Nessuno li può giudicare, nemmeno tu (Gratteri)

Se la procura di Cosenza è un vero e proprio verminaio, l’ufficio Gup/Gip di Salerno è un covo di vipere. Lo abbiamo scritto in quasi tutte le lingue del mondo: la massomafia di Cosenza è intoccabile, nessuno li può “giudicare” colpevoli. Per quanto qualche magistrato onesto si possa dare da fare le accuse, anche se supportate da solide prove, finiscono sempre, quando di mezzo c’è qualche magistarto corrotto, per arenarsi all’ufficio Gip/Gup. E poco c’entra, in tutto questo, il Diritto e la Giustizia, l’assoluzione, come vi raccontiamo da tempo, per magistrati e politici corrotti, è quasi sempre assicurata. Cane non mangia cane, una regola fondante della casta più potente d’Italia, quella dei magistrati, che tutti gli adepti devono rispettare, e la procura di Cosenza e l’ufficio Gip di Salerno sono la prova vivente dell’esistenza di questa sporca e vigliacca regola. Pretendere Giustizia a queste latitudini è come chiedere ad un asino di diventare cavallo.

Noi non siamo manettari, e non abbiamo mai chiesto processi sommari per nessuno, anche perché abbiamo subito, e continuiamo a subirla, sulla nostra pelle la malagiustizia, e la nostra non è certo una “crociata” contro politici onesti che vogliamo far passare per cattivi, le responsabilità di certa politica i cosentini le conoscono bene, e non serve un giudice per dire questo, è la verità storica della nostra città che lo dice, ma allo stesso tempo vogliamo sottolineare, a chi agita sentenze assolutorie che con la Giustizia hanno poco a che vedere, che tutto questo (schifo) non ha niente a che fare con l’esercizio del legittimo e sano garantismo, patrimonio di tutti i sinceri democratici, agitato a convenienza dai soliti marpioni quando alla sbarra c’è qualche compare, con uno scopo ben preciso: legittimare “sentenze taroccate” che cozzano con la Verità, la Giustizia, il Diritto e urlano vendetta. Quello che vogliamo ancora una volta evidenziare, anche se può sembrare banale, è che la Legge non è uguale per tutti. Ed è questo che mettiamo in discussione: perché quello che vale per tutti, non vale per magistrati e politici imputati in qualche processo?

L’ufficio Gup di Salerno ha dato ampia dimostrazione di come questo “sistema” di protezione dei magistarti e degli loro amici corrotti, funziona, e gli esempi non mancano: Marcello Mazzetta Manna, avvocato e sindaco di Rende, filmato mentre corrompe il giudice Petrini (che confesserà l’avvenuta corruzione) per taroccare la sentenza di condanna del mafioso Patitucci condannato a 30 per omicidio. Per il Gup di Salerno Marcello Mazzetta Manna non ha fatto niente di male, nella bustarella c’era la ricetta della torta alle mele (a dispetto del filmato che mostra il denaro contenuto nella busta) della nonna che tanto piace all’ex giudice Petrini. A segnalare le malefatte del giudice Petrini e di Marcello Mazzetta Manna alla procura di Salerno, il dottor Gratteri.

Mario Gattopardo Spagnuolo procuratore capo del Tribunale di Cosenza, chiamato in correità dal giudice Petrini (condannato a 4 anni per corruzione giudiziaria) come appartenente ad una loggia massonica segreta, circostanza confermata da Ferdinando Aiello in centinaia di pagine di intercettazioni, e segnalato alla procura di Salerno dal dottor Gratteri come organico alla massomafia cosentina, nonché oggetto di interrogazione parlamentare, per il Gup di Salerno, anche in questo caso, non c’è niente di male e tutto è stato archiviato.

Ferdinando Aiello, già deputato Pd, dopo aver confessato, a sua insaputa perché intercettato da Gratteri, il suo ruolo, quello del gruppo iGreco, e quello di Mario Spagnuolo nel “Sistema Cosenza”, ovvero nei traffici legati alla sanità; dopo aver pagato con la sua carta di credito diversi viaggi vacanza a Luberto chissà per quale motivo; dopo essere stato inserito da Gratteri nell’operazione Brooklyn che lo ha definito come colui il quale si occupava per conto dell’allora cerchio magico di Renzi di piazzare le talpe nelle procure e nella polizia giudiziaria in Calabria, bene, anzi male, anche per lui il Gup di Salerno ha detto che non c’è niente di “strano” nel comportamento di Aiello, perciò va assolto.

Vincenzo Luberto, già pm antimafia a Catanzaro, è forse quello che più degli altri incarna meglio il sistema marcio e corrotto in cui versa la giustizia in Calabria. Luberto ne ha combinate di tutti i colori, dalla sottrazione di informative stilate dai Ros in appostamento riguardanti Ferdinando Aiello e Ernesto Magorno beccati a parlare con esponenti di spicco della mala della sibarite e del clan Muto, fino all’ubriachezza molesta sfociata in un clamoroso incidente con l’autovettura dell’ex pm finita nel giardinetto di una villetta-vacanza al mare (episodio subito insabbiato dai carabinieri intervenuti sul posto). Luberto è sempre stato al servizio dei politici, più che della Giustizia, e questo nessuno lo può smentire men che meno il Gup di Salerno per il quale Luberto è innocente. Luberto ha fatto mercimonio del suo lavoro senza mai pagare dazio, neanche quando è stato beccato con le mani nella marmellata. e per il giudice di salerno può tranquillamente ritornare ad arrestare chi gli pare e piace.

E potremmo continuare citando il pm Cozzolino fotografato a cena con l’indagato Potestio nel bel mezzo di una inchiesta che lo riguardava in prima persona, il giudice Valea, già presidente del TdL di Catanzaro, sospeso dal servizio perché chiamato in correità dall’ex giudice Petrini, e così via. Ecco, per tutti loro a Salerno è sempre pronta una archiviazione o una assoluzione, indipendentemente dalle prove a carico che come si sa, nel loro caso, non fatto “testo”. Le foto di Manna, le foto di Cozzolino, le intercettazioni di Aiello, le intercettazioni di Magorno, di Morrone, di Nicola Adamo che spiegano, senza possibilità di fraintendimento, il truffaldino sistema per la spartizione illecita delle risorse pubbliche della sanità, i bonifici fatti da Aiello a Luberto, le testimonianze degli operatori di polizia giudiziaria che hanno effettuato le intercettazioni e i pedinamenti, per i giudici di Salerno non valgono niente. Ora, provate solo per un attimo ad immaginare l’uomo qualunque beccato dalla finanza mentre porge una bustarella a qualche pubblico dipendente, oppure mentre tarocca atti pubblici, o che intrallazza al telefono con mafiosi, o perché chiamato in correità da pentiti di peso della ‘ndrangheta, 20 anni di galera non glieli leva nessuno. La verità in tutta questa storia è una e una sola, ed è questa: a loro, “nessuno li può giudicare, nemmeno tu (Gratteri)!

P.S. giova ricordare che questo è il paese dove lo stato ha isolato Falcone e Borsellino, questo è il paese delle stragi di stato impunite, della mafia nei palazzi del governo, della corruzione che “fattura” 200 miliardi di euro all’anno. Questo è il paese che garantisce al potere corrotto e a chi può permetterselo l’impunità da ogni reato. Figuriamoci se Gratteri, da solo, poteva cambiare tutto questo.