Gratteri isolato e sbeffeggiato: che fine hanno fatto i suoi fan?

Qui le cose sono due: o Gratteri è uno sciacallo che vuole fare carriera arrestando indiscriminatamente chiunque possa fornirgli visibilità e prime pagine sui giornali, oppure c’è una rete di massomafiosi capeggiati da magistrati corrotti, tipo Spagnuolo, che sistematicamente ostacola e boicotta il lavoro investigativo della Dda di Catanzaro. Da qui non si scappa. Non c’è un’altra lettura agli eventi giudiziari di questi ultimi mesi: tutti i processi dove sono imputati politici e magistrati di spessore, nonostante le granitiche prove di colpevolezza a loro carico (foto, intercettazioni, filmati, documenti) sono finiti, sistematicamente, con la “messa alla berlina” delle indagini condotte da Gratteri. Quasi sempre le inchieste condotte da Gratteri vengono fatte a pezzi e smontate, nelle parti che interessano i fratelli massomafiosi coinvolti, nei vari gradi di giudizio. Una costante oramai nel lavoro di Gratteri, che nessuno può negare.

Gratteri è rimasto solo, abbandonato da tutti, se mai ha avuto qualche amico, la sua battaglia contro la massomafia calabrese è persa. Nulla ha potuto contro un apparato di corrotti che gli ha sbarrato la strada con ogni mezzo lecito, e illecito. La sua crociata contro il malaffare politico massonico si è conclusa nel peggiore dei modi: sbeffeggiato da tutti e deriso anche da personaggi come Pittelli, Nicola Adamo, Mario Occhiuto, Tallini, Luberto, Aiello che lo hanno trattato a pesci in faccia. Una buona occasione, questa, per Sansonetti, per levarsi qualche sassolino dalle scarpe. C’è da dire anche che se la situazione è precipitata la colpa è anche in parte ascrivibile alle velleità politiche di Gratteri, che lo hanno portato a commettere degli errori di cui dovrebbe fare ammenda, come quello di adoperarsi per “cacciare Lupacchini”, uno dei pochi che avrebbe potuto, in questo momento di difficoltà, dargli una mano. Ma questa è un’altra storia.

Quello che viene fuori dalla reggenza Gratteri della Dda di Catanzaro è un triste e desolante quadro che rispecchia perfettamente i “quadri” del passato: Cordova e De Magistris su tutti. In Calabria, e lo abbiamo detto fino alla noia, niente deve cambiare, c’è un limite che non è permesso a nessuno superare, neanche a Gratteri. E lo ha capito bene il procuratore anti ‘ndrangheta più famoso del mondo che, vista la maliparata, ha deciso da tempo di fare le valigie e migrare verso altri lidi, costretto, a furia di colpi bassi sferrati da ogni dove, a restituire, non senza umiliazione, lo spazio sottratto con fatica al malaffare. Questo lo hanno capito tutti, Gratteri ha gettato la spugna, ma non ha il coraggio di dirlo. Si è arreso ai massomafiosi, senza neanche l’onore delle armi.

In tutto questo una domanda sorge spontanea: ma che fine hanno fatto tutti i fan di Gratteri? A cominciare da Pino Aprile, promotore del famoso corteo a sostegno del lavoro di Gratteri. Perché, nonostante la palese aggressione massomafiosa al suo lavoro, nessuno si è mobilitato? Eppure è esistito un tempo in cui bastava solo accennare una lieve critica a Gratteri per ricevere migliaia di commenti di sdegno e indignazione, per non dire imprecazione e maliparoli: citare Gratteri, anche solo per “suggerirgli” qualcosa, era tabù. E tanto abbiamo dovuto scrivere per spiegare che la nostra, più che un critica, era da intendersi come uno sprone a non mollare (e visto com’è finita, anche questa volta ci abbiamo azzeccato), evidenziando, laddove era necessario (secondo noi), i suoi tanti errori.

Invece, ora che l’attacco alla sua persona, non solo è evidente, ma addirittura riscontrato e accertato, nessuno ha più niente da dire. Compreso quel Pino Aprile che fino a poco tempo fa denunciava pubblicamente un complotto a danno di Gratteri. Tutti zitti e silenti. La paura fa 90. L’assoluzione di Luberto e Aiello, frutto di un accordo tra magistrati corrotti, ha rafforzato la paura collettiva, ed oggi, prima di parlare contro i corrotti per difendere Gratteri, i calabresi ci pensano due volte. La massomafia ha dimostrato che contro di loro nessuno può niente, perciò guai a chi si mette sulla loro strada. E se neanche Gratteri ha potuto niente contro di loro, avranno pensato i tanti Pino Aprile che oggi fanno finta di niente, figuriamoci cosa può fare un semplice cittadino senza scorta ed esposto a qualsiasi tipo di rappresaglia contro questi pezzi da 90… meglio farsi i fatti propri. Anche perché Gratteri tra poco se ne andrà e per restare da soli a lottare contro questi potenti delinquenti politici ci vogliono le palle. Una “dote” che in Calabria appartiene veramente a pochi. E tra questi non c’è di sicuro Pino Aprile, ma, e lo diciamo a malincuore, neanche Gratteri.

P.S. Dottor Gratteri lei ha sempre parlato che nella lotta al malaffare massomafioso serve anche un po’ di “coraggio”, questo è il momento, come direbbe il buon Marx, di passare dalla teoria alla pratica, dimostri che il coraggio di cui parlava non è solo un enunciato retorico per darsi un tono da duro. Dica ai calabresi come stanno realmente le cose, dimostri di avere le palle.