‘Ndrangheta, sgominata la nuova “locale” di Stilo: 9 arresti

Durante la scorsa notte i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e, in particolare, quelli del Gruppo di Locri, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare – emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura – nei confronti di 9 persone (di cui 7 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), indagate a vario titolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, nonché produzione, traffico e detenzione illeciti di stupefacenti in concorso.

Gli omicidi di Gerocitano e Gerace

Gli arrestati: NOMI

C’è anche il boss latitante Fernando Spagnolo, di 67 anni, tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giovanna Sergi nell’ambito dell’operazione «Doppio sgarro” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Spagnolo risulta irreperibile dal maggio 2019 a seguito della condanna all’ergastolo emessa dalla Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio di Marcello Geracitano avvenuto a Stilo il 16 gennaio 2005. Sentenza che lo scorso settembre è stata confermata dalla Corte di Cassazione. Il gip ha disposto il carcere anche per il figlio del boss, Ilario Spagnolo, il nipote Gesen Spagnolo e il genero Giuseppe Furina. Tutti quanti, secondo la Dda, facevano parte della cosca operante a Stilo, nella Locride. Sono finiti in carcere anche Cosimo Panetta, Giuseppe Tassone, Cosimo Tassone e Cosimo Leotta. Quest’ultimo è accusato di essere affiliato ai “Ruga-Gallace-Leuzzi», storica cosca operante nell’alto Jonio reggino, basso catanzarese e zone limitrofe. Secondo la Dda, Leotta avrebbe messo a disposizione degli associati i propri immobili per lo svolgimento dei riti di affiliazione alla ‘ndrangheta e rivestito, per conto della predetta consorteria criminale, il ruolo di referente territoriale nel Comune di Stilo con la dote di «vangelo». Il gip ha disposto, inoltre, gli arresti domiciliari per Francesco Aiello e Diego Tassone.

Imposizioni e condizionamenti

Il condizionamento mafioso è stato ritenuto particolarmente pregnante da parte del giudice, il quale ha ritenuto le cosche – nella fase dell’esame cautelare – interessate a garantirsi il controllo del territorio con la solita metodologia delle imposizioni e dei condizionamenti violenti anche all’attività amministrativa pubblica. Da tempo ormai si sono rese artefici della condizione di grave depressione che governa quelle aree calabresi, in tutto asservite alla prepotenza mafiosa che impone le proprie regole e opprime la popolazione con la violenza.

Confederata ai Taverniti di Gerocarne

In particolare, sarebbero stati accertati ruoli e gradi dei relativi appartenenti, perlopiù membri di una stessa famiglia, in seno a quella che può essere definita una nuova “locale di ‘ndrangheta”, attiva nel Comune di Stilo e confederata alla cosca dei Taverniti di Gerocarne, nel vibonese, tanto che un affiliato avrebbe ricevuto la “doppia dote” di “sgarrista” da entrambe le locali.

Danneggiamenti, estorsioni, e pascoli abusivi

Sono i reati che avrebbero consentito alla citata consorteria di esercitare un capillare e opprimente controllo sul territorio di propria “competenza”, ingenerando, grazie anche alla disponibilità di armi, nella popolazione un diffuso timore e senso di omertà. Tra i vari indagati per associazione di tipo mafioso vi è anche un appartenente alla cosca “Ruga – Gallace – Leuzzi”, storica organizzazione mafiosa opprimente l’alto Jonio reggino, basso catanzarese e zone limitrofe, che nel tempo avrebbe messo a disposizione degli associati i propri immobili per lo svolgimento dei riti di affiliazione alla ‘ndrangheta e rivestito, per conto della predetta consorteria criminale, il ruolo di referente territoriale nel Comune di Stilo con la dote di “vangelo”.

I fatti di Stilo

Tale circostanza assume evidenza in occasione dei gravi eventi avvenuti a febbraio e a giugno del 2018 nei confronti di rappresentanti di quell’Ente comunale, consistenti rispettivamente nel danneggiamento con colpi d’arma da fuoco dell’auto di un consigliere di minoranza e nell’incendio della casa rurale del sindaco pro-tempore, allorquando, proprio in virtù del ruolo ricoperto, l’indagato veniva interessato da taluni soggetti legati alla criminalità organizzata di San Luca al fine di addivenire alla conoscenza degli autori degli episodi anzidetti.

Quanto all’amministrazione del Comune di Stilo, sottoposta dal 2018 a Commissione di indagine anche a seguito dei citati episodi delittuosi, nell’ambito dell’attività investigativa sono emersi elementi indiziari circa un abituale e arbitrario esercizio del pascolo abusivo sulla c.d. “pineta del Monte Consolino” e su un antico “castello medioevale”, area sottoposta a vincolo paesaggistico e considerata principale attrazione turistica del centro storico di Stilo, da parte dei membri della predetta consorteria mafiosa.