Il sequestro del centro commerciale “Due Mari” tra Lamezia Terme e Catanzaro non è una novità. Il 21 marzo del 2016 era stato già messo sotto sequestro dalla Dda di Catanzaro che stava indagando sui rapporti tra gli imprenditori, i fratelli Perri, e la cosca Iannazzo.
“Un esempio tipico di mafia imprenditoriale, capace, di avvalersi anche di un fittissimo reticolo di imprese sia in territorio calabrese che nazionale, intestate o comunque riconducibili ad esponenti della famiglia, operanti nel settore delle costruzioni e segnatamente in quelli delle forniture e del movimento terra, ma anche in altri campi commerciali”.
Questa è la cosca Iannazzo di Lamezia Terme per gli investigatori che così avevano commentato l’operazione che allora, sei anni fa, aveva portato al maxisequestro di beni per 500 milioni di euro tra cui il centro commerciale “Due Mari” e diverse altre attività imprenditoriali.
L’indagine della Guardia di finanza del Gico di Catanzaro era partita da un lato dalle decine di persone denunciate dalla Polizia di Stato nel corso di attività investigative e dall’altro da approfondimenti sull’imprenditore Francesco Perri, ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta.
In particolare, nell’ambito dell’operazione , che era stata denominata “Nettuno”, erano stati eseguiti accertamenti bancari, intercettazioni e riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia nei confronti di personaggi verticistici del gruppo criminali tra i quali Antonino Davoli, Pietro Iannazzo (figlio di Francesco Iannazzo, morto in un agguato di stampo mafioso nei primi anni ’90) e Antonio Provenzano. Il patrimonio sequestrato oggi è costituito da molteplici rapporti bancari; 92 immobili; 27 autoveicolo/motocicli, 25 quote societarie e 25 complessi aziendali riferibili a 16 attività d’impresa, molti dei quali riconducibili al gruppo Perri.
La storia della realizzazione dell’imponente centro commerciale “Due Mari”, sequestrato oggi come allora dalla Guardia di finanza, è legata a doppio filo alla guerra tra cosche che insanguinò Lamezia Terme a partire dal 2003.
La grande struttura realizzata dall’imprenditore Antonio Perri tra Catanzaro e Lamezia Terme, lungo la statale 280 detta appunto “dei Due mari”, determinò nuovi assetti che avrebbero spostato l’epicentro dell’economia locale dal centro di Lamezia Terme. Decine di commercianti, a seguito della realizzazione del centro commerciale, avrebbero trasferito le loro attività in quella zona e quindi sarebbero passati sotto il controllo della cosca Iannazzo. Un cambiamento che sottraeva alla cosca Torcasio, egemone nella zona di “Capizzaglie” di Lamezia, la possibilità di controllare le estorsioni. Dapprima cercarono di impaurire i commercianti con telefonate minatorie ma, non ottenendo risultati, decisero di mandare un segnale forte.
Fu per questo motivo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, che Antonio Perri, 71 anni, fu ucciso il 10 marzo del 2003 mentre si trovava nel supermercato “Atlantico”. Fu proprio l’omicidio dell’imprenditore che fece da “detonatore” della guerra di mafia che culmina con l’assassinio di due esponenti di vertice dei Torcasio, Antonio e Vincenzo.
Come risposta ai due omicidi venne trafugata la bara di Antonio Perri, con la successiva richiesta di un riscatto di 150 mila euro per la restituzione. La salma verrà ritrovata dalla polizia il 21 marzo 2008, seppellita a 50 metri dalla strada dei Due Mari. È in questo contesto che si sarebbe consolidato il rapporto tra la cosca Iannazzo e l’imprenditore Francesco Perri, figlio di Antonio, e nuovo titolare del centro commerciale “Due Mari” arrestato nel maggio scorso, con l’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito dell’inchiesta “Andromeda” della Dda di Catanzaro.
E proprio il centro commerciale “I Due Mari”, uno dei beni sequestrati dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Catanzaro non sarà chiuso, né ci sarà alcuna interruzione della sua attività.
Secondo quanto riferiva all’epoca la Dda di Catanzaro, che aveva chiesto ed ottenuto dal Gip l’emissione del provvedimento di sequestro, era stato predisposto un “pool” di professionisti che avrebbe curato l’amministrazione del centro commerciale, che potrà proseguire così regolarmente la sua attività.
L’inchiesta che ha portato al sequestro dei beni era stata condotta dal pm della Dda Elio Romano sotto le direttive del procuratore della Repubblica facente funzioni, Giovanni Bombardieri.
IL DISSEQUESTRO
Ma solo qualche mese dopo, esattamente quattro mesi, il 27 luglio del 2016, il centro commerciale “Due Mari” era stato dissequestrato.
Erano stati dissequestrati, in particolare, i beni della F.P. Holding s.r.l. di Francesco Perri. Il Tribunale di Lamezia aveva infatti pronunciato ordinanza di revoca della misura cautelare del sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale del centro commerciale Due Mari s.r.l., dell’Ipermercato Midway s.r.l. e dell’Ega Discount s.r.l. disponendone, inoltre, la restituzione. Perri era rimasto coinvolto nell’ambito dell’operazione Andromeda scattata il 14 maggio del 2015 contro i Iannazzo e Cannizzaro-Daponte per il quale è a processo.
Il Tribunale si era pronunciato in merito alle richieste presentate nell’interesse della curatela del fallimento F.P. Holfing s.r.l. di Francesco Perri e nell’interesse di Pasqualino Perri, amministratore unico e legale rappresentante delle società, di revoca della misura cautelare che attingeva l’intero patrimonio aziendale delle tre società. Dopo la pronuncia della Corte di Cassazione che aveva annullato con rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Catanzaro che revocava il decreto di sequestro preventivo del Gip con riferimento alle quote sociali e dall’intero patrimonio aziendale di sei società oggetto del provvedimento ablativo, eccetto queste tre società, il Tribunale della libertà, chiamato ad un nuovo esame, aveva dissequestrato e restituito le quote che spettavano a Pasqualino Perri e ad Antonio Cefalà mantenendo sotto sequestro le altre partecipazioni relative a Franco Perri.
Il Tribunale di Lamezia Terme, riunito in camera di consiglio considerato che “sono venuti meno i presupposti applicativi della misura ablativa tuttora in atto, perché non essendo emersa una prova rigorosa delle pertinenza dei cespiti che fanno capo alle tre società ancora attinte dal sequestro alle attività illecite contestato nel procedimento in epigrafe, non può affermarsi che la liberta disponibilità degli stessi possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato o comunque agevolare la commissione di altri reati”. Per questo motivo, il Tribunale aveva revocato la misura cautelare del sequestro preventivo dell’intero patrimonio aziendale del centro commerciale Due Mari s.r.l., dell’Ipermercato Midway s.r.l. e dell’Ega Discount s.r.l. disponendone la restituzione all’avente diritto.
Oggi la Dda di Catanzaro ci riprova. Vedremo con quali risultati.