Nord Stream 2, perché il nuovo gasdotto è l’arma dell’Europa contro Mosca

Alle 4 del mattino il presidente russo, Vladimir Putin, ha ordinato l’attacco militare in Ucraina. Per l’Occidente, dall’Europa agli Stati Uniti, l’unico mezzo per contrastare l’avanzata di Mosca, posto che non si intende combattere, è puntare su sanzioni economiche pesanti e crescenti. Ecco perché il gasdotto sottomarino Nord Stream 2, non ancora entrato in funzione e lungo 1.234 chilometri, potrebbe diventare l’arma in mano alla Nato per colpire la Russia. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pochi giorni fa, ha annunciato il congelamento dell’autorizzazione per il Nord Stream 2. Un gigante sottomarino che collega la Russia alla Germania e garantisce l’apporto di gas in Europa. Stop quindi all’infrastruttura progettata per raddoppiare la portata del gasdotto Nord Stream 1, inaugurato nel 2011. Ma quanto pesa in tempo di guerra il blocco del gasdotto (tanto voluto da Putin) sullo scenario geopolitico?

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, come accennato, ha annunciato il congelamento dell’autorizzazione per il gasdotto Nord Stream 2, non ancora in funzione, che collega la Russia alla Germania: “Ho chiesto al ministero per l’Energia di avviare le procedure perché non venga emessa la certificazione per l’avviamento della pipeline”, ha detto.

L’impianto è stato completato lo scorso settembre ma non è ancora stato dato l’ultimo via libera. Era stato fortemente voluto da Angela Merkel, che ancora lo scorso luglio assicurava che non sarebbe stato “usato per scopi politici”. La vede diversamente però la nuova coalizione di governo: a gennaio la ministra degli Esteri Annalena Baerbock aveva detto che non sarebbe stato avviato se la Russia avesse invaso l’Ucraina. “Ora che la Russia ha violato tutte le promesse fatte, dovrà accettare le conseguenze”, dice oggi Baerbock. Secondo quanto riferisce il quotidiano Der Spiegel facendo riferimento a fonti governative, il congelamento della certificazione per l’avvio di Nord Stream 2 era stato preparato mesi fa dal ministero per l’Economia tedesco guidato da Robert Habeck

La partita attorno a North Stream 2 è tutt’altro che secondaria negli equilibri tra Occidente e Russia: se ad una parte l’Europa è molto dipendente dalle forniture di Gazprom, colosso dell’energia controllato dal Cremlino, dall’altra l’economia russa, fondata sugli idrocarburi, non può permettersi di perdere il principale acquirente di gas.

Un progetto malvisto da Kiev

Il Nord Stream 2, lungo 1.200 chilometri (745 miglia) sottomarino, che va dalla costa baltica russa alla Germania nord-orientale, è costato 12 miliardi di dollari e segue lo stesso percorso del Nord Stream 1, completato più di dieci anni fa, e come quest’ultimo è in grado di portare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Gazprom ha una partecipazione di maggioranza nel progetto da 10 miliardi di euro (12 miliardi di dollari). Nell’azionariato della società ci sono anche le compagnie tedesche Uniper e Wintershall, la francese Engie, l’anglo-olandese Shell e l’austriaca Omv.

La nuova pipeline aggira l’Ucraina, togliendo al paese circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito e, teme Kiev, rimuovendo un ostacolo a una potenziale aggressione russa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha insistito a lungo sul fatto che Nord Stream 2 rappresenti una seria minaccia alla sicurezza globale. Alcune nazioni europee, in particolare Polonia e i paesi dell’Europa orientale, temono di diventare troppo dipendenti da Mosca per la sicurezza energetica.

Plaude la Casa Bianca

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si oppone a Nord Stream 2, che ritiene un cattivo affare per l’Europa e un rischio per la sicurezza. Le sanzioni statunitensi sulle navi russe che hanno posato il tubo sono riuscite a ritardare il Nord Stream 2, facendo irritare la Germania. Ma Biden, appena eletto e desideroso di ricostruire i legami transatlantici dopo Donald Trump, lo scorso anno aveva rinunciato alle sanzioni contro la societa’ controllata dalla Russia che sta dietro il progetto. Oggi la casa bianca plaude alla decisione tedesca.

La reazione del Cremlino

Il Cremlino si aspetta che lo stop sia “temporaneo”. L’ex presidente russo e consigliere per la sicurezza, Dmitry Medvedev, ha twittato sarcastico “Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso in cui gli europei pagheranno molto presto 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale”.