Un patrimonio immenso. Gestito da una rete societaria “spacchettata” tra tutti i familiari. E’ quanto ha ricostruito la Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri che ha chiesto e ottenuto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale catanzarese il sequestro dell’impero economico da 800 milioni di euro riconducibile ai fratelli Franco, Pasqualino e Marcello Perri, Impero che sarebbe nato e cresciuto per volere della ‘ndrangheta lametina, in particolare quella degli Iannazzo.
“Dominus” della holding, secondo le numerose dichiarazioni dei pentiti, sarebbe Franco Perri, a capo degli affari di famiglia dopo la morte del padre Antonio, ucciso nel 2003 in uno dei loro supermercati. Nell’ordinanza di sequestro del patrimonio dei Perri. il giudice scrive che la maggior parte delle società riferibili ai fratelli Perri “sono state create come se dirette da un’unica volontà alla quale, via via, hanno partecipato tutti i componenti della famiglia, sia con la famiglia di origine, sia quella successivamente costituita dai tre fratelli”.
Molte delle società sono state fondate dal padre Antonio, poi – così come si legge nell’ordinanza – nel corso del tempo sono state oggetto di “ampliamento e trasformazione rispetto alla loro originaria strutturazione e conformazione, creando, quindi, un “continuum”. Anche se negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Alcuni attriti tra i fratelli Perri hanno infatti dato origine a nuove società autonome “pur mantenendo la partecipazione nelle società più importanti storicamente costituite”. E quando qualcuno è fuoriuscito da una o più società esistenti, scrivono gli inquirenti, “è riuscito ad avere una liquidazione della partecipazione a un valore sensibilmente maggiore, oltre che centuplicato, rispetto a quello della costituzione”.
Il riferimento è alla liquidazione avuta da Marcello Perri, che nel 2012, quale quota di recesso societario dalla società “Ipermercato Due Mari srl” ha ottenuto una liquidazione di oltre tre milioni di euro, “valore molto al di sopra di quello di costituzione del capitale sociale”. Per questo la Dda ha chiesto il sequestro dell’intero patrimonio costituito da 22 complessi aziendali, 19 ipermercati, attività di commercio di autoveicoli e ciclomotori; società impegnate nella costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria, recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici, produzione di gelati, gestione di impianti polivalenti, locazioni immobiliari. E ancora 34 partecipazioni in società attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare. Ma anche le quote di partecipazione nella società calcistica Vigor Lamezia e nella società pallavolo Lamezia.
Il patrimonio comprende anche 26 fabbricati e 2 ville di lusso, 42 terreni, 19 aurtoveicoli (tra i quali una Ferrari e una Maserati), 4 motoveicoli di lusso (tra i quali una Ducati Desmosedici del valore di 55 mila euro), una ditta individuale operante nel settore della ristorazione e tutti i rapporti bancari intestati ai tre imprenditori o ai loro familiari. Tutti beni colpiti dal sequestro finalizzato all’applicazione della confisca prevista dal codice antimafia. Fonte: Gazzetta del SudÂ









