UMG di Catanzaro, finanche la divinazione in mano ad intere casate che si tramandano il sapere per diritto divino da una generazione all’altra o peggio ancora, per aver respirato medicina fra le mura domestiche.

Nella Facoltà di Medicina la “Germaneto’s dynasty” ha validato i nuovi protocolli, quelli che si scopiazzano nel Pugliese-Ciaccio e che saranno alla base dell’integrazione, tanto che è possibile che nella stessa Unità operativa lavorino 5 membri della stessa famiglia, come nel caso dell’Unità operativa di oculistica, saldamente nelle mani della Scorcia family con il padre, tre figli e la moglie; l’esistenza di Unità operative cucite sui coniugi, come Manfredi Greco e coniuge, oppure quella dei coniugi Pujia, il professore Arturo – figlio del famoso onorevole Carmelino – che è stato anche quotato a “candidato” sindaco di Catanzaro in quel gioco di società della papera zoppa del centrodestra nel solco del manuale delle ‘ndrine superato il valico del Monte Poro.

Nella vigna della sanità calabrese tutto è credibile, così come tutto diventa possibile se cammina sul profumo del denaro e delle carriere comode, tanto che nessuno è immune. Così diventa normale che nessuna Unità operativa della Facoltà di Medicina dell’UMG sia non inquinata dalle baronie ed i “magnifici” Rettori, quello pregresso Quattrone e l’attuale De Sarro, non hanno resistito alla tentazione di sistemare il figlioletto o la figlioletta, solo perché i figli…so’ piezzi ‘e core!

Non manca nulla sul palcoscenico della sanità catanzarese, gradita alla massomafia e così fra attori protagonisti, non protagonisti ci sono le “primedonne”, la miriade di compagne ufficiali ed ufficiose rintracciabili dalla Ginecologia alla Patologia Generale sempre fra le mura dell’UMG, al pari dei cosiddetti “figli d’arte”, come il nullologo prof. Ludovico Abenavoli Montebianco Lante della Rovere o se preferite Serpelloni Viendalmare, l’unico gastroenterologo che veste Prada con grembiule e cappuccio.

E’ la storia infinità della sanità calabrese, in un ping pong di oscenità e di malcostume che rimbalza dal Mater Domini al Pugliese-Ciaccio, oggi “Dulbecco” o se preferite “Dulbecche”, quel percorso dove anche noi ormai da tempo siamo testimoni e disturbatori degli interessi nascosti. Anche perché Gratteri non c’è più e come spesso è accaduto se n’è lavato le mani. E il suo successore sarà ancora peggio di lui perché come tutti sanno in Calabria soffia il vento della restaurazione. Altro che torture agli animali…